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Federazione della Siria del Nord: un’alternativa per il Medioriente. Incontro con Hediye Yûsif

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Hediye Yûsif, co- presidente del consiglio costituente della Federazione del Nord, ci accoglie nel palazzo del coordinamento del consiglio di Cîzire. Dopo le brevi presentazioni reciproche ci spiega subito quale sia il significato politico e sociale del progetto della “Federazione della Siria del Nord” partendo dal contesto siriano. Il Contratto Sociale della Federazione della Siria del Nord è nato nel Dicembre 2016 con un’assemblea unitaria dei tre cantoni del Rojava che avevano dichiarato Autonomia Democratica nel 2014, dai rappresentanti dei consigli delle nuove aree liberate e da quelli di associazioni sociali, culturali, religiose e linguistiche. Il processo è durato mesi, dopo la discussione nell’assemblea plenaria la bozza del contratto sociale è stata ridiscussa nelle comuni prima di essere approvata.

Come in altre regioni del Medioriente i confini artificiali imposti dalle potenze coloniali e i forzati tentativi di costituire degli stati nazione hanno prodotto oppressione, guerre intestine fino ad arrivare al caos attuale. In Siria il regime del partito Baath dal 1963 ha sempre riconosciuto solo l’identità araba siriana, non riconoscendo quelle delle altre popolazioni che vivano nei suoi confini; in particolare quella dei curdi, ma anche di assiri, turcomanni, ceceni e armeni. Il regime impediva che i curdi svolgessero attività economiche e che potessero sostentarsi, favorendo esclusivamente le attività degli arabi che aveva stanziato in Rojava per rompere l’omogeneità curda della regione, creando la cosiddetta cintura araba. Sessant’anni di oppressione e di lavoro clandestino sono usciti allo scoperto il 19 luglio 2012 con la cacciata del regime. La propaganda del regime ha sempre cercato di spaventare le altre minoranze della regione sostenendo che uno stato nazionale curdo sarebbe stato oppressivo nei loro confronti. Ma da anni il movimento che ha portato alla rivoluzione in Rojava, basato sull’ideologia della nazione democratica elaborata da Abdullah Öcalan, aveva abbandonato l’idea di creare uno stato, consapevole che l’unica soluzione realistica per la Siria fosse un sistema in cui i diritti di tutti fossero riconosciuti e protetti: “I curdi sanno benissimo quanto lo stato nazione danneggi la società e quanto sia il centro dell’approfondimento delle contraddizioni e problematiche nella società. Sapevano che l’intento di creare uno stato nazione avrebbe soltanto allungato la guerra, avrebbe prolungato i problemi e che si sarebbe riproposto il sistema del regime sotto il quale avevano vissuto, ovvero il sistema che tutti gli stati nazione hanno proposto fino ad ora. Per questo l’organizzazione del popolo curdo era alla ricerca di una soluzione. Quando c’è stata la rivoluzione del Rojava in Siria si è organizzato secondo la filosofia della nazione democratica la quale si basa sulla fratellanza dei popoli, la parità di genere, prende come base i giovani e un sistema democratico”.

Oltre ad essere una realtà concreta nella Siria del Nord, è anche una proposta realistica in tutta la Siria per fermare la guerra. Hediye Yûsif ci spiega che il movimento è stato sempre aperto al dialogo ed ha fatto più volte appello perché si trovasse una soluzione politica, in particolare nel conflitto con il regime di Bashar al-Assad: “Abbiamo liberato gran parte della Siria, abbiamo in progetto una proposta. Se il regime reagirà in maniera violenta ovviamente noi risponderemo, ma comunque noi pensiamo che sia possibile portare avanti un dialogo dal punto di vista politico e faremo di tutto perché ciò accada.”

Rispetto al sistema dei consigli la Federazione ha un ruolo di coordinamento, ne stabilisce i principi di base e si occupa insieme alle comuni di alcuni aspetti generali: l’autodifesa, l’istruzione (nelle scuole verranno insegnate tutte le lingue presenti sul territorio) e, in maniera dirimente, la diplomazia. Alle donne e ai giovani è riconosciuto un ruolo di avanguardia e un’importanza fondamentale per la società, hanno le loro organizzazioni a tutti i livelli della Federazione e viene loro riconosciuto il diritto di voto, fatto tutt’altro che scontato in Medioriente, con l’obbiettivo di realizzare la parità di genere e una vita libera. Le proprietà privata viene garantita fintanto che non diventi monopolio o non sia riconosciuta dalla società come dannosa per il bene comune.

Il processo rivoluzionario che ha portato alla nascita della Federazione si fonda sulla partecipazione della società e sulla lungimirante capacità di fare breccia tra le contraddizioni delle potenze imperialiste che intervengono nell’area per i propri interessi. Hediye Yûsif ci spiega che hanno rapporti con la Russia nella speranza che faccia pressioni sul regime di Assad per porre fine alla guerra: “La Russia poteva avere un ruolo positivo perché ha un’influenza sulla regione. Ma vuole proteggere i propri interessi e sta facendo un gioco che non le va neanche a favore. A seconda dei momenti si allea con Turchia o con il regime e l’Iran passando da una parte all’altra. Vista la sua influenza sul regime abbiamo un confronto, sperando che faccia pressioni affinché si possa arrivare ad un dialogo per una Siria democratica.” Dall’altra parte ci sono gli Stati Uniti, che non hanno mai preso in considerazione la forza politica e militare della rivoluzione fino a quando, dopo la resistenza di Kobane, si sono resi conto che si trattava dell’unica forza che potesse fermare Daesh. Gli USA sono contrari al dialogo tra Federazione e Russia: “Però per esempio, ad Afrin siamo in pericolo perché la  Turchia continua a bombardare. La Russia ci sostiene in quell’area e a Mambij. Però a Deir el-zor non accetta che passiamo dall’altra parte dell’Eufrate e quindi in quella zona siamo in relazione con gli Stati Uniti. In tutte le regioni noi agiamo con l’obbiettivo di proteggere la popolazione, quindi dialoghiamo con chi vi ha influenza. Naturalmente anche tra di loro sono in contrasto e dialogo per capire come dividersi le sfere di influenza, noi però abbiamo un dialogo sul presupposto che possano giocare un ruolo nella decisione di come organizzare il futuro della Siria quando sarà finita la guerra. “

Nonostante la Federazione sia ormai una realtà concreta per la Siria i suoi rappresentati diplomatici non sono mai stati invitati agli incontri internazionali per trovare una soluzione al caos mediorientale, soprattutto per le pressione della Turchia: “Ogni volta che ci sono stati degli incontri nei quali si parlava della Siria e di come riorganizzare la geografia della Siria noi abbiamo sempre ripetuto che era necessario che noi fossimo presenti, perché noi siamo un pezzo di politica in Siria che ha alle spalle una popolazione, una società. Non siamo un partito con un progetto personale o di una famiglia, noi rappresentiamo 2 milioni e mezzo di persone che prendono parte all’autonomia democratica, più di 50 mila inquadrati nelle nostre forze militari e fino ad ora dal punto di vista economico noi ci siamo sostenuti da soli e non abbiamo aiuti economici da nessuna potenza internazionale. Sono tre anni che andiamo avanti solo con le nostre possibilità”.

L’incontro si conclude con l’augurio da parte di Hedyie Yusif per i militanti italiani: “Ez ji bo hevalen serkeftin dixwasim” (Voglio la vittoria per i compagni).

 

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