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Inquietudini irrisolte in Euskal Herria e Corsica

Domenica scorsa, 3 marzo 2024, cadeva il 48° anniversario del massacro operato dalla polizia spagnola a Vitoria-Gasteiz e costato la vita a cinque operai: Pedro Martínez, Francisco Aznar, Romualdo Barroso, José Castillo e Bienvenido Pereda. Indetta dai sindacati ELA, LAB, ESK e Steilas (con lo slogan “Atzo eta gaur borrokan. Hacia un futuro justo’, ha raccolto la partecipazione di migliaia di persone davanti al monumento in memoria delle vittime presso la chiesa di San Francisco de Asis, il luogo in cui avvenne l’eccidio.

di Gianni Sartori da Centro Studi Dialogo

Quel giorno (Franco era deceduto da circa tre mesi), dopo mesi di sciopero, i lavoratori di molte fabbriche si erano riuniti nella chiesa in assemblea. La polizia prima sparò lacrimogeni in gran quantità anche dentro la chiesa, costringendoli a uscire, poi aprì il fuoco (fuego real) causando appunto cinque morti e centinaia di feriti. Tra gli interventi più significativi, quello dell’ Asociación de Víctimas del 3 de marzo che ha rivendicato come “la memoria de los asesinatos está muy viva, gracias a la batalla de años contra el olvido institucional que trató de imponerse”. Un sindacalista ha ricordato che quei lavoratori rivendicavano “un presente digno que les asegurara un futuro justo. Reclamaban mejoras en salarios y en condiciones laborales que hicieran sus vidas dignas”. Ma la loro lotta venne duramente repressa in nome di “un sistema político, social y económico que aseguraba la explotación de la clase trabajadora”. Aggiungendo che “hoy vivimos tiempos convulsos con el auge de la xenofobia, el crecimiento de la extrema derecha, el incremento de las guerras, el genocidio del pueblo palestino o el desarrollo del capitalismo a veces disfrazado de verde pero salvaje en cualquier caso, que arrasa con la vida y el planeta” Per cui, aveva concluso, è urgente una ”transición ecosocial que nos lleve a un futuro justo”. La vice-lehendakari Idoia Mendia (esponente del PSE) ha voluto sottolineare che i cinque operai erano stati assassinati “cuando defendían pacíficamente sus derechos laborales”. Da parte sua Pello Otxandiano (candidato della sinistra abertzale di EH Bildu a lehendakari), ha chiesto, preteso “memoria, verdad y justicia” precisando che si tratta di “una memoria frente a quienes se han empeñado en negarla, una verdad oculta en archivos bajo llave y una justicia que las víctimas han tenido que buscar fuera, en Argentina, porque los juzgados competentes no quisieron impartirla”. Altri interventi, quelli di Miren Gorrotxategi (candidata a lehendakari di Elkarrekin Podemos), Alba García (candidata di Sumar ), Imanol Pradales (del PNV), del presidente del PNV di Álava, José Antonio Suso e del deputato Ramiro González. Tra i presenti anche la alcaldesa di Vitoria, Maider Etxebarria (PSE) e Loli García, segretaria generale di CCOO del Paese Basco. Forse meno apprezzata dalla classe operaia basca quella della candidata del PP al Parlamento, Ainhoa Domaica e del parlamentare, ugualmente del PP, Carmelo Barrio. Qualche incidente si è registrato durante il corteo in prossimità del centro commerciale ‘El Corte Inglés’ contro cui sono stati lanciati alcuni petardi e vernice rossa. Prontamente interveniva l’Ertzaintza (la polizia “autonoma” basca) caricando i manifestanti. A quel punto dal corteo venivano lanciate pietre, bottiglie, uova… Almeno due persone, accusate di “turbamento dell’ordine pubblico”, sono state arrestate (in un secondo momento si è parlato di quattro) e una donna è rimasta ferita. La manifestazione, come previsto, si è conclusa in Plaza de los Fueros.

fonte immagine https://twitter.com/alta_frequenza

Il giorno prima – sabato 2 marzo – una grande manifestazione si era ugualmente svolta a Bastia: in memoria di Yvan Colonna che il 2 marzo 2022 aveva subito un’aggressione mortale nel carcere di Arles. Indetta dal collettivo Patriotti, dall’Associu Sulidarità e dal partito indipendentista Nazione, tra i principali slogan: “Basta a ripressione” e “Per i diritti di u populu corsu”. Centinaia i manifestanti accorsi; molti protestavano anche per l’arresto in gennaio di due nazionalisti poi trasferiti in un carcere del “Continente”. Davanti alla prefettura dell’Haute-Corse, dal corteo veniva lanciata qualche molotov a cui la polizia rispondeva con granate lacrimogene. A causa degli scontri, durati almeno due ore, alcune persone rimaste ferite venivano portate all’ospedale d’urgenza.

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