InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il drago cinese nella crisi globale

Nella prima parte del 2012 Battaglia ha scritto due significativi articoli che riteniamo siano importanti da condividere e lettere, sull’attore Cina nella crisi, in rapporto al suo ruolo nella speculazione finanziaria così come al capitale europeo in fuga dalle faglie di una sistema del contiente, vecchio e barcollante…

 

La Cina apre alla speculazione finanziaria

4 gennaio 2012, Gabriele Battaglia

 La Cina potrebbe legalizzare le “vendite allo scoperto”, il meccanismo finanziario attraverso il quale i cosiddetti investitori istituzionali (banche d’affari, fondi d’investimento) fanno “scommesse al ribasso” su titoli del debito e pacchetti azionari e in pratica ricattano governi e interi sistemi-Paese.

Lo scoop è del Financial Times che aggiunge però che “Pechino sta muovendosi cautamente, avendo cura di mantenere il controllo del processo”.

Di solito si ritiene che il mercato finanziario cinese sia circoscritto alle grandi banche controllate dal governo – le uniche che possono concedere prestiti – e ai grandi fondi sovrani gestiti politicamente, che investono esclusivamente in asset strategici all’estero e in materie prime.

In realtà esistono da tempo i cosiddetti “sunshine funds”, fondi privati che hanno facoltà di investire attraverso società fiduciarie. Sono gestiti in genere da ex manager pubblici e crescono in parallelo all’accumulo di patrimoni privati e alle occasioni di investimento. Sono un esito dell’allargarsi della nuova borghesia cinese e, secondo la Securities Association of China, erano circa 400 alla fine del 2010.

Secondo il quotidiano della City, alcuni di questi sunshine funds si sarebbero ormai trasformati in fondi speculativi veri e propri e le autorità economiche del Dragone sarebbero pronte a legalizzarli.

Lo scoop consiste nel fatto che, se questo fosse vero, anche in Cina potrebbero comparire quelle pratiche speculative che, proprio adesso, sono sotto accusa in Occidente perché polverizzano riserve statali e massacrano i sistemi di welfare (al Financial Times, bontà loro, dicono che lo fanno “durante i periodi di volatilità dei mercati”).

Certo, è presto per affermare che anche questo possa accadere in Cina: per ora siamo ancora ai “si dice” e non si sa nulla del controllo che Pechino vorrà eventualmente esercitare sui nuovi strumenti finanziari. Non si capisce soprattutto che interesse avrebbe il governo cinese a legalizzare pratiche che potrebbero sfuggire alla sua presa e speculare anche sul mercato domestico, se non quello di assecondare la propria base sociale: il nuovo ceto medio.

Di sicuro, almeno dal punto di vista teorico, se le vendite allo scoperto saranno legalizzate, la Cina sarà un po’ più “vicina”. Non è scontato che sia un bene.

 

Cina, sete di capitali che fuggono dall’Europa

6 gennaio 2012, Gabriele Battaglia

La Cina ha un problema di liquidità per sostenere le piccole-medie imprese e le borse di Shanghai e Shenzhen nel 2011 hanno registrato un netto calo rispetto all’anno precedente. Per attirare nuovi capitali sembra che Pechino ora punti sulle “vendite allo scoperto”, una pratica speculativa sotto accusa in Occidente. Non è un paradosso?

Secondo le indiscrezioni – riportate dal Financial Times e dal Wall Street Journal – entro marzo, 25 operatori finanziari potranno condurre operazioni “al ribasso”, scommettere cioè sul calo di un determinato titolo o pacchetto di azioni. Di solito, questa pratica è associata alla speculazione pura, quella cioè che non crea valore a sostegno di un’impresa o di un sistema-Paese, ma tutela semplicemente le rendite creando denaro dal denaro. Non solo: il short-selling può indurre a comportamenti dannosi per lo Stato e la collettività (si veda la corsa alle vendite di titoli del debito pubblico italiano indipendentemente dalle manovre “lacrime e sangue”).

Sembra quindi strano che la Cina, da sempre molto attenta a gestire “politicamente” l’economia, scelga di introdurre una pratica che potrebbe minarne le riserve e la stessa autonomia finanziaria.

Non è questo il parere di Niccolò Mancini, broker di Piazza Affari.

Cosa significherebbe un’apertura della Cina alle vendite allo scoperto?

Che anche dal punto di vista dei mercati si adeguano all’Occidente. Non si guadagna solo sui rialzi, ma anche sui ribassi, questa è una regola fondamentale dei mercati e anche i cinesi introducono la possibilità di farlo.

Rispieghiamo brevemente come avviene una vendita allo scoperto: A possiede dei titoli che valgono 100, B vuole guadagnarci; se li fa prestare da A corrispondendogli un interesse e li vende scommettendo sulla loro successiva perdita di valore. Se questi effettivamente perdono valore, lui li ricompra a 80 e il suo guadagno è la differenza tra il prezzo a cui li ha venduti (100) e quello a cui li ha ricomprati (80, oltre all’interesse che deve corrispondere ad A). Così facendo, si crea liquidità sia per B, sia per A.

Ma introducendo queste pratiche, i cinesi non attirano la speculazione a casa loro, perdendo il controllo del proprio mercato finanziario?

Il problema legato alla speculazione e all’attacco dei debiti pubblici non è tanto quello delle vendite allo scoperto, che a mio avviso sono lecite: se tu ritieni che un titolo sia sopravvalutato, è legittimo scommettere sul fatto che non valga quel prezzo.

Un guaio sono le cosiddette vendite “naked”: cioè quando un operatore vende i titoli senza possederli e senza neppure farseli prestare, il che crea di solito anche la grana delle mancate consegne dei titoli stessi. Un altro problema si verifica quando le vendite allo scoperto si associano a pratiche di insider trading, per cui uno mette in giro la voce che un titolo sta crollando e poi specula su quello. Ma in entrambi i casi, se si fanno rispettare le regole e si esercitano controlli, tutto si risolve.

Il vero problema sono i prodotti derivati con i quali, in Occidente, ci siamo legati mani e piedi. Quindi bisognerebbe capire cosa la Cina intenda fare con i derivati.

Quali sono invece i vantaggi?

Il vantaggio di introdurre le vendite allo scoperto è quello di rendere il mercato più liquido, cioè di far circolare più denaro. Molto semplicemente, la liquidità “gira” non solo quando il mercato è al rialzo ma anche quando è al ribasso.

In una fase in cui c’è una crisi così marcata dell’area euro e in cui anche l’America attira meno investimenti, c’è una forte spinta a investire nei Paesi Bric [acronimo per gli “emergenti” Brasile, Russia, India, Cina, ndr]. Per la Cina, adeguare le logiche di mercato a quelle occidentali significherebbe attirare sempre più i capitali.

Ormai io di azioni italiane ne gestisco quasi zero, gli investimenti prendono sempre più la via dei Bric. Si investe attraverso gli exchange-traded fund [particolari fondi comuni d’investimento, ndr] e non sul singolo titolo. Se gestisci un portafoglio, ormai non puoi non inserire nel pacchetto anche azioni indiane o brasiliane. Con questa mossa, sembra che anche la Cina voglia attirare sempre più investimenti. Diciamo che stanno approfittando della sfiducia che c’è sull’Europa.

A questo punto, i cinesi non si espongono alla possibilità che anche il loro debito pubblico venga preso di mira?

In teoria sì, ma evidentemente si ritengono tanto bravi e furbi da non diventare schiavi dei derivati, come invece siamo noi. Tra gli investitori percepisco molto fermento e interesse intorno ai Bric. A proposito della Cina, c’è però qualche titubanza dovuta al controllo che lo Stato continua a esercitare. A Pechino devono avere colto questo clima e agiscono di conseguenza, aprendosi alle pratiche operative occidentali.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

cinacrisidebitoeuropafinanza

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: Per la difesa dei propri territori i popoli creano l’Assemblea Maya per l’Autonomia

Città del Messico / Comunità di diversi popoli maya hanno concordato di creare e di organizzarsi nell’Assemblea Maya per l’Autonomia e nel Consiglio Maya per l’Autonomia, per rafforzare le lotte locali a difesa del territorio contro l’attività mineraria, la turistificazione, l’agroindustria e le altre forme di saccheggio nella Penisola dello Yucatán. L’accordo di unirsi nell’Assemblea per […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il Giappone oggi ad 80 anni dalle bombe nucleari USA su Hiroshima e Nagasaki

Nella puntata odierna andiamo in Giappone, facendo il punto sulla politica domestica del Paese nipponico e sugli scenari internazionali del quadrante asiatico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“I popoli sostengono la causa palestinese. Potenti e governi voltano le spalle”. Corrispondenza dalla Cisgiordania occupata

Il ministro israeliano della Difesa Katz ha dichiarato oggi, mercoledì 16 aprile 2025, che “Israele non ha alcuna intenzione di permettere l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armarsi per salvare il capitalismo finanziario! La lezione di Rosa Luxemburg, Kalecki, Baran e Sweezy

Per quanto grande sia una Nazione, se ama la guerra perirà; per quanto pacifico sia il mondo, se dimentica la guerra sarà in pericolo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dati trapelati rivelano una massiccia campagna israeliana per la rimozione di post pro-Palestina da Facebook e Instagram

Una repressione radicale dei post su Instagram e Facebook critici nei confronti di Israele, o anche solo vagamente a sostegno dei palestinesi, è stata orchestrata direttamente dal governo israeliano

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

NATO incontra Palantir: un’analisi critica del sistema di guerra basato su IA della NATO

È notizia di oggi che il 25 marzo 2025, la NATO ha finalizzato l’acquisizione del Maven Smart System NATO (MSS NATO), una piattaforma di guerra basata su intelligenza artificiale integrata sviluppata in collaborazione con Palantir Technologies. Acclamato come un passo avanti nelle capacità decisionali operative, il MSS NATO rappresenta l’ennesimo esempio dell’integrazione dell’IA nella sfera […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”: la diretta dalla manifestazione nazionale di Milano

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”. Decine di migliaia di persone – circa 50mila per le realtà organizzatrici – sabato 12 aprile a Milano per la manifestazione nazionale per la Palestina, sottoposta a 77 anni di occupazione e a un anno e mezzo di genocidio per mano dello Stato israeliano. La piattaforma rivendicativa ribadisce le motivazioni della giornata di lotta: “NO al genocidio […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Come gli europei vanno incontro all’era complessa

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si terrà dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare un interessante articolo di Pierluigi Fagan sulla congiuntura europea. Fagan parteciperà al dibattito di sabato 12 aprile alle 16 dal titolo “Scenari della guerra globale“. L’articolo è apparso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“No alla prima fabbrica di armi per REARM Europe”: comunicato stampa della “Rete Mamme da Nord a Sud”

La Rete Mamme da Nord a Sud lancia un appello all’adesione e alla mobilitazione contro la nuova fabbrica di esplosivi nel Lazio e contro la militarizzazione dell’Europa. Le fabbriche di morte finanziate con fondi pubblici dalla Commissione europea rischiano di diventare presto realtà: apprendiamo con sgomento che la ex Simmel Difesa, oggi Knds (gruppo franco-tedesco, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Capitalismo finanziario e economia di guerra

Nella giornata che ha visto grandi dichiarazioni del presidente Trump aprire alla guerra commerciale dei dazi abbiamo approfondito come la ristrutturazione della finanza e gli scenari bellici mondiali siano strettamente connessi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’Europa chiama alla guerra

Rearm Eu prevede 800 miliardi per il riarmo europeo, il piano di Ursula Von Der Leyen viene discusso oggi in Consiglio Europeo. Emmanuel Macron lancia dichiarazioni inquietanti sulla sua offerta di ombrello nucleare made in France.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rottura e interdipendenza: la partita tecnologica tra Usa e Cina

La competizione strategica tra Cina e Stati Uniti è più complessa e meno lineare di come viene solitamente rappresentata dai media generalisti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Geopolitica e lotta di classe nella crisi di sistema

0. Si apre un tempo di incertezza, che non fa ancora epoca. Per conquistarne l’altezza, occorre rovesciare il punto di vista. E cogliere, nell’incertezza del tempo, il tempo delle opportunità. da Kamo Modena 1. «La fabbrica della guerra». Abbiamo voluto chiamare così un ciclo di incontri dedicati a guardare in faccia, da diverse angolature e […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Tecnotrumpismo. Dalla Groenlandia al caso DeepSeek

Trump è diventato il referente politico delle Big Tech e non è una congiuntura.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sputnik Moment?

La notizia del lancio del prodotto cinese ha sorpreso quasi tutti. Nessuno poteva immaginare che la Cina fosse già a questo livello nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale cosiddetta generativa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le armi uccidono anche se non sparano

Le guerre ci hanno catapultato nel vortice di una furiosa corsa al riarmo globale, come non accadeva da prima dell’89 del ‘900.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Fasciarsi la testa. Appunti sulle elezioni europee

Tutte e tutti a fasciarsi la testa, adesso. Però siamo ancora vivi.