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Costruzione del/la martire e strategie del consenso

A proposito della Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi

La decisione del Governo di istituire la Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi il 9 Febbraio, anniversario della morte di Eluana Englaro, rappresenta un tentativo di mistificarne la memoria che lascia allibiti. Nel comunicato di partecipazione redatto dalla sottosegretaria alla Salute Eugenia Roccella, Eluana, da simbolo della lotta per la propria autodeterminazione, diventa martire di una magistratura assassina, incarnazione di un diritto allo Stato Vegetativo negato. Alla sua vicenda viene conferita una esemplarità che, in assoluta malafede, la piega a prova del 9 di un teorema politico.

Ma come spiegare la sfacciataggine di chi per costruire consensi attorno alla propria ideologia si rivolge proprio alle vicende umane che ne hanno rappresentato lo scacco?

Siamo di fronte ad una retorica capace di riassorbire ogni devianza, ogni percorso altro, sterilizzandolo e rifunzionalizzandolo nel quadro di una narrazione pro-vita che tutto ingloba; una narrazione tanto totale quanto totalitaria. Totalitaria, infatti, continua ad apparirci la volontà di erigere un determinato concetto di vita, sorto nel quadro della militanza fondamentalista cattolica, al rango di universale che tutti include e che, dunque, tutti può normare.

Le individualità che, come Eluana, sono sfuggite a questo imperialismo ideologico, determinandosi nella libera scelta su di sé, sono allora un elemento a-normato che va ricondotto ad un quadro di ordinata adesione, seppur postuma. Ci troviamo di fronte al delirio totalitario di un’ ideologia che quando non riesce a controllare i corpi vivi si rivolge a normalizzarne la memoria. Così che questa non rappresenti più il luogo di una pluralità conflittuale ma di una omogeneità ideologicamente pacificata. Per citare testualmente il comunicato: “Con questa giornata il ricordo di Eluana non sarà più una memoria che divide ma un momento di condivisione per un obiettivo che ci unisce tutti”. Peccato che questa presunta pacificazione sia ancora una volta costruita sui corpi e loro malgrado. Vivi o morti che siano, fatti di carne o memoria, questi restano il luogo dove affermare il primato di una parte al potere.

Quanto meno insoddisfacente come risposta politica ci sembra la proposta di istituire il 9 Febbraio la Giornata della libertà di scelta sulla propria vita. Non ci interessa monumentalizzare le lotte a colpi di Giornate Nazionali, né tanto meno di fare di una storia individuale come quella di Eluana un santino facilmente strumentalizzabile. Tali risposte ci sembrano collocarsi comunque nel solco di una mentalità che vede nei corpi e nella loro memoria non gli agenti bensì il campo di una battaglia politica. A questa mentalità rispondiamo che il valore politico di un vissuto non può essere determinato a posteriori dalla retorica celebrativa di chi sopravvive ma solo dalla lotta che questo ha incarnato.

Laboratorio Sguardi sui Generis – Torino
sguardisuigeneris.blogspot.com

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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