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Aleksandra Kollontaj

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Aleksandra Kollontai nacque a San Pietroburgo il 31 marzo 1872 da Mikhail Domontovich, generale dell’esercito dello zar e da Aleksandra Masalin-Mrovinsky, figlia di un noto commerciante finlandese di legname.

Aderì al movimento socialdemocratico in Svizzera dove si trovava per motivi di studio; rimase neutrale fino al 1903 quando a seguito della scissione tra menscevichi e bolscevichi si schierò con i primi. Molti dei suoi anni li passò in esilio, dove fu attiva sia come scrittrice che come oratrice in vari paesi tra i quali Germania, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Scandinavia e Stati Uniti. Tra le opere da lei scritte va menzionata il romanzo “Amore Rosso”. Grazie alle sue conoscenze linguistiche fu nominata nel 1924 ambasciatrice in Norvegia prima donna al mondo a rivestire tale carica diplomatica.

La Kollontaj era tra gli operai che marciarono il 9 gennaio 1905 verso il Palazzo d’Inverno, prese parte alle gloriose giornate che seguirono dove si distinse quale brillante oratrice. Fu allora che conobbe Lenin appena tornato dall’emigrazione. Anche negli anni che seguirono, che furono contraddistinti dalla feroce repressione zarista, svolse un intensa attività tra le operaie di Pietroburgo. Nel 1908 venne processata per ben due volte con le accuse di aver svolto attività antigovernativa tra le operaie tessili e di aver fatto appello alla rivolta nel suo opuscolo La Finlandia e il socialismo. Dopo questi eventi riparò all’estero. Anche all’estero trascorse i suoi anni all’insegna di un intensa attività politica. In Germania si adoperò nel settore della propaganda e dell’agitazione per conto del locale partito socialdemocratico, in Inghilterra si batté con gli operai per il suffragio universale, a Parigi organizzò uno sciopero di operaie per il partito socialista, e prese parte alle lotte operaie in Belgio, Svezia e Norvegia. Tenne anche lezioni alla scuola di partito organizzata da Lenin.

Nel 1910 venne delegata all’8° congresso della II Internazionale. In quegli stessi anni scrisse anche molte opere come La donna e la maternità, Le basi sociali della questione femminile, incontrò numerose personalità come Rose Luxemburg, Clare Zetkin, Karl Liebknecht, Auguste Babel. Lo scoppio del primo conflitto mondiale la portò su posizioni decisamente antimperialiste, ma ciò la fece prima espellere dalla Svezia e successivamente dalla Danimarca, quindi si trasferì in Norvegia. Qui si adoperò per l’unità della sinistra scandinava come richiestole da Lenin, tant’è che alla conferenza di Zimmerwald i socialisti scandinavi si schierarono sulle posizioni di Lenin. Fra il 1915 e il 1916 viaggia attraverso l’America per perorare la causa socialista e per promuovere varie conferenze di pace. Tornò in Scandinavia il 14 marzo 1916. Nel febbraio del 1917 gli operai e i soldati abbatterono il regime zarista la Kollontaj fece subito ritorno dall’esilio. Prima di partire ricevette una lettera di Lenin, in cui spiegava che i fatti di febbraio erano soltanto la prima tappa della rivoluzione e che non bisognava avere nessuna fiducia del governo provvisorio. Invece bisognava organizzare le masse preparando una nuova rivoluzione. Queste idee vennero sviluppate nelle Lettere da lontano due delle quali portate direttamente dalla Kollontaj a Pietrogrado.

Il 3 aprile Lenin giunse nella capitale russa, e subito infiammò le masse con le sue famose Tesi d’aprile, che esprimevano con forza il passaggio di potere dal governo provvisorio, espressione della borghesia capitalista, al soviet degli operai. Quindi nel mese di luglio i bolscevichi, su ordini di Lenin, tentarono la via insurrezionale il governo provvisorio non si fece cogliere impreparato sparando sui manifestanti e arrestando i vertici del partito comunista tra i quali la Kollontaj. Questa passò in carcere i mesi di luglio e agosto. Partecipò attivamente alle riunioni del Comitato Centrale, tra cui quella del 10 ottobre che approvò la risoluzione sui preparativi dell’insurrezione armata. Subito dopo la conquista del potere venne nominata commissario del popolo all’assistenza statale. Nel 1926 venne nominata ambasciatrice in Messico fino al 1930 quando divenne ambasciatrice in Svezia. Dal 1934 al 1938 la Kollontaj fu membro della delegazione sovietica alla Società delle Nazioni a Ginevra, nel 1946 si ritirò dall’attività diplomatica il governo norvegese le conferì l’Ordine di Sant’Olaf, morì a Mosca il 9 marzo 1952.

Conosceva sia il norvegese che lo svedese a causa della sua permanenza in quelle terre, poiché vi si stabilì come emigrante politica. Il suo compito primario era quello di far pervenire a San Pietroburgo via Stoccolma, le direttive di Lenin dalla Svizzera. Infatti per questa sua attività fu dapprima arrestata e dopo tempo espulsa nel 1914 da un decreto firmato da Gustavo V. Lo stesso re svedese la riceverà nel 1930 come ambasciatrice dell’Unione Sovietica, provando un notevole imbarazzo, tanto che il giorno seguente alla consegna delle credenziali diplomatiche abrogò quel decreto che nel novembre del 1914 espelleva la diplomatica sovietica. Comunque la vita della Kollontaj fu sempre movimentata, infatti già a soli sedici anni conseguì il diploma di maestra, professione che essa esercitò nella campagna russa. A soli 18 anni nel 1890 si sposò con l’ingegner Kollontaj che terminò dopo appena tre anni di matrimonio. Poco più che ventenne abbracciò gli ideali socialdemocratici. Il ruolo subalterno delle donne la portò a comprendere la necessità di legare la lotta per l’emancipazione della donna alla lotta di liberazione della classe operaia.

Guarda “Aleksandra Kollontaj tra marxismo e femminismo.Una liaison dangereuse? – Monica Quirico“:

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