InfoAut
Immagine di copertina per il post

Rubinetti aperti. Gli sbarchi continueranno.

Il ministro Maroni è tornato a Tunisi con lamissione di «concludere l’accordo» per «chiudere il rubinetto» e «svuotare la vasca» come si augurava ieri mattina Bossi. Nulla lasciava presagire che l’accordo ci sarebbe stato. Berlusconi era tornato a Roma senza show e senza poter annunciare che l’accordo fatto. In effetti è da giorni che intorno all’esistenza di questo accordo sui flussi migratori e il controllo delle frontiere si è fatto un gran parlare (provocando non pochi «danni collaterali», tra annegamenti e immolazioni di migranti). Da una parte le autorità tunisine che ne hanno negato l’esistenza e dall’altra ilministro leghista degli interni che al contrario ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia, tra propaganda e pressione politica diplomatica.

«Un disaccordo cordiale…?», ha titolato così il quotidiano Le Temps, all’indomani dell’incontro, senza celare le tensioni e gli imbarazzi che hanno anticipato e poi accompagnato il premier durante la visita. Imbarazzi e indignazione hanno accolto anche il ritorno del ministro leghista, in una città svegliatasi con la notizia che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per aver espluso un tunisino che, una volta arrivato all’aereoporto di Cartagine, era stato arrestato e poi torturato per ben dieci giorni e rilasciato solo con la promessa fatta agli aguzzini di Ben Alì di non rivelare quanto accaduto. Era il 2009 e tra Ben Ali e il governo italiano ci si dava un gran da fare «per svuotare la vasca » e «chiudere i rubinetti», tanto serrati da non far udire le grida di un detenuto tunisino (condannato per reati legati al terrorismo) che, una volta esplulso, si è ritrovato tra le mani dei professionisti del terrore e della tortura. Un episodio tra molti nel segno dell’amicizia e dell’armonia delle relazioni tra il regime di Cartagine e il governo italiano, mentre i diritti umani al di là di certa retorica finivano in mare morti annegati.

Ma Ben Ali non c’è più, scacciato dalla rivoluzione tunisina ormai da quasi quattro mesi e il governo italiano sembra fingere di non volere rendersene conto magari rivendicando la bontà di certi provvedimenti siglati un tempo con il regime amico e ormai da riconsiderare completamente omagari rovesciare da capo a fondo proprio come il popolo tunisino ha fatto con il vecchio regime. Intanto ieri un primo effetto della rivoluzione sulle politiche che regolano i flussi migratori c’è stato.

Durante l’incontro tra il presidente del governo di transizione Caid Essebsi con l’assemblea dell’Istanza superiore per la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione è stato annunciato quello che il presidente ha definito come «un accordo inedito». Essebsi ha affermato di avere siglato un accordo con l’Italia che regolarizzerebbe il soggiorno di 22 mila migranti approdati a Lampedusa nelle ultime settimane. I rimpatri forzati di massa non ci saranno e a tornare in Tunisia sarebbero in 800. Quindi l’obiettivo leghista di «svuotare la vasca» non sarebbe stato raggiunto e il governo italiano, incalzato dalla migrazione seguita ai recenti eventi tunisini si trova costretto a rivedere completamente le politiche sulla migrazione.

Ascoltata da qui la notizia annunciata da Essebsi sembra un altro grande effetto politico e sociale che segue le lotte del movimento rivoluzionario tunisino: forse un pezzo di ex-regime ancora residuale negli accordi sull’immigrazione con il governo italiano è caduto a mare, e la dignità riconquistata con la lotta in Tunisia da oggi potrebbegià viaggiare libera anche in Europa.

 

Tutti gli articoli del “Diario Tunisino”

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

tunisia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cina, le linee guida del plenum sul piano 2026-2030

Si è conclusa la quarta sessione plenaria del XX Comitato centrale del Partito comunista. Fissati gli obiettivi generali del XV piano quinquennale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torino: cariche alla manifestazione in solidarietà alla popolazione palestinese e contro il governo Meloni “Blocchiamo Tajani”

Una manifestazione indetta per contestare la loro presenza come esponenti del Governo Meloni, complice di Israele nel genocidio in Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia in rivolta: proteste e scioperi contro l’inquinamento dell’impianto chimico

Il 21 ottobre 2025, la città tunisina di Gabès è stata paralizzata da uno sciopero generale e da massicce proteste contro l’inquinamento causato dall’impianto chimico statale gestito dal gruppo Tunisian Chemical Group (CGT)

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Brasile: solidarietà internazionalista, João Pedro Stédile spiega la posizione del MST sul Venezuela

João Pedro Stédile, nell’intervista che ha concesso a Rádio Brasil de Fato, spiega la posizione politica del Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST) di fronte alla situazione in Venezuela.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sui diritti degli Indiani americani

In corrispondenza con noi Sibilla Drisaldi del Healing and Freedom Movement e Donald Hatch, detto Buddy, rappresentante della tribù Cheyenne e Arapaho del Sud Oklahoma. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Guerra alla Guerra! Blocchiamo Tutto!

Di seguito il comunicato di GUERRA alla GUERRA rispetto a valutazioni e prospettive del percorso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: accendiamo i riflettori della festa del cinema sulla Palestina, blocchiamo l’ambasciata israeliana

Venerdì 24 novembre alle ore 18 in piazza Verdi a Roma è stato chiamato un corteo da parte di diverse realtà di cui riprendiamo il comunicato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Milano: “fermiamo la macchina di guerra”. Presidio lunedì 20 ottobre alla Malpensa

Lunedi 20 ottobre è prevista la partenza da Malpensa del volo CV06311 con cinque carichi di ali di F-35 diretti allo stabilimento Lockheed Martin di Fort Worth, USA, per l’assemblaggio e la successiva spedizione verso Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dalla strategia di Trump ai pakal

Nelle analisi non è bene separare le diverse dimensioni della dominazione, né di nessun oggetto di studio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nel Paese Basco meridionale: risposta antifascista contro i nostalgici di Franco

Durante il raduno, i sostenitori della Falange hanno moltiplicato i saluti fascisti, sfilando con bandiere spagnole e simboli della dittatura militare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Global March to Gaza: migliaia di persone in marcia nel Convoglio Sumud dalla Tunisia e da molti altri Paesi del mondo

Di seguito il comunicato della Global March to Gaza che vede l’adesione e il ricongiungimento anche con il Convoglio Sumud partito dalla Tunisia lunedì 9 giugno e alcuni aggiornamenti e corrispondenze dalle carovane.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia: la repressione si abbatte sul dissenso al governo

In Tunisia si stringono le maglie della repressione contro il dissenso interno. A termine di un’interrogatorio durato tutta la notte, all’alba di giovedì 20 aprile è stato convalidato l’arresto del leader storico del partito islamico tunisino Ennahdha, Rached Ghannouchi e all’opposizione del governo di Saied.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia: proseguono le proteste contro le politiche del presidente e per avere verità per i morti di Zarzis

Nel mirino in particolare l’accordo con l’Fmi, che prevede fondi per tagliare il debito statale a fronte degli ennesimi sacrifici per le classi più popolari.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Guerra in Ucraina, crisi alimentare in Libano e Tunisia

Diversi paesi del Nordafrica importano materie prime, in particolar modo cereali, dall’Ucraina. Una situazione dovuta, in parte, alla scelta di puntare sulle monoculture, a scopo di esportazioni. La guerra in Ucraina, quindi, ha determinato una crisi alimentare in questa regione, l’aumento dei prezzi di beni di prima necessità che ha ulteriormente acuito le differenze sociali. […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia: rimpasto istituzionale o colpo di Stato?

di Karim Metref da La Bottega del Barbieri La Tunisia, il più piccolo Paese del Nord Africa, attraversa un momento cruciale. La pandemia sta compiendo una vera e propria strage. La povertà spinge migliaia di giovani a tentare la fuga tramite le micidiali rotte del Mediterraneo centrale. Ci sono proteste e violenze per le strade. La […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

TUNISIA. PARLAMENTO DIMISSIONATO DAL PRESIDENTE SAIED. ESERCITO NELLE STRADE

Momenti di tensione stamani davanti all’ingresso del Parlamento, la cui sicurezza è affidata da questa notte all’esercito dopo che il presidente tunisino Kais Saied ha dimissionato il governo sospendendo il parlamento per 30 giorni, revocare l’immunità ai deputati e licenziare il premier Hichem Mechichi. Si sono formati due gruppi contrapposti, da un lato i sostenitori […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Da Gibuti alla Tunisia. Basi ed esercitazioni di guerra

Gibuti, un’enclave desertica tra Eritrea, Etiopia e Somalia, 23.000 Kmq di superficie e 900mila abitanti ma con una posizione geostrategica tra le più importanti al mondo, proprio di fronte lo Stretto Bab El Mandeb che separa il Mar Rosso dal Golfo di Aden, principale rotta commerciale marittima e petrolifera tra l’Asia e l’Europa. È in […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

8 MARZO. In Tunisia il femminismo di Stato ha fallito, le donne vogliono di più

Femministe in prima fila nelle manifestazioni: chiedono giustizia sociale, lotta alla corruzione, l’applicazione delle riforme rimaste sulla carta. E avanza #EnaZeda, il #Metoo tunisino, “che ha rotto un tabù importante”, ci spiega la docente Renata Pepicelli di Melissa Aglietti Roma, 8 marzo 2021, Nena News – Le donne tunisine tornano in piazza, affamate di diritti e di libertà. […]