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Migliaia in piazza a Firenze per Orso Tekoşer

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Oggi le strade di Firenze si sono colorate delle mille bandiere della rivoluzione confederale, femminista ed ecologista della Siria del Nord e dell’Est, per ricordare uno dei suoi figli: Lorenzo “Orso” Tekoser, caduto in battaglia a Baghouz.

Ad aprire il corteo i familiari e gli amici di Orso, insieme ai tanti e le tante combattenti YPG e YPJ arrivati in città da tutta l’Europa.

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E proprio dalle parole di suo padre Alessandro e dei combattenti internazionali è emerso nel modo più chiaro e importante il messaggio della piazza di oggi: ricordiamo Orso come partigiano, ma anche come ragazzo. Un ragazzo di Rifredi, periferia nord di Firenze, che nella vita di tutti i giorni sentiva che gli mancava qualcosa. E che con tutta l’umiltà del mondo ha deciso di dare un piccolo, ma fondamentale contributo alla costruzione di un mondo migliore per tutte e tutti noi. Lo stesso piccolo contributo che come lui decine di migliaia di uomini e donne provenienti da tutto il mondo – dall’Europa e dalle Americhe, ma soprattutto curdi, arabi, siriani, turcomanni, assiri, yazidi… – hanno scelto di dare, tante piccole gocce che hanno scatenato una tempesta nel nostro secolo. La rivoluzione delle donne e dei popoli, che ha liberato il mondo dalla barbarie dello Stato Islamico e che tutt’ora si difende contro uno degli eserciti più potenti della Nato, comandato dal fascista Erdogan.

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Degli ipocriti tweet dei politici italiani non ce ne facciamo nulla: queste persone devono essere inchiodate alle loro responsabilità. L’Italia deve essere costretta a schierarsi, riconoscendo la Federazione della Siria del Nord e dell’Est, grande protagonista della sconfitta del califfato e tutt’oggi grande assente ai tavoli internazionali che vogliono decidere il futuro della Siria. Il nostro paese deve smettere di rifornire di armi l’esercito turco e le milizie jihadiste che combattono al suo fianco. E abbiamo tutte e tutti la responsabilità di far sì che queste rivendicazioni diventino realtà.

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Ma scegliere di ricordare Orso come il ragazzo che era ci pone davanti alla nostra più grande responsabilità, perché ci dice che tutte e tutti noi possiamo e dobbiamo contribuire a costruire un mondo diverso anche alle nostre latitudini, affrontando con il suo stesso sorriso i rischi e i pericoli delle scelte partigiane.

Difendere la rivoluzione in Siria vuol dire anche far sì che non sia l’unica rivoluzione che il nostro secolo conoscerà.

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