InfoAut
Immagine di copertina per il post

#BoycottTurkey

L’Unione Europea e i governi europei continuano a sostenere Erdogan in chiave della continuità del rapporto nella gestione dei profughi siriani, il massacro della popolazione curda e le politiche anti-democratiche che colpiscono organi d’informazione e accademici nel paese trovano poco spazio anche sui media.

Andare a colpire il settore del turismo come forma d’opposizione dal basso è la proposta di Uiki Onlus e Rete Kurdistan.

Davutoglu e Erdogan hanno iniziato una forte campagna di propaganda della Turchia come luogo turistico, anche e soprattutto in vista dell’estate 2016.

Abbiamo sentito Amedeo Ciaccheri, Rete Kurdistan, per raccontare la campagna (Radiondadurto):

{mp3remote}http://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2016/01/Amedeo-Ciaccheri-Rete-Kurdistan-campagna-boikotturkey.mp3{/mp3remote}


Qui di seguito il testo completo:

Turismo ed economia turca

Dossier in PDF Boicottaggio IT

Manifesto #BoycotTurkey IT

Nel dicembre 2015, il Primo Ministro Ahmet Davutoğlu ha presentato nuove misure per l’industria del turismo, nel tentativo di garantire al paese di poter competere a livello globale. Presentando un nuovo logo e lo slogan “Scopri il potenziale”, l’iniziativa del governo include un nuovo sito web e un video progettato per attirare in Turchia partner commerciali e clienti.

La Turchia è stata a lungo una delle mete preferite per i turisti europei in cerca di mare, sole, cultura e offerte a buon mercato. È da diversi anni tra le prime dieci destinazioni turistiche del mondo, ricevendo circa 37 milioni di visitatori nel 2014. Il settore del turismo è uno dei più grandi generatori di entrate della Turchia e ha portato a una cifra stimata di 31 miliardi (di dollari) al suo apice nel 2014 – ossia il 12% del PIL del paese – apportando il suo contributo diretto all’economia nazionale che è superiore a quello di quasi tutti gli altri settori, inclusi servizi bancari..

L’importanza del turismo per l’economia turca e la stabilità finanziaria dello Stato è chiara. Quando, nel 2015, gli scontri violenti hanno travolto il sud-est della Turchia e la vicina Siria hanno iniziato a comparire sulle prime pagine della stampa internazionale, un gran numero di articoli hanno esaminato con rammarico il loro impatto sul settore del turismo e rilevato i dati scendere del 4 – 5%. Questo è stato in parte causa delle sanzioni imposte alla Turchia dalla Russia dopo l’abbattimento di un caccia russo che attraversava il confine con la Siria e il conseguente divieto di pacchetti vacanza per i turisti russi in Turchia. Nonostante il governo turco rifiuti di scusarsi ufficialmente per l’accaduto, il Ministro del Turismo, Mahir Unal, alla fine del 2015 ha insistito sul fatto che una delle priorità del settore turistico del paese è di non perdere turisti russi, che contribuiscono con una percentuale significativa alle entrate del settore.

Scopri il potenziale è parte degli stessi sforzi per assicurarsi che il calo delle entrate sia solo temporaneo ed è parte di una strategia a lungo termine per il settore del turismo, che il governo ritiene essere qualcosa di più di un semplice mezzo utile per migliorare il reddito nazionale. Piuttosto, il turismo è un “settore strategico per il futuro”. Questa strategia è esposta in Vision 2023, pubblicata dal Ministero della Cultura e del Turismo nel 2007, che mira ad aumentare il numero di visitatori a 50 milioni e le entrate generate dal turismo a $ 50 milioni (di dollari USA) all’anno entro il 2023.

Vendere la Turchia ai turisti

Data l’importanza che lo Stato turco ha attribuito al settore del turismo, non dovrebbe essere una sorpresa che dietro alla crescita di questo settore nel corso degli anni ci siano enormi sforzi di marketing.

Il paese è stato accuratamente lanciato sul mercato per il pubblico internazionale con un’ampia gamma di siti web, brochure e campagne pubblicitarie internazionali che mostrano l’evidente bellezza del paesaggio naturale del paese e 10.000 anni di storia. Un turista esigente tuttavia, potrebbe chiedersi perché siti web come www.goturkey.com omettono completamente qualsiasi riferimento alla storia e alla cultura curda e il suo contributo di lunga data alla cultura e alla società del paese.

Ad esempio, nonostante il curdo sia la lingua diffusamente parlata da circa 20 milioni di abitanti nel paese, nel sito del Ministero della Cultura è descritta come una lingua parlata poco, rispecchiando così la lunga tradizione di negazione per quanto riguarda la lingua curda. Importanti patrimoni culturali delle regioni curde, come le mura della città e giardini di Amed (Diyarbakir). che si trova sulla Mezzaluna Fertile, o l’antica città di Hasankeyf, che si dice essere una delle più antiche città ininterrottamente abitate del mondo, sono citati a stento, se non del tutto assenti.

L’omissione di queste aree come luoghi che vale la pena visitare ha un forte impatto sul potenziale di sviluppo economico delle regioni curde, che sono state a lungo deliberatamente ignorate ed economicamente svantaggiate e in cui si è investito in modo insufficiente. Per oltre 40 anni, le province nelle regioni curde sono state ripetutamente poste in stato di emergenza, migliaia di villaggi e foreste sono stati rasi al suolo, infrastrutture attaccate e l’istruzione trascurata. Rispetto alla zona occidentale del paese, dove si nota che il turismo da un contributo importante all’economia locale, nelle regioni orientali curde il potenziale economico viene reindirizzato fuori dalle regioni curde, verso le regioni occidentali. Ad esempio, un imponente progetto idroelettrico per la costruzione della diga Ilisu, che sommergerà d’acqua la città di Hasankeyf, ma la preservazione della cultura della città sembra essere irrilevante per il governo, che dice semplicemente:

“Se 65 milioni di persone in Turchia vogliono godere di uno stile di vita moderno, lo potranno fare soltanto quando gli interessi archeologici verranno subordinati a quelli dello sviluppo economico.”
I dollari dei turisti creano la guerra contro il popolo curdo.

Mentre le immagini idilliache di sole, mare e spiagge delle regioni costiere occidentali del paese vendono l’idea di un paradiso, del villeggiante, nelle regioni curde si sta svolgendo una storia completamente diversa. Qui, le entrate generate da turisti stranieri non vengono utilizzate per incrementare l’economia locale. Invece, stanno cadendo su cittadini curdi in forma di fuoco di cecchini, missili di F16 e gas lacrimogeni.

Ogni dollaro speso dai turisti stranieri fornisce al governo i mezzi per continuare la sua massiccia campagna di distruzione militare che devasta villaggi, siti architettonici storici, e, naturalmente, la vita delle persone che vi abitano..

La Turchia è classificata al 15° posto nella graduatoria mondiale delle spese militari e gestisce il secondo più grande esercito della NATO. Per anni il governo ha ricevuto sovvenzioni e prestiti dagli Stati Uniti per l’acquisto di armi, ma dal 2000 circa ha generato abbastanza del proprio reddito per continuare ad acquistare armi avanzate in autonomia. La stragrande maggioranza di questa spesa è stata utilizzata per armare i militari nella guerra sporca contro i curdi, che tra il 1984 e il 2000, è costata al governo 130 milioni (di dollari USA) e continua a costituire una quota rilevante del suo bilancio annuale, anche in momenti in cui le risorse sono state scarse.

Infatti, attualmente viene speso un milione di dollari USA ogni volta che viene fatto decollare un jet F-16 da combattimento. Quando l’ultimo cessate il fuoco tra il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e il governo turco si è concluso nel luglio 2015 dopo l’attacco dinamitardo nel centro culturale Amara a Suruç nel quale più di 30 attivisti turchi e curdi sono stati uccisi, l’esercito turco ha scatenato 75 F-16 e F-4E su «obiettivi» curdi, che hanno lanciato circa 300 bombe intelligenti nel corso di soli due giorni. Gli imponenti ricavi del turismo dell’anno precedente hanno sicuramente aiutato i militari a prepararsi per questa guerra, facilitando l’acquisto di caccia F-35, 109 elicotteri Sikorsky fabbricati negli USA, un sistema di difesa missilistica a lungo raggio e altro ancora.

Il risultato della spesa della Turchia per la sua guerra contro il popolo curdo è stato ben documentato: dal 1984, più di 40.000 persone sono state uccise (per la maggior parte, per la maggior parte civili), 3.000 villaggi sono stati rasi al suolo e oltre di 2 milioni di persone sono state sfollate..

Crimini di guerra della Turchia contro i propri cittadini.

Mentre prende il via la campagna di marketing del governo, pianifica anche di garantire la propria legittimità agli occhi della comunità internazionale. Mascherando le violenze contro i curdi semplicemente come ‘lotta al terrorismo’ della Turchia, il governo farà del suo meglio nei prossimi mesi per assicurarsi che il pubblico internazionale si fidi della sicurezza delle sue spiagge, alberghi e resort. Il bombardamento delle città curde è il prezzo che sono felici di pagare per questa illusione.

Sono ovviamente i militari della Turchia stessa a rappresentare la più grave minaccia per cittadini e turisti. Dal giugno 2015, quando il Partito Democratico del Popolo (HDP) è riuscito a ottenere una vittoria storica con il 13,1% dei voti nelle elezioni nazionali, il governo ha iniziato un attacco aperto e sanguinario contro i civili curdi ei loro sostenitori. Nel luglio dello stesso anno, e in totale violazione del diritto internazionale, hanno cominciato a bombardare obiettivi del PKK in Iraq, uccidendo 10 civili nel villaggio di Zergele.

Poco dopo, circa 10.000 soldati turchi armati con alcuni dei più sofisticati armamenti del mondo hanno avviato operazione di terra contro il movimento curdo ei suoi sostenitori. Coprifuoco sono stati dichiarati nelle città in tutto il sud-est, spesso per giorni, e una politica di brutale repressione di qualsiasi forma di resistenza è diventata lo standard. Oltre 260 civili sono stati uccisi da agosto dello scorso anno e altre centinaia arrestati; cecchini sono stati posizionati sui tetti e hanno mirato a bambini, donne e anziani. Il fuoco ha colpito infermiere mentre soccorrevano feriti nelle strade e alle ambulanze è stato impedito di entrare in alcuni quartieri. Acqua potabile ed elettricità sono state deliberatamente interrotte, mentre le scuole vengono utilizzate come quartier generale militare. 300.000 curdi sono stati costretti a fuggire dalla violenza. Dozzine di persone vengono uccise ogni giorno.

E in aggiunta a questo, alcuni dei più storici luoghi culturali del Kurdistan vengono distrutti perché la polizia da alle fiamme moschee e chiese e le crivella di proiettili.

Inevitabilmente, quelle città nelle regioni curde come Amed (Diyarbakir), che avevano il maggior potenziale per usare il turismo per sostenere l’economia locale, hanno visto la drammatica caduta degli affari dal 2014 dopo aver goduto di un breve periodo di successo, mentre avevano luogo i colloqui di pace tra il movimento curdo e il governo. Ora che gli attacchi militari, coprifuoco, assassinii e arresti hanno luogo quotidianamente, queste città hanno visto il numero di visitatori precipitare e le imprese locali si trovano a rischio di chiusura..

La brutalità turca smascherata.

Le operazioni in corso contro i curdi violano il diritto internazionale e costituiscono crimini di guerra sotto qualsiasi standard. Il popolo curdo è stato esposto ad alcuni dei crimini più feroci che sono semplicemente passati inosservati o non indagati da parte della comunità internazionale. Nel mese di agosto 2015, la guerrigliera delle YJA Star, Ekin Wan, è stata torturata e uccisa, il suo corpo trascinato nudo per le strade di Varto e le immagini della brutalità sono state condivise dalla polizia turca sui social media. Più tardi nel corso dell’anno, un noto avvocato per i diritti umani e sostenitore dei diritti dei curdi, Tahir Elçi, è stato colpito alla testa in pieno giorno.
Boicotta la Turchia nel 2016!

#BoycottTurkey

Sembra chiaro ora che il governo turco mira a spezzare la resistenza del popolo curdo e radere al suolo le città curde che hanno resistito al terrorismo di Stato. Nessun governo ha chiesto alla Turchia di fermare la violenza e non è stata data praticamente nessuna attenzione internazionale al massacro in corso.

Ma noi possiamo fare la differenza.

Se alimentiamo le casse del governo con i soldi spesi per alberghi, cocktail e giri turistici, siamo tutti responsabili di alimentare questa orribile guerra. Il turismo è il settore da cui il paese ottiene gran parte del suo fatturato; boicottare il turismo è il modo in cui, come sostenitori della lotta curda per l’autodeterminazione e il diritto alla vita, possiamo fare un’importante differenza.

Vi invitiamo a boicottare la Turchia e la sua occupazione militare del sudest. Vi chiediamo di boicottare i crimini di guerra della Turchia e le morti di civili. Vi chiediamo di boicottare la campagna della Turchia di intimidazione di massa, violenze, tortura e uccisioni.

#BoycottTurkey


Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

Al mio popolo

Lo scorso 25 settembre è deceduta a Cuba Assata Shakur, importante membro delle Pantere Nere prima, della Black Liberation Army poi.

Immagine di copertina per il post
Culture

Sport e dintorni – A proposito di Italia-Israele di calcio e della neutralità dello sport

La retorica dello sport come ambito da mantenersi separato dal resto della realtà presuppone che quanti lo praticano o lo seguono operino una sorta di momentanea sospensione dal mondo a cui pure appartengono, sospensione che riappacifica, durante le gare, le conflittualità e le brutalità quotidiane.

Immagine di copertina per il post
Culture

Palestina, dove si uccide anche la cultura

Come archeologi impegnati nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale del nostro Paese, sentiamo l’esigenza e il dovere di esprimerci su quanto accade nella Striscia di Gaza e nel resto della Palestina.

Immagine di copertina per il post
Culture

Lo schianto di un imperialismo straccione

Una rivoluzione che, se aveva fatto scrivere ad una importate testata giornalistica britannica che: «Il capitalismo è morto in Portogallo», aveva avuto però i suoi effetti più sconvolgenti e duraturi in Africa, nei territori un tempo facenti parte dell’”impero” portoghese: Angola, Mozambico, Guinea Bissau e Capo Verde.

Immagine di copertina per il post
Culture

Respirando Gaza

Respiro i miei pensieri, non sono io, è un verso di Blessing Calciati, l’ho letto ieri sera ed è perciò che stanotte mi sono svegliato respirando male.

Immagine di copertina per il post
Culture

“Questo libro è illegale”

Come i testi clandestini nei sistemi autoritari, questo glossario serve per resistere alla repressione e per non piegarsi a una logica da Stato di polizia che criminalizza il dissenso e assoggetta i diritti alla paura.

Immagine di copertina per il post
Culture

“The Ashes of Moria”: che cosa rimane del campo profughi più grande d’Europa?

A cinque dall’incendio che lo ha distrutto, il documentario porta nel cuore del campo, tra odori, rumori, paure e violenze. Allo stesso tempo offre le coordinate per capire i meccanismi attuali delle brutali politiche europee.

Immagine di copertina per il post
Culture

Diritto all’abitare, diritto alla città

Il tema dell’abitare ha assunto una centralità paragonabile al tema lavoro, nella definizione delle gerarchie sociali e dei destini individuali, dentro le metropoli tardocapitaliste.

Immagine di copertina per il post
Culture

XXXIII Festa di Radio Onda d’Urto. 6-23 agosto 2025: tutto il programma!

La Festa di Radio Onda d’Urto si tiene da mercoledì 6 a sabato 23 agosto 2025 in via Serenissima a Brescia! Quella 2025 è un’edizione – la numero XXXIII – speciale perché coincide con i primi 40 anni (1985-2025) di Radio Onda d’Urto!

Immagine di copertina per il post
Culture

Vita e morte di Raffaele Fiore, quando la classe operaia scese in via Fani

Raffaele Fiore ha incarnato l’antropologia ribelle, l’irriducibile insubordinazione di quella nuova classe operaia

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Continuano le piazze per la Palestina e nella notte nuovo abbordaggio della Flottilla

Ieri, 7 ottobre, in particolare in due città italiane, Torino e Bologna, si sono tenuti appuntamenti per continuare la mobilitazione in solidarietà alla Palestina. Entrambe le piazze sono state vietate dalle rispettive questure in quanto considerate “inopportune”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Salvini contestato a Livorno per il suo sostegno allo stato sionista

Dopo due settimane di mobilitazioni, in una data simbolica come quella del 7 ottobre, Salvini è arrivato a Livorno.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

DDL Gasparri, per imbavagliare la solidarietà alla Palestina

Il Decreto prevede pesanti ricadute su scuola e università.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Aria frizzante. Un punto di vista dalla provincia sulla marea del «Blocchiamo tutto»

Riprendiamo questo ricco contributo di Kamo Modena, in attesa dell’incontro di questo weekend a partire dalla presentazione del documento «La lunga frattura»

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La voce di Jose Nivoi, di ritorno da Gaza

Imbarcato sulla Global Sumud Flotilla per il CALP e l’USB, José Nivoi è rientrato in Italia dopo essere stato sequestrato e incarcerato dalle forze d’occupazione israeliane.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Le esplorazioni di Confluenza: il Mugello si prepara a difendere il territorio dalla speculazione eolica

Ci troviamo a Castagno d’Andrea, una piccola frazione di poco più di duecento abitanti del Comune di San Godenzo, nel Mugello.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Réflexions à chaud sur le mouvement « Bloquons tout »

Traduzione in francese dell’editoriale “Riflessioni a caldo sul movimento Blocchiamo tutto”. Il est presque impossible de dresser un bilan organique de ces journées incroyables. Le mouvement « Bloquons tout » a représenté une véritable rupture politique et sociale dans l’histoire italienne.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Anan Yaeesh in sciopero della fame

Riprendiamo il comunicato pubblicato dalla campagna Free Anan e ci uniamo alla solidarietà ad Anan Yaeesh.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

11 nuove barche della Freedom Flotilla cariche di medicine stanno navigando nel Mediterraneo, ormai prossime alle coste di Gaza, decise a rompere l’assedio israeliano.

Novanta medici,infermieri, operatori sanitari, tra cui sei italiani, sono a bordo di quello che loro stessi hanno definito “un ospedale galleggiante pieno di farmaci”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Leonardo ammette l’export di armi in Israele e fa cadere la maschera del governo

Riprendiamo questo articolo di Duccio Facchini, direttore di Altraeconomia apparso originariamente sulla rivista medesima e poi ripreso da osservatoriorepressione.