InfoAut
Immagine di copertina per il post

Scatta la chimica tra Renzi e Macri. Strategie comuni su sgomberi e repressione

Nel frattempo, nel quartire Nueva Esperanza ad est della periferia bonaerense, vengono sgomberate 1500 famiglie.

Proprio così. Mentre Macri a colloquio con Renzi, con il quale sembra essere scattata una “buona chimica”, elebora strategie comuni per riprendere il rapporto tra i due Paesi, a Buenos Aires (città che lui stesso ha governato per otto anni, facendone il trampolino politico verso la conquista della Casa Rosada, sua residenza nella Plaza de Mayo) centinaia di famiglie sono state allontanate violentemnete dalle case che avevano occupato.

Forse, qualche strategia comune già esiste tra la condotta renziana e quella del neo presidente Macri. Quella di una polica che reprime chi, altro non fa che riprendersi autonomamente ciò che gli spetta di diritto: una casa in cui vivere.

Di seguito un contriduto tratto da comitatocarlosfonseca.noblogs.org che racconta l’accaduto:

Dopo 4 mesi è tornato a far notizia, per il violento sgombero dei suoi abitanti portato avanti giovedì scorso, il Quartiere Nueva Esperanza, a Merlo Gómez, ad est della periferia bonaerense.

Si tratta di circa 1.500 famiglie che hanno occupato un terreno lo scorso 22 ottobre a Libertad, frazione di Merlo.

Il procuratore Fernando Capello, che è intervenuto nella causa per l’occupazione, aveva ordinato che fosse fermato lo sgombero iniziato da membri della Polizia Bonaerense all’alba di giovedì e aveva chiesto agli abitanti di rimanere nelle proprie case per essere censiti.

Allontanatosi il procuratore, è cominciata una sproporzionata operazione che ha coinvolto migliaia di poliziotti, la Guardia della Fanteria ed elicotteri. Lungo il loro passaggio hanno bruciato e abbattuto le abitazioni che con molto sforzo le famiglie avevano costruito.

Migliaia di famiglie sono andate via dal quartiere senza risolvere il problema della casa, e la maggioranza senza sapere dove passare la notte.

La procedura è iniziata alle 4.00 am quando circa 1.200 agenti hanno circondato il luogo, situato lungo la strada 1003, e successivamente hanno cominciato ad andare, casetta per casetta, a chiedere agli occupanti di lasciare volontariamente le loro precarie case.

La misura era stata presa nonostante che il Tribunale di Garanzia n° 4 avesse firmato una risoluzione con la quale esortava le autorità a sospendere qualsiasi tentativo di sgombero per un periodo di 180 giorni e a “convocare un tavolo di gestione” per dare una soluzione al problema.

Da parte sua, il sindaco di Merlo, Gustavo Menéndez (FPV), ha dichiarato che c’era del personale del Municipio per garantire che lo sgombero fosse pacifico. “Le informazioni che abbiamo sono che sarà assolutamente pacifico, abbiamo parlato con occupanti e organizzazioni. A tutti è stato spiegato che la nostra posizione è di non avallare nessuna occupazione”, ha riaffermato con una dichiarazione al canale di notizie TN.

Nonostante ciò, nel pomeriggio, dopo la partenza del procuratore e senza dare spiegazioni, è cominciata la violenta operazione. Gli abitanti hanno denunciato che l’operazione è stata “illegale” e che c’era stata “repressione”.

Il 75% delle abitazioni sono state abbattute con pale meccaniche e coloro che hanno resistito ad abbandonare il terreno sono stati ferocemente repressi, con un saldo di 7 arrestati, che successivamente sono stati liberati, anche se ancora non si conosce se sono stati rinviati a giudizio, così come lo stato fisico in cui si trovavano.

“Con pale meccaniche radono al suolo le case e non possiamo nemmeno ritirare le cose di nostra proprietà, come letti, frigoriferi e materassi”, si è lamentato con l’agenzia di notizie DyN, Rodrigo Alonso, uno degli occupanti, nel momento in cui ha affermato che è stato “illegale”, poiché c’era un “proroga” del giudice di “180 giorni per lo sgombero firmata ieri” e ha protestato sostenendo che “non” c’era “nessun tipo di sostegno sociale” per le persone allontanate.

Successivamente, gli abitanti hanno diffuso un comunicato dove affermano che: “La polizia è avanzata sulle nostre precarie case senza un ordine di sgombero, con pale meccaniche ed elicotteri. Migliaia di famiglie sono andate via dal quartiere senza risolvere il problema della casa, e la maggioranza senza sapere dove passare la notte. Denunciamo che il procuratore Fernando Capello ci ha mentito in faccia quando ha promesso ai delegati che non ci sarebbe stato lo sgombero e che sarebbe stato fatto un censimento. Noi abbiamo già fatto questo censimento: siamo 1.500 famiglie che chiedono una casa degna. Invece di mantenere la parola, allontanatosi il procuratore, è cominciata una operazione assolutamente sproporzionata che ha coinvolto migliaia di poliziotti, la Guardia della Fanteria ed elicotteri. Durante la giornata di oggi sono avanzati: lungo il loro passaggio hanno bruciato e abbattuto le abitazioni che con molto sforzo noi famiglie eravamo andati costruendo”.

Venerdì, a partire dalle 9.00, di sarà un raduno nel Comune di Merlo, viale Libertador San Martín 391, tra la Chacabuco e la Bolívar, per chiedere spiegazioni al Sindaco Gustavo Menéndez ed esigere una soluzione al problema della casa dopo il violento sgombero. Alle 19.00 effettueranno una conferenza stampa al CELS .

Storia recente

Lo scorso sabato notte, una banda di narcotrafficanti installata in una zona di case sopra la strada 1003 si è scagliata sparando contro un gruppo di giovani. Uno di questi proiettili ha ferito tre bambini e ha ucciso Oscarcito, un ragazzino di 8 anni, che giocava sulla strada. Gli abitanti del quartiere Nueva Esperanza da tempo avevano denunciato alle autorità municipali la preoccupazione per le zone liberate e la connivenza della polizia.

La notizia ha meritato un ampio trattamento di disapprovazione nel Clarín di lunedì scorso: “Merlo: in una rissa per le terre occupate, hanno ucciso con un colpo un bambino di 8 anni”.

Nonostante che il Sindaco Gustavo Menéndez abbia riconosciuto la responsabilità e l’opera di un gruppo legato al narcotraffico, ha lasciato aperta la “necessità” di sgomberare l’occupazione, anche se tutte le testimonianze di funzionari, familiari e abitanti coincidono nel dire che l’assassinio di Oscarcito non aveva nulla a che vedere con la lotta per le terre o con gli abitanti che hanno occupato i terreni.

Lo stesso padre del piccolo di 8 anni a cui hanno sparato a Merlo in un presunto scontro tra bande, ha negato la versione ufficiale e, alla sepoltura di suo figlio, ha affermato che un gruppo armato ha sparato a bruciapelo contro un gruppo di bambini. Chi dichiarava il fatto come “guerra tra bande” è stato il sindaco Gustavo Menéndez, del FPV, che in ogni momento se ne è uscito per criminalizzare gli abitanti e condannare l’occupazione dei terreni.

Saúl, il padre di Oscar, ha parlato con il canale C5N poco prima di dare l’ultimo saluto a suo figlio, ha negato le informazioni fornite in un primo momento dalla polizia e ha raccontato come si sono svolti i fatti avvenuti sabato notte.

“Avevano finito di festeggiare un compleanno nella casa di un amico, alcuni ragazzini erano andati via e alcuni ragazzini che erano rimasti avevano cominciato a giocare con dei razzi e a questi malviventi non si sa cosa sia passato per la testa, sono venuti con armi di grosso calibro per rappresaglia di questi razzi. (Ci sono state) due bambine ferite, anche due ragazzi feriti, e Oscar, che sono sul punto di sotterrare, di otto anni”, ha detto l’uomo sul punto di morire.

La stampa parla di un proiettile vagante che non c’è stato, parla di una sparatoria tra bande, nemmeno c’è stata una sparatoria tra bande. Quello di mio figlio è stato un omicidio, è stato un assassinio”, ha continuato Oscar e ha aggiunto che questo tipo di fatti “non è la prima volta che accadibi con questa gente. Sì in questo luogo, ma non è la prima volta che succede”.

“Noi abitanti siamo le principali vittime dei narco”, ha spiegato Anahí Benítez, delegata e portavoce del Quartiere Nueva Esperanza, e ha aggiunto che “la mancanza di politica in una zona come questa, inoltre così grande, permette che sorgano zone liberate che danno luogo a questi fatti delinquenziali che non hanno nulla a che vedere con le famiglie che noi stiamo organizzando e che stanno vivendo qui. Nei media di massa stanno mettendo sullo stesso piano gli abitanti e i narco cercando di delegittimare questa protesta per la casa e questa lotta per l’attuazione dei nostri diritti”.

Poche ore prima dell’assassinio, con l’intenzione di potersi svincolare dai gruppi di narco che si insediano e usurpano zone nelle occupazioni di terre, ma anche per poter rendere visibile nuovamente la legittima protesta per la terra per vivere e per il diritto ad una casa degna, diverse organizzazioni sociali e politiche avevano organizzato il “Festival per Sostenere l’Occupazione, per il Diritto ad una Casa Degna per Tutti”. La giornata aveva avuto luogo lo stesso sabato e ha contato su diverse attività come una radio aperta, un momento di carnevale con la partecipazione di diverse murghe, bande musicali e un dibattito sulla problematica della casa e la legge 14.499 su un giusto accesso all’habitat, dove hanno parlato Gabriel Nocetto dell’Associazione Civile Madre Terra, Manuel Tufro del CELS, Padre Gabriel del Vescovato di Morón e Anahí Benítez.

“A Merlo il problema del narcotraffico non è un problema di oggi né è iniziato con l’occupazione; sappiamo che i quartieri dove viviamo noi ceti popolari di solito sono i più insicuri e la polizia si insedia esercitando molta violenza. Lì, dove oggi nel nostro quartiere sono installati i narco, prima stava la polizia”, ha spiegato Benítez.

Di fronte alla mortale aggressione, le famiglie del Quartiere Nueva Esperanza hanno diffuso un comunicato che tra le altre cose afferma:

“Noi abitanti del Quartiere Nueva Esperanza, che lottiamo per il diritto ad una casa degna e da mesi occupiamo un terreno che era abbandonato tra la strada 1001 e la 1003 stiamo organizzandoci per costruire su queste terre un quartiere degno. Durante i mesi in cui stiamo lottando per un pezzo di terra, sotto la pioggia, sotto il sole cocente, senza servizi basici, ci troviamo anche con persone che nulla avevano a che vedere con noi famiglie che lottiamo per un tetto per i nostri figli, troviamo zone liberate al narcotraffico e violenza verso gli uomini, le donne e i bambini e noi che ci troviamo nell’occupazione. Oggi è successa la cosa peggiore. La morte di un bambino di otto anni nella zona del quartiere Unión è l’espressione della situazione che si vive nei quartieri umili di tutto il paese. La polizia complice di queste bande di narco, libera zone, affinché si crei questa violenza. Qui non c’è una lite per i terreni, c’è una lotta tra bande, che colpisce tutti gli abitanti. Da parte del quartiere Nueva Esperanza denunciamo che questo non sarebbe potuto succedere senza la connivenza delle forze di sicurezza con le bande. Esigiamo che si indaghi e sia fatta giustizia. Da parte delle famiglie che si sono organizzate, hanno pulito lo spazio abbandonato per costruire un quartiere con strade, piazze e chioschi per i più piccoli. Chiediamo la possibilità, oggi negata, di accedere all’acquisto delle terre in modo che possiamo pagarle. La mancanza di casa è una violazione dei diritti umani. Chiediamo la presenza attiva dello stato, chiediamo giustizia per l’assassinio di Oscarcito”.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il pensiero politico e la “New Left” dentro la Repubblica Popolare Cinese

Proprio di questo e in particolare di “New Left” cinese nell’arco degli ultimi decenni parliamo in questa conversazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La lotta per fermare il genocidio nelle università statunitensi: un reportage dall’Università del Texas

Abbiamo tradotto questo interessante reportage apparso su CrimethInc sulle proteste che stanno coinvolgendo i campus degli Stati Uniti contro la complicità del governo USA nel genocidio del popolo palestinese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contestati i ministri della guerra al Politecnico di Torino

Riceviamo e ricondividiamo il comunicato del CUA di Torino sulla contestazione di ieri al convegno istituzionale tenutosi alla sede del Valentino del Politecnico. Ieri mattina un gruppo di student3 dell’Università di Torino ha contestato il convegno a porte chiuse che si è tenuto al castello del Valentino su tecnoscienza e intelligenza artificiale, con ospiti di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Milano: 25 Aprile con la resistenza palestinese

Milano – Per un 25 Aprile con la Palestina, Piazza Duomo h. 13:30.
La Resistenza non è soltanto memoria, ma è oggi. Palestina libera!

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: i Me`phaa di Tilapa creano sistema di giustizia a difesa del loro territorio

Il popolo Me`phaa di Tilapa, Guerrero, ha presentato il proprio sistema di giustizia denominato Sicurezza di Protezione Territoriale Indigena (Serti), per “difendere il territorio da una prospettiva indigena, olistica e integrale”, di fronte alle minacce di progetti minerari, saccheggio territoriale e controllo dei gruppi del crimine organizzato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Protezione Civile: 2.000 palestinesi scomparsi a seguito del ritiro delle forze israeliane da alcune aree di Gaza

La Difesa civile della Striscia di Gaza ha rivelato in un comunicato divulgato domenica che circa duemila palestinesi sono stati dichiarati dispersi in varie aree dell’enclave dopo il ritiro delle forze di occupazione israeliane (IOF) da esse.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Un documento trapelato dal New York Times su Gaza dice ai giornalisti di evitare le parole: “Genocidio”, “Pulizia Etnica” e “Territorio Occupato”

Nel mezzo della battaglia interna sulla copertura del New York Times riguardo la guerra di Israele, i principali redattori hanno emanato una serie di direttive.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA per la Palestina: dipendenti Google licenziati e studenti alla Columbia University sgomberati dalla polizia

Negli Stati Uniti proteste in corso a sostegno del popolo palestinese, per il quale diversi settori della società civile si sono mobilitati.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Giornata di mobilitazione per il clima e a sostegno della Palestina.

Da Nord a Sud Italia questa mattina lo sciopero climatico lanciato da Fridays For Future ha riempito le piazze di giovani e giovanissimi che hanno ribadito le connessioni stringenti tra la devastazione dei territori e le guerre, rappresentando un forte grido in sostegno alla Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Appello alla mobilitazione in sostegno alla popolazione di Gaza ed alla resistenza palestinese

Ci appelliamo a tutt3 coloro che vogliono sostenere la resistenza del popolo palestinese per difendere una prospettiva universale di autodeterminazione, uguaglianza, equità e diritti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Un’altra provocazione di Milei che annuncerà un indulto per i genocidi

Il presidente Javier Milei, su richiesta della sua vicepresidente Victoria Villarruel, ha deciso che il prossimo 24 marzo concederà un indulto a tutti i militari genocidi

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Argentina: voci, facce e comunità che dicono “no” all’attività mineraria del litio

“La rotta del litio: voci dell’acqua”, è il libro di Camila Parodi e Susi Maresca.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: al salto dei tornelli per l’aumento del biglietto

I più giovani fanno il salto. I più anziani chiedono permesso per evitare la spesa della SUBE. Madri e padri fanno passare sotto i propri figli. Una cartolina argentina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele vuole Anan Yaeesh, l’Italia intanto lo fa arrestare

Il caso del 37enne palestinese, residente a L’Aquila, accusato da Tel Aviv di finanziare la Brigata Tulkarem.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: La legge omnibus è stata fatta cadere

Il regime di Javier Milei ha subito una sconfitta considerevole prima di terminare i due mesi di mandato. Il suo progetto più prezioso è tornato indietro al Congresso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cannoni italiani contro i palestinesi di Gaza

La conferma giunge adesso direttamente dalla Marina Militare di Israele: alle operazioni di guerra contro Gaza partecipano le unità navali armate con i cannoni di OTO Melara del gruppo italiano Leonardo SpA.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Terzo giorno di gas al peperoncino, proiettili di gomma e arresti

Una nuova repressione ha avuto luogo nelle vicinanze del Congresso dopo l’approvazione del progetto di Legge Omnibus.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: di fronte al Congresso, selvaggia repressione e caccia ai manifestanti di assemblee di quartiere, organizzazioni sociali, sindacati combattivi e sinistra

La ministra Bullrich è il braccio armato della dittatura: una nuova operazione su scala smisurata ha cercato di sgombrare alcune centinaia di persone che protestavano contro la Legge Omnibus. Ci sono state decine di feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Il primo sciopero generale contro Milei e lo smantellamento dello stato

Javier Milei ha affrontato il suo primo sciopero generale soltanto dopo sei settimane dall’essersi insediato alla presidenza con un piano di governo che punta ad una riduzione minima dello stato, stabilendo un nuovo primato, dopo aver superato il primato di tre mesi che ostentava Fernando de la Rúa.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Proteste degli agricoltori in tutta Europa. In Francia una giovane donna investita durante un blocco

Dopo le mobilitazioni degli agricoltori in Germania il movimento si estende in Francia, in particolare nella regione dell’Occitanie. Bloccata la A64 a Carbonne, i blocchi si moltiplicano a macchia d’olio intorno a Tolosa nella Haute-Garonne, bloccata anche l’autostrada A20 di Montauban.