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“Nessuno Tocchi Milano”: una considerazione laterale (di Valeria Pinto)

Leggere, su una pagina “amica” frequentata da persone non intellettualmente sprovviste commenti come: “è una tragedia”; “anche solo una macchina bruciata è una tragedia”; “mi sto sentendo male per il proprietario della macchina. A me avrebbero rovinato la vita, davvero”; “a me viene la pelle d’oca. Sono due giorni che ho paura a uscire di casa. Un insulto a tutta la gente che lavora”; “è solo gente disadattata”; “buttagli in testa un calderone di olio bollente” ecc. mi ha fatto davvero molta impressione. Praticamente l’analogo della signora che dalla finestra grida “sparategli in fronte” o poco ci manca. Di sicuro è nulla la distanza dalla peggiore rappresentazione mediatica del fatto. Ma questo, per certi versi, è secondario.

Quello che, di qui, più mi ha dato da pensare è stata l’identificazione della città – e dei suoi cittadini – con il suo circuito finanziario-commerciale. “Hanno devastato Milano”. Eppure non sono stati presi di mira monumenti, architetture, infrastrutture ecc. Sono state bruciate auto, spaccate vetrine di negozi (per lo più di lusso), banche, agenzie, fatte scritte su qualche edificio. Ora è invece un fatto che in questi ultimi decenni le città siano state davvero devastate sotto diversi punti di vista e sotto gli occhi di tutti e senza alcuna indignazione. Lasciando qui da parte la devastazione del tessuto sociale (espulsione dei residenti dai centri storici, processi di gentrification, ecc.) e considerando anche la sola – ma ovviamente connessa – devastazione estetica, che non dovrebbe sfuggire, abbiamo sotto gli occhi brutte insegne commerciali su edifici di straordinario valore architettonico (spesso proprio banche), piazze invase da gazebo di bar e ristoranti e arredi – cioè vasi, transenne, panettoni ecc. – a protezione di monumenti e centri storici sempre più snaturati (e non perché siano vissuti e corrotti, ma anzi proprio perché a volte preservati come bomboniere su un centrino: degenerati in parchi a tema, destinati al consumo e nessun’altra dimensione della vita). Qualche giorno fa richiamavo un articolo sulla devastazione architettonica della stazione Termini, ma potrei parlare di Piazza della Signoria a Firenze, che è ormai una pena guardare. Le denunciate devastazioni di Milano sono davvero nulla a confronto. Tra l’altro lì entro pochi giorni tutto ritornerà come prima.

Ma allora, se i danni reali sono stati in fondo poca cosa, ciò che ha indignato dei gesti di rivolta non sono stati gli effetti ma evidentemente i gesti di rivolta come tali. E qui mi pare un fatto significativo che la reazione generale – anche ripeto di persone non proprio sprovvedute – sia stata il sentire come un oltraggio a loro stesse l’attacco alla vetrina di un concessionario di BMW o a una bella coupé: proprio un’identificazione con la cosa, neppure l’empatia con il proprietario – una piena identificazione che va interamente al di là di ogni difesa di reali interessi materiali. Così il giorno dopo i cittadini si “rimboccano le maniche” e “ripuliscono” la città. “E’ partita sul web la mobilitazione con il nome di “Nessuno tocchi Milano” che domenica 3 maggio dalle ore 16 vuol riappropriarsi della città che tutti noi amiamo”. Uno scenario alla Ballard (sarà che sono fissata con Ballard).

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