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9D: continuiamo a fare inchiesta

Grazie ai potenti mezzi di radio blackout, abbiamo potuto continuare ad inchiestare sul vivo i soggetti protagonisti delle  giornate di rivolta torinese. Queste sono due interviste ralizzate la scorsa settimana, ospitando in studio due ragazze della periferia e un ambulante.

Grazie alla loro dislocazione nel tessuto cittadino torinese, i 42 mercati cittadini sono stati il punto forte della riuscita del 9 dicembre e delle giornate seguenti. Gli ambulanti sono stati l’elemento di organizzazione ed agitazione più forte della protesta. I mercati sono ancora un luogo segnato dell’intreccio tra problema dell’accesso ai consumi, della riproduzione e che ancora permette di intervenire su di un intreccio di relazioni sociali, di connessioni che si estendono a livello territoriale sui quartieri, attraversando la composizione anche su base intergenerazionale.

Con un compagno che lavora da qualche anno nel settore, abbiamo ricostruito la fisionomia e l’incidenza di questo comparto del lavoro nell’area torinese. Ne esce fuori un ritratto contraddittorio e lontano dalle rappresentazioni mainstream. E si capisce bene perché questi soggetti hanno avuto un ruolo tanto importante nella protesta.

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In questa seconda parte, escono fuori anche considerazioni di carattere più generale sulla composizione della piazza e le presenze durante l’assalto alla Regione.

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Due ragazze ci raccontano del loro 9 dicembre

Sfruttamento, ricatto, femminilizzazione del lavoro, precariato di esistenza… Tutto quello che si potrebbe immaginare emerge dall’intervista a francesca e letizia, due ragazze incontrate dai redattori di blackout durante le manifestazioni torinesi del #9dic. Entrambe giovanissime, direttamente dalla periferia e dalla prima cintura di torino, sono scese in piazza insieme ad altr* amic*, spinte dal passaparola, per manifestare contro le condizioni di vita che vivono tutti i giorni.

Una lavora per una grossa azienda del settore alimentare, una di quelle dove è facile trovare una ragazza sorridente e giovane alla cassa che ti chiede “buongiorno cosa desidera?”, una di quelle aziende che rappresentano “il fiore all’occhiello dell’imprenditoria italiana” ma che nascondono uno sfruttamento assoluto dei lavorator*, una assoluta mancanza di diritti e lunghe teorie di ritardi nei pagamenti, turni massacranti ecc.
L’altra al momento disoccupata, ci racconta della sua esperienza come commessa in un “comproOro” dove è stata vittima, insieme ad altre colleghe, di una vera e propria truffa organizzata dal proprietario come escamotage per non pagare gli stipendi. Interessante lo spaccato su un mondo di cui si sa poco e che nella crisi, sta ingrassando tanta gente di merda sulle spalle di chi svende i propri oggetti preziosi e di chi suo malgrado ci deve lavorare….

Ascolta l’intervista con Francesca e Letizia

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