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Condannati tre mapuche: fronteggiamenti nell’aula del tribunale

Dopo aver sentito il verdetto, i parenti e gli amici degli imputati sono stati investiti da un forte dolore e rabbia; per potersi avvicinare ai tre ragazzi i mapuche hanno iniziato a fronteggiarsi con le guardie presenti in sala. Qualche finestra è stata rotta in segno di protesta contro la sentenza ingiusta. I famigliari sono stati spintonati all’esterno del tribunale, dove era già presente un enorme dispiegamento delle forze speciali dei carabinieri, i quali hanno iniziato a fermare con modi violenti alcune persone. Questa provocazione ha fatto salire ancor di più la rabbia e la tensione dei mapuche, i quali hanno risposto con determinazione agli attacchi. Il comportamento dei carabinieri è simbolico della discriminazione che vige in Cile nei confronti dei mapuche: gli agenti hanno fermato un fotografo della comunità dei tre condannati, mentre gli altri giornalisti hanno potuto svolgere le loro attività senza essere disturbati. Le forze dell’ordine hanno dato una vera e propria caccia all’uomo, rincorrendo le persone per caricarle sui furgoni e portarle in questura, e, per riuscire nel loro infimo intento, hanno attivato anche i cannoni ad acqua.

Questo è solo uno dei tanti processi che si svolgeranno da qui a marzo nei confronti dei mapuche, nei quali molto probabilmente verranno confermate le accuse proprio come è successo giovedì. Procedimenti giudiziari e condanne che rispondono chiaramente all’intento di persecuzione politica intrapresa dal governo cileno, il quale mira a smontare e disgregare comunità di mapuche. Si tratta di comunità molto “scomode”, in quanto costruiscono giorno dopo giorno i processi di resistenza e ricostruzione di Wallmapu.

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