
Assemblea sulle scuole: organizziamoci per liberare le scuole dalla guerra
La società odierna è in crisi, la precarietà è alle stelle e il costo della vita si alza sempre di più: l’Occidente è in rotta di collisione e la nostra classe dirigente cerca una scappatoia per riuscire a tenere strette le redini dell’Impero.
da KSA Torino
Come? Attraverso la riconversione bellica.
Non è nuovo infatti nella storia il direzionamento delle forze produttive e sociali, in momenti di crisi, verso l’industria delle armi, unico modo per il Capitale di continuare ad accumularsi e mantenere il proprio dominio.
In questo panorama la Formazione ricopre un ruolo fondamentale: per lo Stato è infatti necessario costruire i presupposti per poter reggere futuri conflitti, creando da un lato consenso ideologico tra i giovani, dall’altro forza-lavoro con poche pretese da impiegare nel settore, che in questa fase necessita di manovalanza per la produzione bellica.
La scuola italiana, come fabbrica di capacità umana povera e settorializzata, va proprio in questa direzione, e lo vediamo chiaramente nelle manovre che ormai da qualche anno il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara sta attuando.
Dalla riforma dei programmi didattici, come quello di Storia, in cui vengono sin dalle scuole elementari evidenziati in maniera ossessiva le condizioni storiche tramite cui l’Occidente ha costruito il suo potere, per inculcare un’immagine distorta di quelli che dovrebbero essere i valori di un buon europeo, alla riforma del 4+2 e del PCTO, con la quale si esplicita il ruolo pratico di milioni di studenti e studentesse, ovvero farsi sfruttare da aziende che spesso sono le stesse promotrici della produzione bellica – vedesi i casi di alternanza scuola-lavoro con multinazionali come Leonardo S.P.A., azienda produttrice di morte al centro dell’approvvigionamento militare di Israele.
Un’altra componente centrale della conversione bellica è il disciplinamento che viene imposto sempre di più nei luoghi di formazione. Ne è un esempio la riforma del voto in condotta o quella, recentemente promessa dal Ministero, sull’esame di maturità, volte a normalizzare la stretta repressiva necessaria a contenere le possibili emersioni di alterità ai loro progetti di distruzione.
Davanti a tutto ciò, come studenti che vogliono organizzarsi per cambiare le cose, dobbiamo saper leggere la declinazione pratica di queste contraddizioni nei nostri contesti, potenziando i conflitti già presenti e creandone di nuovi, per sovvertire i loro piani di devastazione.
Organizzarci nelle scuole è ora più che mai necessario per costruire dimensioni organizzate studentesche di massa che dichiarino guerra a chi la guerra vuole portare.
Partecipa anche tu all’assemblea sulle scuole che si terrà il 6 settembre a Venaus, per organizzare forme di lotta concrete che dalle scuole siano in grado di inceppare la macchina bellica.
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