
Nasce Sa Consulta Rivolutzionaria. Un passato promettente e un presente nebuloso
Presenti alla riunione di Tramatza, oltre ai due movimenti ideatori di questo nuovo percorso, anche altre organizzazioni di base meno sostanziose nel numero seguite poi dalle forrmazioni indipendentiste quasi al completo. Da segnalare l’assenza degli operai del Sulcis. Un’assenza pesante che rinvia uno dei nodi fondamentali delle lotte in Sardegna: la contraddizione nei territori tra nocività e lavoro.
Un piede in consiglio regionale e un piede nelle lotte.
Quello che risalta sicuramente da questo incontro, che ha visto una partecipazione massiccia con piu’ di 300 presenti, é il malessere ed il fastidio che ormai diverse categorie hanno nei confronti della classe dirigente sarda ed italiana. Una crisi della rappresentanza per certi versi, che vede nei dinosauri della politica sarda i nemici numero uno. Diverse le invettive contro chi ha mantenuto la poltrona in consiglio regionale per diverse decadi, Giorgio Oppi, Mauro Pili, e in generale tutti coloro che vengono identificati come collusi con quella macchina clientelare che ad oggi, nel mezzo della crisi, comincia ad incepparsi. Nei territori dove questa classe dirigente aveva il suo piu’ grosso bacino elettorale, il Sulcis Iglesiente, nasce un malessere diffuso ed un rifiuto nei confronti del “sistema politico”. La parola d’ordine che riecheggia nella sala é quella che ha accompagnato la sollevazione popolare argentina e le mobilitazioni degli studenti nel 2010: que se vayan todos! Se ne vadano tutti!
Allo stesso tempo è emersa però la possibilità che questo nuovo soggetto politico possa promuovere la costituzione di un nuovo soggetto elettorale, forti – come affermano nei loro interventi – di un 15% capace di scompigliare gli attuali equilibri e giochi politici.
Ma qui arriva l’incertezza, l’ambiguità e la poca chiarezza nel definire il progetto e il percorso che si vuole intraprendere. Poco chiarezza quando si parla di elezioni e poca chiarezza quando si parla di piazza.
Tra gli interventi di chiusura, infatti, viene annunciata una grande manifestazione di piazza da svolgersi a Cagliari nel mese di Ottobre. Un appuntamento che inviti il Presidente Cappellacci e compagnia cantante a liberare gli scranni che hanno sede in via Roma al grido di: “o se ne vanno loro o noi da qui non ci spostiamo”.
La violenza della crisi ha sedimentato un gran desiderio di riscatto nella società sarda. Quanto questo nuovo soggetto sia capace di catalizzare e organizzare le lotte in Sardegna dipenderà da quanto riuscirà a comunicare effettivamente con le stratificazioni del lavoro e le diverse sfaccettature della crisi nell’isola. Dipenderà da quanto le lotte sapranno servirsene al di là delle realtà costituenti e delle prospettive elettorali annunciate. La scommessa è ambiziosa, forte anche di un malcontento diffuso che consente all’azzardo retorico di risultare un gioco facile e remunerativo. Ma le sole parole, se non ancorate ai corpi, al lavoro impoverito e alle soggettività, rischiano a volte di sembrare sguaiate e, in Sardegna, i programmi potrebbero presto essere superati dalla concretezza delle stesse lotte e dal loro potere costituente.
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