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La lotta contro Granarolo nello sviluppo del movimento nella logistica

 

Altra leva che ha spinto e spinge l’avvio del movimento è lo scontro sul salario che in questo preciso caso ha prodotto un primo balzo antagonista ponendo problemi esplicitamente politici (di potere) alla controparte: la dignità soprattutto, nella crisi, è divenuta (finalmente non più a parole!) la misura su cui segnare il confine dell’inimicizia tra operai e padroni. Lo scontro sul salario si è fatto immediatamente problema di potere sul reddito, segnando inimicizia di interessi tra le parti, e allargando così sui due fronti, i protagonisti, o meglio le composizioni politiche e sociali, in gioco. E’ su questa tendenza che il primo giugno Bologna è scesa in piazza sullo slogan “Siamo tutti facchini! Scarichiamo la Granarolo! Scarichiamo l’austerità!”, è questo contesto prodotto dalle lotte degli operai della logistica che ha permesso che gli scioperi nazionali del settore divenissero occasione per studenti, disoccupati e precari di andare al blocco dell’interporto di Bologna, non solo per dare solidarietà ai facchini, ma soprattutto per lottare con determinazione per i propri fini, tornati ad essere, collettivi! Il segmento di lotta contro la Granarolo (di cui dettaglia il comunicato dei S.I.Cobas che pubblichiamo di seguito) non va quindi letto nella sua esemplarità, ma va colto all’interno della processualità del movimento operaio della logistica, tenendo presenti tutte le sue articolazioni politiche, sociali, culturali e non in ultimo le sue determinazioni territoriali.

 

Nella storia recente di Bologna non si era mai data una continuità di iniziativa così decisa e ricca contro il modello di sviluppo (l’inferno cooperativistico) cardine del suo territorio, laboratorio da sempre delle politiche sul lavoro del centro sinistra, e solo degli sciocchi non tengono conto del contesto politico-sociale della controparte nel valutare il segmento di lotta da poco conclusosi con l’accordo firmato in prefettura.

L’accordo fissa e documenta le parti in gioco e i rapporti di forza determinati dai sei mesi di conflitto. Da una parte i padroni delle cooperative, le lobby politiche, gran parte della stampa cittadina, la questura, la prefettura e sindacati confederali; dall’altra gli operai della logistica, il sindacato, loro strumento di lotta, S.I.Cobas, e la variegata composizione del movimento che è cresciuto notte dopo notte, giorno dopo giorno, ai picchetti fuori alla Granarolo e non solo. A partire da questi fronti, a luglio, l’accordo ha reso pubblico lo schieramento di classe e il rapporto di forza che a Bologna si è prodotto. Rapporto di forza registrato parzialmente da un pezzo di carte firmato, là dove non tiene conto delle straordinarie possibilità e potenzialità su cui il movimento operaio della logistica deve attrezzarsi per realizzare, spingendo in avanti, il processo di conflittualità e allargamento della composizione fin qui raggiunto. D’altronde questa dinamica di compattamento non riguarda solo il movimento operaio della logistica, ma anche la controparte là dove i padroni delle cooperative si stanno organizzando per colpire uniti l’iniziativa operaia.

 

Anche per questa ragione ci sembra decisiva la continuità dell’iniziativa dello sciopero con le forme fin qui sperimentate e da sviluppare, e che non si faccia indebolire dalle opportunità del momento che presenta la vertenza di filiera. Così come decisivo è dare continuità alla campagna di boicottaggio contro la Granarolo, che si accompagnerà anche come forma di presidio antagonista al rispetto dell’accordo firmato, da far interagire con quell’intelligente disponibilità da parte di numerosi siti di informazione antagonista e contro-informazione che in molti casi sono divenuti delle piattaforme online per l’iniziative solidali con il movimento dei facchini.

L’autunno è già alle porte, tra le nostre mani abbiamo la ricchezza di lotta e conflittualità fin qui conquistata, ci basta? No, vogliamo di più, vogliamo ancora altro, vogliamo tutto quanto ci è stato sottratto e rubato, vogliamo compiere insieme agli operai della logistica in lotta, un nuovo passo in avanti, e perché no, quel balzo collettivo di cui tutti e tutte abbiamo bisogno per non pagare la crisi e fargliela pagare a chi ce l’ha imposta e creata! Allo sciopero!

 

Laboratorio Crash!

 

Di seguito il comunicato del SI Cobas.

 

Granarolo: una battaglia di posizionamento

Come in un campo di battaglia un buon posizionamento sul terreno dello scontro permette ai contendenti di occupare una posizione migliore per portare avanti lo scontro.

Così è stato anche nella vicenda che ha visto i lavoratori della Granarolo, confrontarsi con i padroni delle cooperative (con alla testa la Lega Coop), i tre sindacati confederali e alcune forze istituzionali benevole verso coloro che per anni hanno calpestati i diritti sul piano salariale e normativo dei lavoratori.

Al tavolo della trattativa aperto dal Prefetto, che aveva visto la prima volta presente anche noi a rappresentare tutti i lavoratori colpiti dai licenziamenti e per altre tre volte l’esclusione del S.I.Cobas da quel tavolo , era uscita, la prima volta, una proposta che in pratica addossava ai lavoratori la colpa di aver innalzato in modo improprio lo scontro, che non ammetteva le ragioni vere perché i lavoratori lottavano e soprattutto non fissava nessuna data per il loro rientro in un qualsiasi magazzino (proposta da noi non sottoscritta), si è arrivati alla fase finale del quarto confronto in Prefettura, il giorno 17/07/2013. Al tavolo prefettizio usciva una proposta che poneva l’accento sul fatto che si doveva arrivare ad accettare un patto tombale sul pregresso in cambio di mille euro, 12 rientri in altri magazzini al di fuori della Granarolo e, soprattutto ( ricatto) che se non si accettava l’esito di tale “confronto” non si poteva accedere alla cassa integrazione (visto che vi erano pochi giorni alla scadenza dei termini perché si potesse attivare tale strumento). Nelle ore successive, grazie ad un confronto telefonico con il sottoscritto ed il Prefetto, sono arrivati a stendere una proposta che prevedeva l’inserimento di 23 operai in diversi magazzini a tempo indeterminato, considerando già superato il periodo di prova, con inquadramento almeno analogo a quello in essere, all’impegno di incontrarsi entro il 30/09/2013 per verificare un percorso per il ricollocamento degli altri operai ancora in Cigs in deroga, al pagamento della retribuzione dalla data del licenziamento al reintegro con l’accesso alla CIGS in deroga alla data dell’1/07/2013 e, cosa estremamente importante, senza nessun accordo tombale sul pregresso che riguardano somme che superano le 20mila euro ad individuo.

Proposta questa che per essere attuata doveva impegnare il S.I. Cobas a revocare lo stato di agitazione, ed è ciò che è stato fatto dopo aver svolto un’assemblea di tutti i lavoratori che all’unanimità davano il loro mandato per farlo. In concomitanza i 41 licenziati più 10 messi già in CIGS davano, però, mandato ai legali per aprire una vertenza per il recupero della parte del salario non pagato dalla SGB per un totale che supera un milione di euro.

Una battaglia che non è conclusa e che riprenderà qualora i “compagni” di merenda che hanno concordato e stilato la proposta non manterranno gli impegni presi: quelli di far rientrare tutti i lavoratori nei magazzini, alle stesse condizioni dei 23 loro compagni che verranno impiegati precedentemente in base all’accordo.

Una battaglia di posizione che permette di occupare uno spazio più favorevole per vincere la guerra che la Granarolo ha scatenato due mesi e mezzo fa e che ha visto i lavoratori battersi con determinazione con l’aiuto di altri cobas e militanti solidali e dimostrare sul campo che si può vincere un avversario come la Lega Copp forte sul territorio (non solo di Bologna)ed arrogante che aveva calpestato i loro diritti.

Il Coordinatore Nazionale del S.I.Cobas
Aldo Milani
Milano 18-07-2013

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