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Carcere di Torino: violenze e torture nei confronti dei detenuti

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Qualcosa si è finalmente incrinato nella fortezza dell’arbitrio totale e della violenza fatta sistema che è l’istituzione carceraria. Dopo due anni di indagini infatti si è conclusa un’operazione che vede imputati 25 indagati della Casa circondariale Lorusso e Cutugno…nomi grossi anzi i nomi più grossi perchè come ben si sa il pesce puzza sempre dalla testa: Giovanni Battista Alberatonza, capo delle guardie, i rappresentanti del sindacato di polizia penitenziaria, l’Osapp , l’ispettore Maurizio Gebba  ma tra tutti  non può non spiccare l’emerito Direttore Domenico Minervini.

Proprio lui che più volte si è definito all’interno di congressi e incontri pubblici  “direttore libertario” , che ha sostenuto a gran voce che “i detenuti non devono stare in cella e devono impiegare più tempo in attività culturali, sportive e lavorative”, che ha “aperto” il carcere di Torino sulla fine del 2016 dando vita ad un ristorante “gourmet” all’interno delle mura carcerarie: accecante specchietto per le allodole per celare ciò che proprio in quegli anni stava davvero accadendo li dentro grazie alla sua totale connivenza. Eh si perchè nelle indagini si legge che proprio mentre la gente si lavava la coscienza mangiando al ristorante del carcere contemporaneamente proprio nei primi mesi del 2017 decine di detenuti sono stati picchiati, insultati, umiliati e vessati dai secondini…In questo caso diventa molto arduo per Lor Signori ridurre tutto come spesso avviene quando si parla di abusi di polizia a singole “mele marce”: eh no..si legge nelle indagini che esistevano addirittura 4 celle della X sezione “dedicate” a questi pestaggi punitivi talmente cruenti e sistematici che l’accusa è quella di TORTURA.
I detenuti erano chiaramente costretti a mentire anche quando giungevano in infermeria per essere medicati: in molti però hanno trovato il coraggio di inoltrare segnalazioni  e denunce delle violenze subite al Direttore del carcere che per il suo silenzio e la sua omertà si è guadagnato l’accusa di favoreggiamento e omissione di denunce di reati. Anche sul tavolo della garante dei diritti dei detenuti Monica Gallo sono giunte chiaramente inascoltate le medesime richieste di aiuto: stessa sorte , ce lo ricordiamo bene, era toccata ai dubbi e agli interrogativi dei familiari del detenuto che si era “suicidato”nel carcere di Saluzzo sempre nel 2017….tutto come sempre bloccato e insabbiato nei cassetti dello stesso tavolo.

Sappiamo bene che non è l’indignazione la reazione giusta a questi episodi: non sono l’eccezione ma la regola stessa su cui si fonda e si autoalimenta il sistema carcere pensato e costruito per reprimere e annicchilire le persone attraverso la normalizzazione della violenza e dell’abuso.
Non ci illudiamo che gli illustri indagati dovranno davvero rispondere degli abomini che hanno compiuto in questi anni…la legge, lo sappiamo bene , non coincide quasi mai con la giustizia ma teniamo l’attenzione sempre alta e non dimentichiamo che quelle mura proteggono e tutelano agenti  che urlano “10 100 1000 Cucchi” o “Più corde e sgabelli per tutti” con le mani che grondano del sangue di chissa quanti detenuti.

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