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Il pallone d’oro che ci piace

Il 22 marzo, in occasione della partita Israele-Portogallo per le qualificazioni ai Mondiali 2014. Una partita disputata allo Winter Stadium di Ramat Gan, a Tel Aviv, alla fine della quale Cristiano Ronaldo, giocatore del Real Madrid, si è rifiutato di scambiare la sua maglietta con un giocatore israeliano. Un gesto che non è passato inosservato nonostante i media mainstream non ne abbiano dato notizia. Ai giornalisti che nello spogliatoio hanno chiesto a Ronaldo il perché del suo gesto di rifiuto, lui ha risposto: “Io non scambio la mia maglietta con degli assassini”. Sembrerebbe inoltre che Cristiano Ronaldo, davanti alla domanda di un giornalista di al-Jazeera che gli chiedeva: “Sei sulla terra di Israele o Palestina?”, il giocatore abbia risposto: “Sono sulla terra palestinese”.

In un mondo del calcio dove a tener banco sono interessi economici e al cui interno giocatori, allenatori e presidenti guadagnano miliardi vivendo una vita apparentemente dorata, uscire dal gregge è spesso un’azione non contemplata; per questo il rifiuto di Ronaldo risulta essere l’eccezione in un ambiente affaristico quale è il calcio moderno. Un gesto che va a riconfermare l’avversione di Ronaldo nei confronti dello Stato sionista di Israele e alle sue politiche criminali e dimostra la solidarietà nei confronti del popolo palestinese. Le posizioni di Ronaldo sulla questione palestinese infatti si erano già palesate quando donò 1,5 milioni ai bambini e alle bambine della Striscia di Gaza mettendo all’asta la “Scarpa d’oro” che vinse nel 2011, mentre l’anno passato vendette le sue scarpe alla Fondazione Real Madrid affinché fossero messe anch’esse all’asta al fine di raccogliere soldi per le scuole di Gaza.

 

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