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Itlos: in attesa dell’Aja tutti a casa, tranne i marò

Le reazioni politiche da parte italiana provano a cantare vittoria. Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ha affermato che il verdetto “ha stabilito in forma definitiva il principio molto importante che non sarà la giustizia indiana a gestire la vicenda dei Marò”. Una frase sibillina se non menzognera in quanto, sempre secondo il quotidiano di confidustria, la corte dell’Aja può ribaltare qualsiasi verdetto emesso dall’Itlos. Tanto è vero che la delegazione italiana sta già preparando un ricorso sul mancato rimpatrio dei marò da presentare alla corte appena si sarà costituita. Insomma pare proprio che ad Amburgo si sia manifestata più che altro l’intenzione di scaricare su altri la patata bollente cucinata dall’incompetente diplomazia italiana. Qualcuno se ne deve essere accorto anche alla Farnesina (o più probabilmente a Bruxelles) visto che tra i delegati “italiani” figura Sir Daniel Bethlehem, ex direttore del Servizio affari giuridici del ministero degli Esteri britannico. Un paese, il suo, che di rapporti con l’India ne sa qualcosa…

Più equilibrato il commento della delegata indiana Neery Chadha che, vestita in sari tradizionale blu notte, sostiene che “il Tribunale di Amburgo mare non ha tolto la giurisdizione all’India, l’ha solo sospesa in attesa del giudizio della Corte arbitrale”. Le parti hanno tempo fino al 28 settembre per eseguire la sentenza dell’Itlos, ma è chiaro che la permanenza in India del “prigioniero” Girone e il rientro obbligato per il suo collega Latorre è, sia simbolicamente che politicamente, la vera notizia di questa sentenza. Ed è una sconfitta per la diplomazia italiana, ma una vittoria per la volontà di giustizia della famiglie dei pescatori uccisi e della società indiana. Il diritto dell’India di detenere due assassini che – inchiodati da prove schiaccianti – hanno ammazzato a sangue freddo due persone mentre lavoravano a bordo di un peschereccio, di fronte alla arroganza coloniale italiana diventa un’istanza di dignità e giustizia per chi gettando reti ha pescato piombo tricolore.

Per gli scontenti della sentenza, comunque, la macchina della solidarietà si è prontamente mobilitata e tramite il popolare videogame “Marò slug“è ora possibile liberare virtualmente i “Nostri Marò” dalle grinfie dei perfidi indiani per ristabilire i diritti dell’Occidente nel mondo ed estendere l’influenza e il prestigio dei Casamonica nel consesso delle nazioni.

 

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