InfoAut
Immagine di copertina per il post

Mare sporco a Lamezia, una lettura in chiave ecologica

Quest’anno il mare del litorale lametino è risultato particolarmente inquinato. Questo stato di alterazione ha riacceso i riflettori su uno dei problemi di inquinamento più evidenti che toccano direttamente l’intera collettività.

da Addùnati

In particolare, l’ultimo episodio è il sequestro un tratto di circa 380 metri del canalone industriale che si immette alla foce del fiume Turrina, dove sono stati riscontrati valori significativi del batterio Escherichia Coli, nonché di azoto ammoniacale, con possibili profili di inquinamento ambientale.

Sarebbe utile ricordare che quest’area, soggetta a vincolo paesaggistico e ambientale, essendo confinante con ben due Siti di Interesse Comunitario (Dune dell’Angitola, Palude di Imbutillo), che ospitano numerosi habitat prioritari a livello europeo, non è nuova a tristi vicende legate all’inquinamento ambientale. Si ricordi l’inchiesta “Waste water”, che nel 2021 mise in luce lo sversamento illecito di rifiuti industriali proprio nel medesimo canale.
Questi continui soprusi ai danni di un territorio già fragile contribuiscono a creare un alone di rassegnazione nella popolazione, oltre che arrecare numerosi danni alla salute, oltre che economici.
Ma queste vicende ci forniscono anche lo spunto per interrogarci su cosa significhi la tutela ambientale per noi. Crediamo, infatti, che l’ecologia, oltre ad essere lo studio degli ecosistemi, debba essere, come la definì Andrè Gorz, una disciplina sovversiva, in grado di mettere in discussione l’intero apparato di produzione e di estrazione capitalistica che sta conducendo l’umanità verso la catastrofe ecologica.
Tornando al nostro mare sporco, l’esercizio che permette di “leggere” la realtà in chiave realmente ecologica dovrebbe essere quella di interrogarsi sulle cause del disequilibrio venutesi a creare, che di volta in volta non dovrebbero essere attribuite al singolo episodio, quanto piuttosto al modello economico-produttivo complessivo che insiste sul nostro territorio. Semplificando, nel nostro caso, è il tessuto industriale e agricolo intensivo ad aver alterato profondamente gli equilibri ambientali del nostro litorale.
La zona interessata dal degrado ambientale è la tristemente famosa Area ex-Sir (Società Italiana Resine), un progetto industriale fallimentare il cui simbolo rappresentativo è senza dubbio il pontile che avrebbe dovuto consentire l’attracco delle navi all’impianto chimico della Società italiana resine. Costruito nel 1971 e finanziato con i soldi arrivati in Calabria dopo la “rivolta” di Reggio con il “pacchetto Colombo”, crollato nel 2012, senza che mai nessuna nave lo abbia mai utilizzato, metafora del fallimento di un progetto industriale che nei decenni si è tramutato in disastro ambientale. È l’esempio emblematico di politiche industriali calate dall’alto, di devastazione ambientale con la promessa di posti di lavoro mai realizzati. Così, l’integrità dei luoghi e la possibilità di goderne per la popolazione sono stati sacrificati sull’altare degli investimenti all’epoca concentrati sulla chimica industriale.
L’area industriale di Lamezia oggi ospita decine di aziende (ricordiamo costruita in un’area litoranea sottoposta a vincolo paesaggistico e ambientale, che nel 2018 ha subito una grave alluvione), alcune delle quali sono responsabili delle attuali condizioni di inquinamento dell’area.
Come dimenticare, poi, i diversi progetti di “rilancio economico” dell’area, come la famosa “bufala” della Biofata, ovvero un progetto integrato agroindustriale da oltre 76.000.000 di euro, le centrali a biomasse o l’ecodistretto. “Miracolo” economico che nell’area Ex Sir non è arrivato neppure dopo la visita di Papa Benedetto XVI nel 2011.
Ma cieca davanti l’evidenza del disastro che abbiamo di fronte, la politica lametina non finisce mai di stupirci. E allora ecco che qualche tempo fa viene tirata fuori una faraonica opera di porto turistico all’interno di un’area industriale, denominato “WaterFront” rigorosamente in stile Cetto La Qualunque. Per fortuna, l’opera è naufragata a causa della dipartita del suo sceicco investitore, ma rimane per noi il monito di quanto la politica sia pronta in ogni momento a svendere il nostro territorio al migliore offerente e di come si riproponga sempre la creazione di grandi opere come risoluzione dei problemi della nostra terra.
Non era certamente questo il destino e la vocazione di un’area, quella costiera del golfo di Lamezia, che ancora sul finire degli anni 60 era, nei racconti dei più anziani, un paradiso naturale. La zona costiera ospitava un ecosistema pressoché intatto, che oggi avrebbe avuto ben altro destino rispetto all’abbandono e al degrado di cui siamo testimoni.
Concludendo, la rabbia che proviamo non è tanto per il mare sporco, che è soltanto l’effetto più evidente solo perché ci colpisce direttamente, quanto piuttosto il fatto che tale danno alla collettività viene arrecato a beneficio del profitto di pochi. Queste contraddizioni evidenti ci convincono ancora di più dell’impossibilità di conciliare l’accumulazione capitalistica con la tutela delle risorse naturali e della salute umana. Risulta evidente che, senza un cambiamento radicale del modo di produrre e soprattutto senza una riappropriazione e un controllo dal basso dei luoghi del lavoro, i criminali e gli inquinatori per aumentare i loro profitti non esiteranno a continuare indisturbati, rendendo gli equilibri ambientali del nostro territorio sempre più fragili e precari.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

devastazione ambientaleECOLOGIAlameziamare

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Non chiamiamola emergenza!

Le notizie e le immagini che si susseguono in queste ore, ci parlano di una valle alpina che non ha bisogno di grandi opere e nocività ma di interventi strutturali che possano salvaguardare e mettere in sicurezza un territorio.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

10 maggio 2025 – Susa: MARCIA POPOLARE: difendiamo la Piana di Susa! No al deposito di smarino e alla chiusura della stazione!

VOGLIONO SEPPELLIRE PRIMA SUSA E POI TUTTA LA VALLE. BLOCCHIAMO SUBITO LA DISCARICA DELLO SMARINO!

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

No al rigassificatore di Ravenna. E occorre organizzarsi per fermare il modello di sviluppo energivoro e devastante

Intervento della «Rete Nazionale Lavoro Sicuro» e dell’«Associazione Esposti Amianto» alla vigilia della manifestazione nazionale da La Bottega del Barbieri RIDURRE L’IMPRONTA CARBONICA.AUMENTARE L’IMPRONTA DI CLASSE Abbiamo a suo tempo presentato osservazioni al “commissario” delegato alla gestione dell’insediamento del rigassificatore di Ravenna: come tutti i soggetti che hanno manifestato la loro opposizione, non abbiamo ricevuto […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Michael Löwy e l’ecosocialismo

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si sta tenendo dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare una raccolta di articoli di Michael Löwy sull’ecosocialismo. Sarà ospite di Altri Mondi per il dibattito di domenica 13 aprile alle 16 dal titolo “Pensare la rivoluzione“. […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Riprendere la terra dalle macchine. Manifesto della cooperativa L’Atelier paysan

Da dieci anni la cooperativa l’Atelier Paysan, con sede nell’Isère, lavora per l’adozione diffusa di un’agroecologia contadina, con l’obiettivo di cambiare il modello agricolo e alimentare.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Territori in lotta. Capitalismo globale e giustizia ambientale nell’era della crisi climatica

Indipendentemente dal nome con cui le si chiamino, le proteste locali in difesa del territorio sono divenute a partire dagli anni Novanta un vero e proprio fenomeno sociale con cui sia policy-makers che studiosi hanno dovuto fare i conti.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Gli abitanti di Bagnoli e dei Campi Flegrei denunciano la mancata prevenzione e vengono caricati

Gli abitanti di Bagnoli, dei Campi Flegrei e tanti solidali da Napoli oggi oggi erano in piazza per denunciare che nel territorio, dove ci sono più di 400 sfollati e dominano incertezza e paura per il futuro, si tiene un comizio elettorale presso Città della Scienza. da Laboratorio Politico Iskra Gli abitanti sono stati caricati […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Torino: 39 avvisi di garanzia per abitanti e attivisti a difesa del parco, “questa è un’intimidazione senza mezzi termini”

Erano un centinaio le persone riunite in conferenza stampa lunedì 17 marzo all’interno del cortile Campus Einaudi di Torino. Studenti, lavoratori, associazioni, ambientalisti, abitanti del quartiere e alcune delle 39 persone che hanno ricevuto, pochi giorni prima, altrettanti avvisi di garanzia dalla Questura torinese.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Le istituzioni a Lamezia come stanno affrontando la sequenza simica in corso?

Da qualche giorno è in corso uno sciame sismico che sta interessando la provincia di Catanzaro e che dal 13 febbraio alle 13 del 17 marzo ha registrato – secondo i dati forniti dall’INGV – 134 scosse nell’area compresa fra Marcellinara, Miglierina e Tiriolo.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

“Se non trova ostacoli il capitale si prende tutto”: rilancio e progettualità dal convegno di Livorno. A metà settembre il prossimo appuntamento. 

Di seguito una sintesi di quanto uscito dalle due ricche giornate di convegno nazionale No alla Servitù energetica tenutosi a Livorno il 29 e 30 marzo scorsi. Prossimo appuntamento a metà settembre!

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Estrattivismo e scambio ineguale

L’estrattivismo è un concetto proveniente dal Sud globale. Deriva dal termine portoghese “extrativismo”, che originariamente si riferiva alle attività commerciali che coinvolgevano i prodotti forestali esportati nelle metropoli capitaliste.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

NO ALLA SERVITÙ ENERGETICA: CONVEGNO NAZIONALE DI CONFLUENZA

Il Convegno No alla Servitù Energetica anche su Radio Blackout

Immagine di copertina per il post
Confluenza

CONTROVENTO – ALLA SCOPERTA DELLA SPECULAZIONE ENERGETICA IN SARDEGNA

Verso il Convegno No alla Servitù Energetica pubblichiamo le puntate del podcast Controvento, realizzato da Radio Onda d’Urto durante il viaggio inchiesta insieme a Confluenza, del quale abbiamo fatto una restituzione qui.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Al Meisino i cantieri non rispettano neanche gli alberi monumentali

In vista del presidio davanti al Tribunale di Torino in occasione dell’udienza sul ricorso presentato da cittadini e associazioni a tutela della riserva naturale del Meisino pubblichiamo questo comunicato stampa in merito all’andamento dei lavori e degli impatti dei cantieri sul territorio. A seguire l’indizione del presidio di giovedì 27 marzo.