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Svezia, antifascista condannato a sei anni e mezzo di carcere

 

Così oggi scoccherà l’ora del verdetto. La domanda è: sarà proporzionato a quanto accaduto nel sobborgo di Karrtorp a Stoccolma? Sarà proporzionato ai verdetti comminati ai nazisti? Probabilmente no. Il pubblico ministero ha chiesto una pena di 7 anni. E’ quello stesso pubblico ministero soddisfatto dei pochi mesi di carcere per i nazi che avevano attaccato la manifestazione pacifica. Lo stesso pubblico ministero che, nell’arringa finale, disse che era sufficiente il chiedere alla gente di partecipare ad una manifestazione pacifica per essere processato come un leader.

Non mi faccio illusioni di uscirne oggi da uomo libero. Mentirei se vi dicessi che non penso sia dura sopportare 7 anni di prigione, ma non cambierebbe nulla. Sono e sempre rimarrò un fedele antifascista, e all’esterno qualcun’altro si troverà al posto mio. Questa lettera sarà l’ultima che scriverò su questa pagina, dopo di che il mio desiderio è che venga usata per sostenere altri antifascisti. La caccia alle streghe agli antifascisti è appena iniziata, e molti altri stanno aspettando il loro turno di affrontare il processo per quanto avvenuto a Karrtorp. In ogni caso, questa è la mia lettera. Sono cresciuto nella città di Linkoping durante gli anni ’80 e ’90. All’epoca, Linkoping era il centro di produzione della musica del white power in tutta Europa. C’erano varie organizzazioni naziste e le strade pullulavano di fascisti. I nazi assassinavano, assalivano e minacciavano la gente. Per certo, nel 1997 attaccarono una manifestazione antirazzista pacifica con le stesse modalità che hanno recentemente impiegato a Karrtorp.

Ricordo quando fui chiamato sporco immigrato* per la prima volta all’età di sette anni. Era il 1986. Ora siamo nel 2014 ed oggi, quando mio figlio di 6 anni si stava recando a visitarmi, è stato apostrofato nello stesso modo. Alcune cose non cambiano mai. I razzisti diffondono il loro odio stomachevole ed i fascisti attaccano chiunque osi ergersi contro di loro.

La polizia è stata incapace di difendere la manifestazione antirazzista a Linkoping nel 1997, proprio come è stata incapace di difendere la manifestazione di Karrtorp sedici anni dopo. La differenza è che a Linkoping solo in pochi hanno osato difendersi, a Karrtorp eravamo oltre un centinaio. Siamo rimasti uniti ed abbiamo cacciato via i nazi!

Quindi, a proposito della violenza. Ecco dove entrano in gioco le discussioni sulle diverse facce della stessa moneta. I narcisisti come i cosidetti giornalisti Janne Josefsson e Jan Guillou piangono lacrime di coccodrillo e parlano di come sia impossibile rivendicare l’autodifesa quando qualcuno è stato accoltellato alla schiena. Ma per capire la violenza, dobbiamo rivolgere lo sguardo a ciò che è effettivamente accaduto. Circa 30 nazi attaccano una manifestazione pacifica. I nazi si sono armati di mazze, bottiglie di vetro e coltelli. Almeno uno dei nazi è corso incontro alla manifestazione pacifica con un coltello sguainato in mano. Diverse lame sono state successivamente rinvenute nei pressi del luogo in cui i nazi sono stati infine arrestati. Diversi dei nazi che avevano partecipato all’attacco sono stati precedentemente imputati per violenti attacchi in cui delle persone sono state accoltellate, e persino uccise. Al momento dell’attacco erano presenti solo sei poliziotti, i quali hanno tutti dichiarato di non avere avuto alcuna possibilità di proteggere la manifestazione, essendo soverchiati. Il nazi che è stato colpito dal coltello era nella prima linea degli aggressori, pesantemente coinvolto nella mischia con i manifestanti antirazzisti. E’ stato colpito nella piazza di Karrtorp, prima che arrivassero i rinforzi di polizia. Di tutto questo ci sono già le prove, è tutto comprovato.

Può sembrare freddo e spietato colpire qualcuno con un coltello. Ma, per favore, considerate la situazione e quello di cui si è mostrato capace il movimento nazista svedese (vari accoltellamenti e persino assassinii negli ultimi anni) e che gli stessi poliziotti hanno dichiarato di non avere avuto modo di proteggerci. Ed il fatto che almeno uno dei nazi, e probabilmente altri di loro, avesse la lama sguainata nel corso dell’aggressione. Fate la somma di tutto ciò e forse potrete avere un’istantanea di tutte le cose che sono sfrecciate nella mia mente in quel momento. Detto questo voglio aggiungere che la violenza non deve mai diventare un fine a sé, deve sempre essere analizzata ed altre modalità d’azione devono sempre venire considerate. Il contrattaccare a Karrtorp è stata una necessità tattica. Infine voglio ringraziare ancora tutti quelli che hanno mostrato il loro sostegno a me ed alla mia famiglia. Per me significa il mondo. E a tutti quelli che di voi continuano la lotta contro il razzismo ed il fascismo nelle proprie scuole, posti di lavoro, nell’arte e nella musica o sulle strade – vi amo!

State uniti e prendetevi cura gli uni degli altri.

Keepers of the Faith /Joel

 

*qui con una connotazione di riferimento all’area mediterranea

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