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Scontro aperto tra India e Pakistan: operazione “Sindoor”

A seguito dell’attentato che ha ucciso 26 turisti indiani nel Kashmir amministrato dall’India avvenuto a fine aprile, la risposta dello stato indiano è arrivata nella notte tra martedì 6 maggio e mercoledì 7 maggio, con l’Operazione definita Sindoor.

Da Radio Blackout

Una serie di bombardamenti si sono abbattuti sul Pakistan, nella parte di territorio pachistana del Kashmir e nella provincia pachistana del Punjab. Secondo New Delhi e secondo le dichiarazioni ufficiali del governo di Modi sarebbero stati colpiti obiettivi “terroristici”, mentre il Pakistan sostiene che siano stati colpiti civili. Il premier del Pakistan Sharif ha immediatamente dichiarato che la risposta non si farà attendere, dato che sin da subito ha contestato la ricostruzione dell’attentato che lo ricondurrebbe a milizie pachistane per l’indipendenza del Kashmir.

Si preannuncia quindi la ripresa di uno scontro aperto, dopo otto decenni di una cosiddetta “guerra a bassa intensità” che ha visto a più riprese momenti di guerra aperta tra i due Stati in relazione ai territori contesi e ai loro confini. Inoltre, non è esclusa la minaccia del ricorso all’arma nucleare, di cui entrambi gli Stati posseggono delle testate. Un altro elemento significativo della fase di scontro aperto è dato dalla sospensione unilaterale dell’accordo che riguarda il Trattato delle acque dell’Indo, mossa che apre immediatamente all’intenzione di colpire l’accesso alle risorse primarie, come l’acqua, per la popolazione del Pakistan. Questa escalation si inserisce in una fase di governo interna all’India in cui Modi ha avuto necessità di recuperare consenso e la campagna anti-islamica ha avuto una recrudescenza.

Ai nostri microfoni Claudio Avella, corrispondente per Pagine Esteri in India

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