
Si prepara a partire verso Gaza la Global Sumud Flotilla, con il pensiero a Vittorio Arrigoni
Decine di barche con centinaia di persone a bordo, provenienti da 44 Paesi, salperanno da diversi porti del Mediterraneo tra agosto e settembre per raggiungere insieme la Striscia. La più grande missione marittima civile mai realizzata “per rompere l’assedio israeliano di Gaza e attirare l’attenzione sulla complicità internazionale di fronte al genocidio in corso contro il popolo palestinese”. Ne abbiamo parlato con Maria Elena Delia, portavoce per l’Italia del Global movement to Gaza
di Anna Maria Selini, da Altreconomia
“Quando il mondo resta in silenzio, noi salpiamo”. Decine di barche con centinaia di persone a bordo, provenienti da 44 Paesi, salperanno da diversi porti del Mediterraneo tra agosto e settembre per raggiungere tutte insieme Gaza.
È la Global Sumud Flotilla, la più grande missione marittima civile mai realizzata “per rompere l’assedio israeliano di Gaza e attirare l’attenzione sulla complicità internazionale di fronte al genocidio in corso contro il popolo palestinese”. Ne abbiamo parlato con Maria Elena Delia, portavoce per l’Italia del Global movement to Gaza.
Come nasce l’idea della Global Sumud Flotilla?
MED Dall’unione di più realtà. Si tratta di una coalizione che si è venuta a formare a valle della Global march to Gaza, la marcia di migliaia di persone arrivate da tutto il mondo che, nel giugno scorso, sarebbe dovuta arrivare a Rafah, nel Sud di Gaza. La marcia non ha raggiunto il suo obiettivo, ma il movimento che si era creato attorno e che aveva coinvolto ottanta paesi e migliaia di persone si è strutturato: oggi si chiama Global movement to Gaza (GmG) e conta diverse declinazioni a livello nazionale. Sono la portavoce di quella italiana.
Quanti siete in Italia?
MED Il nostro canale Telegram conta oltre seimila persone e quello Instagram 21mila, ma operativi e strutturati siamo circa in 150.
E a livello globale?
MED Sono 44 i Paesi che aderiscono alla Global Sumud Flotilla, tra cui Malesia, Stati Uniti, Brasile, Italia, Marocco, Sri Lanka, Tunisia, Paesi Bassi e Colombia.
Ci sono altri movimenti all’interno della Flotilla?
MED Sì, ci sono alcuni attivisti storici del Free Gaza Movement -quello delle prime barche nate per rompere l’assedio israeliano a Gaza nel 2008 (poi diventato Freedom Flotilla)- e il convoglio Sumud che raccoglie i movimenti del Nord Africa.
Quante barche partiranno e quando?
MED Decine di barche partiranno da diversi porti del Mediterraneo per arrivare tutte insieme a Gaza. Ad oggi posso dire che stiamo ricevendo migliaia di richieste e che verosimilmente a bordo ci saranno diverse centinaia di persone. Il 31 agosto salperanno da Barcellona, mentre il 4 settembre dalla Tunisia e da altri porti.
Un po’ come la Freedom Flotilla del 2010?
MED Sì il modello è quello ma allora si era arrivati a nove barche, in questo caso, invece, si parla di decine e decine, anche più piccole, per creare una flottiglia umanitaria nonviolenta e il più numerosa possibile. Ci saranno medici, avvocati, giornalisti, attivisti e artisti, porteremo anche aiuti per dichiarare al mondo che i palestinesi non sono soli.
Nel 2010 non andò bene: la Marina israeliana assaltò la Freedom Flotilla e ci furono nove vittime, soprattutto turche. E recentemente la Madleen, a bordo della quale tra gli altri c’era Greta Thunberg, e la Handala, partita da Siracusa con due italiani, sono state intercettate e gli attivisti respinti e rimpatriati. Siete comunque ottimisti?
MED Diciamo che questo tipo di configurazione è inedita: non si sono mai viste così tante barche tutte insieme e questo potrebbe cambiare lo schema e anche la risposta della Marina militare israeliana. Va ribadito che si navigherà in acque internazionali, quindi nella piena legalità, per poi entrare in acque territoriali palestinesi, di nuovo nella piena legalità. E se Israele fermasse di nuovo queste barche, si troverebbe a doverne bloccare molte decine.
Anche il precedente della Global march to Gaza è fallito, perché?
MED La Global march aveva come obiettivo quello di arrivare a Rafah e non ce l’ha fatta. Io non ero nell’organizzazione e ho solo partecipato, ma per esperienza posso dire che generalmente in questi casi gli obiettivi sono anche di carattere politico e mediatico. La Global march ha prodotto un grande risultato e cioè ricreare un movimento internazionale che non c’era e che ha preso il nome di Global movement to Gaza. Oggi ci sono migliaia di persone che stanno organizzando questa flotta, attraverso un movimento strutturato che prima della guerra non esisteva. Dopodiché, eravamo consapevoli di star andando in Egitto -Paese non democratico e in cui c’è una dittatura militare-, ma ci abbiamo comunque provato.
Immagino che tutto questo sia anche un grande Amarcord. Nel 2008 Vittorio Arrigoni riuscì a entrare a Gaza proprio via mare con due barche sgangherate del Free Gaza Movement, di cui eri la portavoce, oltre che la compagna di Vittorio.
MED Sì dopo tanti anni ho ritrovato alcuni storici partecipanti del Free Gaza Movement e quando nei giorni scorsi è partita la Handala dal porto di Siracusa e Huwaida Arraf mi ha chiesto di fare la conferenza stampa insieme a lei, per me è stato proprio un grande Amarcord. Huwaida è stata tra i fondatori del Free Gaza Movement, nel 2008 ne era la coordinatrice. Insomma, noi c’eravamo fin dall’inizio, quindi essere coinvolta in un progetto che di nuovo porta delle barche verso Gaza rappresenta senza dubbio per me anche una questione molto personale.
Immagino che il pensiero sia andato spesso a Vittorio.
MED Certo. Ci diciamo spesso che se Vittorio fosse qui sarebbe pronto a imbarcarsi, ma anche ad andarci a nuoto. Vittorio aleggia tra di noi ed è molto presente. In fondo il nostro ottimismo si basa sul fatto che forse, proprio come avvenne nel 2008, questo tipo di configurazione, con decine di barche, potrebbe creare un po’ un effetto sorpresa.
Si può contribuire in qualche maniera, senza dover necessariamente attraversare il Mediterraneo, alla Global Sumud Flotilla?
MED Chi vuole sostenere la nostra iniziativa lo può fare sia prendendo il coraggio a quattro mani e venendo a bordo, sia facendo un video di sostegno o rilanciando quello che stiamo facendo e faremo. Si possono trovare tutti gli aggiornamenti e le informazioni sul sito, disponibile in inglese, arabo e spagnolo, e sulle nostre pagine social. Il 9 agosto, inoltre, abbiamo chiamato a una mobilitazione di massa internazionale per sostenere la missione: ci saranno raduni in dozzine di Paesi con l’obiettivo di fare pressione sui governi occidentali e arabi, complici nel mantenere l’assedio e nel compiere il genocidio. Invitiamo le persone di tutto il mondo a esigere il rispetto del diritto internazionale, a chiedere conto delle responsabilità dei propri governi, a unirsi a noi per pretendere la fine dell’assedio, dell’utilizzo della fame come arma, della disumanizzazione sistematica dei palestinesi e del genocidio.
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