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Bologna, miseria e dignità del primo maggio


Una vergogna testimoniata dalla sostanziale indifferenza della città nei confronti di chi è percepito ormai incapace di rappresentare alcunchè. Neanche cento persone, dall’età media vicina alla settantina, erano sedute ad ascoltare il fronte unito dell’austerità pronunciare il proprio mantra a base di “sacrifici necessari” e “siamo tutti sulla stessa barca”. Un deserto che ha rappresentato in maniera evidente la realtà di un centro di Bologna diventato, in quanto teatro dello sciagurato dibattito, corpo estraneo da tutto il resto.

Eppure due immagini si contrappongono in questo primo maggio. A descrivere miseria da una parte, dignità dall’altra. Quell’altra è rappresentata dai centinaia e centinaia di facchini in lotta del mondo della logistica che assiepavano gli spazi del Laboratorio Crash!, per creare e organizzare tutti insieme un nuovo momento di sciopero per il 15 maggio a venire. Sperando di portare a scioperare, ognuno nelle proprie forme, tutte le forze vive della città. Lavoratori della logistica, studenti medi, universitari..un corpo vivo distante anni luce dalle istantanee in decomposizione che arrivavano da piazza Maggiore. Una piazza che di fatto, si è decostruita da sola..

Ma il primo maggio è stata anche la giornata in cui il Pd ha visto il suo banchetto sistemato a pochi passi da piazza Maggiore dover essere difeso dalle forze dell’ordine. Questo per evitare che gli insulti spontanei partiti da chi attraversa potessero trasformarsi in un attacco diretto al gazebo. Coda di paglia? Chissà, ciò che è certo è che l’ex PCI sa di aver perso quella legittimità che poteva vantare, e arriva a dover mettere la testa sotto la sabbia in quello che una volta era il giardino da cui guardava fiero un’Italia che avrebbe infestato di cooperative “rosse” e di intrallazzi finanziari..e di fatto lo ha ammesso facendo fagotto, ammainando le bandiere e ritirandosi da piazza Nettuno, sotto la protezione della celere e i cori di scherno di chi passava di là..

Merito delle dinamiche nazionali, certo. Merito della straordinaria lotta dei facchini e di chi a loro è solidale, che sta destrutturando i margini di profitto di quel mondo delle cooperative, di fatto la versione locale del racket mafioso e del caporalato. Questi ultimi tanto attaccati e stigmatizzati da quegli stessi sindacati confederali che contemporaneamente firmano contratti terrificanti per scaricare i sacrifici imposti dalla crisi sui lavoratori. Inoltre in piazza, per un corteo che ha attraversato buona parte del centro e della prima periferia, è scesa invece quella parte della città che l’austerity e i tagli li rifiuta e che cerca, nelle lotte sociali, quell’unica exit strategy possibile ad un futuro di austerity e impoverimento! Una piazza molto piu attraversata di quella che ospitava il dibattito del “volemose bene”, una piazza che testimoniava chi sta da una parte, e chi dall’altra.

Ci sono piazze vive e piazze morte. Tra 1M e 15M a Bologna, c’è solo un numero che ad occhio simboleggia la differenza..ma la realtà, crediamo, sarà ben diversa, e molto più evidente..

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