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Paesi baschi: svolta storica

Rufi Etxeberria, militante storico della sinistra basca, uomo presente a tutti i negoziati di pace, sale sul podio nel palazzo Euskalduna di Bilbao. Poco dopo la sarà la volta di Iñigo Iruin, avvocato incaricato di spiegare i dettagli giuridici della nuova formazione politica che verrà registrata mercoledì al ministero degli Interni di Madrid.

È un momento storico
quelle che si vive nella capitale di Vizcaya, annunciato da tempo e conseguenza di documenti e accordi che hanno già detto come la sinistra basca abbia compiuto con una rapidità impressionante, e l’appoggio della base, una rivoluzione copernicana.
La nuova formazione, di cui si ignora ancora il nome e il simbolo, aderisce alle regole richieste dalla Ley de partidos politicos, famigerata legge voluta da socialisti e popolari di Madrid proprio per escludere dal gioco democratico Herri Batasuna e le sue sigle elettorali coniate man mano per eludere la messa al bando, fino all’ultima, Batasuna.
Rufi Etxeberria scandisce alcune parole, nel discorso che attraversa i passaggi che sono stati chiave per arrivare a questa storica giornata: la coerenza della sinistra basca, la denuncia di una legge che ha impedito una vera democrazia, l’autonomia delle scelte politiche e la riflessione e dibattito che hanno attraversato tutti i settori del vivere civile, dal contesto internazionale, alla situazione socio-economica, le trasformazioni sociali, l’evoluzione del concetto ormai svuotato di ‘autonomia’ del territorio. Alla fine la scelta: per una formazione che rompa decisamente i ponti con il passato, che consideri solo la via politica come quella degna di affrontare un processo democratico. Il dialogo come strumento, l’assenza di violenza come contesto, il rispetto dei minimi di democrazia per l’agire politico. E poi il riferimento a Eta, atteso e, in qualche modo, preteso dall’asse politico-giudiziario spagnolo.
No all’utilizzo della violenza per raggiungere degli obiettivi politici, no alla dipendenza o complicità e rifiuto totale anche, se vi fosse, alla violenza di Eta.

Il passato non si chiude in una trasformazione che delegittimi gli obiettivi storici della sinistra basca. E Rufi Etxeberria lo dice con tono netto: i cardini del nuovo partito restano l’indipendentismo, il socialismo, la nazione basca con la possibilità di decidere del proprio futuro, un modello socio-economico alternativo a quello in voga.
Iñigo Iruin lo sostituisce sul palco. Per spiegare come sono nate le regole dello statuto della nuova formazione e perché di fronte a queste nuove tavole della legge lo Stato spagnolo non potrà invocare nullità o provvedimenti restrittivi.
Qui c’è il vero nodo politico. Perché se già la dichiarazione di Alsasua/Venezia del novembre 2009 e l’accordo di Gernika, un anno dopo, sostenevano la non ingerenza armata, l’adesione ai principi Mitchell che comprendono la verifica internazionale e lo smantellamento degli arsenali come in Irlanda del Nord, oggi si cerca di capire come reagirà il fronte politico e giudiziario spagnolo. Il ministero dell’Interno aveva già annunciato l’impugnazione del nuovo statuto. Il partito socialista al potere ha accolto le notizie di oggi sottolineandone l’importanza, ma mettendo l’accento ancora una volta sul fatto che un foglio di carta non può cancellare venticinque anni di ‘connivenza’. La partita democratica si gioca sui diritti, sulla loro applicazione, sull’eliminazione degli ostacoli politici dal percorso strettamente giuridico. In ultima analisi sugli stessi elementi che fecero gridare, in realtà furono poche voci, allo scandalo quando un partito venne chiuso e spedito in clandestinità.
Eta in tregua, alcune migliaia di spagnoli hanno sfilato a Madrid nel fine settimana per dire che è una trappola. Oggi l’annuncio politico e giuridico che cerca di portare l’unico e vero protagonista di una volontà di pace – la sinistra basca – nel terreno della competizione elettorale. Fino a ora il governo spagnolo ha guardato più ai sondaggi che alla sostanza del messaggio, anche se sulla stampa filo-governativa qualche spiraglio sembra intravedersi. In parallelo c’è un gruppo di pressione internazionale, le persone che hanno firmato la dichiarazione di Bruxelles e che si sono messe a disposizione per verificare le intenzioni del gruppo armato basco. Ma sul fronte politico nessuno potrà essere di aiuto agli sforzi della sinistra basca, se non il rispetto del diritto e dei diritti fondamentali. Oggi c’è un elemento in più per conoscere davvero il volto di chi vuole la pace.

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