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“Quei bravi ragazzi” o “c’era una volta in america”, ma con i socialnetwork e le divise
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Un ragazzo sordo viene torturato e lanciato dalla finestra da un numero imprecisato di agenti di polizia. La versione più accreditata è che sia stata l’esecuzione di un processo sommario svolto su facebook, qualcuno segnala su gruppi di quartiere e i poliziotti vanno a dargli una lezione.
“Quei bravi ragazzi” o “c’era una volta in america”, ma con i socialnetwork e le divise. La tortura come strumento di costruzione del consenso: “se qualcuno vi importuna, noi gli spezziamo le braccia con un termosifone”
Inizia la solita manfrina di spiegazioni surreali e incongruenti dei poliziotti coinvolti (non ancora indagati, che in questi casi la procura è garantista). Una persona completamente sorda, incapace di parlare, che avrebbe sentito un campanello, una tapparella che sarebbe stata aperta ma nella realtà è rotta, un tuffo di testa da una finestra per scappare…
Per Repubblica a essere “malato” in questa storia è “il DNA di primavalle”.
Quelli bravi la chiamano stigmatizzazione territoriale, a noi fate solo schifo.
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