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Pisa: Otto marzo, la marea femminista

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Anche a Pisa per il secondo anno si è svolto lo sciopero e la mobilitazione trasfemminista globale Non Una Di Meno, un migliaio al corteo serale. 

 

E’ passato un anno dal primo sciopero internazionale delle donne, la storica giornata che anche a Pisa ha visto scendere in piazza migliaia di persone ed è terminato con l’occupazione della Mala Șervanen Jin. Durante quest’anno in tutta Italia si sono ulteriormente sviluppate le lotte per i diritti delle donne, contro la violenza domestica e istituzionale. La rete nazionale di Non Una Di Meno ha lavorato duramente per produrre un Piano Antiviolenza, intorno a otto punti fondamentali; nei cortei e nelle mobilitazioni che si sono tenute in tutta Italia sta il tentativo di iniziare a dare corpo alle proprie rivendicazioni. A Pisa la giornata dell’otto marzo è stata veramente intensa, cominciata nella prima mattina per concludersi in tarda serata dopo il corteo. Alle 10 si è tenuto un presidio di fronte al tribunale per denunciare il meccanismo perverso che impedisce alle donne vittime di stalking e violenza di ottenere protezione e giustizia. Troppo spesso infatti le denunce cadono nel vuoto, lasciando spazio a comportamenti sempre più violenti e a vere e proprie tragedie. E ancora, sempre nei tribunli, si consuma il vergognoso rito processuale che vede troppo spesso le donne vittime di stupro trasformate in “imputate”, con interrogatori feroci e colpevolizzanti.

Solo per citare due recenti casi emblematici: la ex moglie del carabiniere di Latina aveva a più riprese denunciato i comportamenti violenti, senza ottenere alcuna protezione, fino al tentato femminicidio e l’omicidio delle figlie da parte di lui. O ancora l’interrogatorio sostenuto dalle due studentesse americane, violentate da due carabinieri a Firenze, trattate dall’avvocato della difesa alla stregua di imputate più che vittime di un feroce crimine.
Sempre durante la mattinata le donne si sono mosse per la città, vestendo le statue con cartelli e drappi che rilanciavano lo sciopero e la mobilitazione del pomeriggio. Anche alcune vie e piazze sono state rinominate; Piazza Vittorio Emanuele, da cui sarebbe partita la manifestazione, è stata dedicata a Pamela Mastropietro, ragazza brutalmente uccisa a Macerata.
Durante queste azioni le donne di Non Una Di Meno si sono imbattute nel patetico alzabandiera organizzato dal Comune di Pisa; è ricorrenza infatti che per l’otto marzo le istituzioni innalzino sul ponte di mezzo una grande bandiera col simbolo femminista. Con questa operazione il Partito Democratico, nella persona dell’Assessora alle Pari Opportunità Chiofalo, voleva provare a strumentalizzare le mobilitazioni femministe, cercando di elemosinare qualche consenso in più in vista delle amministrative di maggio che si prefigurano disastrose. Operazione fallita, visto che il gruppo di attiviste che si è imbattuto nell’alzabandiera ha sonoramente contestato le istituzioni lì presenti, al grido “vergogna”, con alcuni interventi che hanno ricordato le responsabilità del Partito Democratico negli sgomberi degli spazi femministi avvenuti alcuni mesi prima.
Alle 14.00 in Piazza Vittorio Emanuele si è tenuta la piazza tematica che anticipava il corteo; otto spazi informativi a rappresentare gli otto punti del Piano Antiviolenza scritto dalla rete nazionale di Non Una Di Meno. La scelta della piazza non è stata casuale: ci si è voluti riappropriare dello spazio che alcune settimane fa era stato militarizzato e reso inaccessibile per consentire il comizio razzista e violento di Matteo Salvini.
Quando la piazza si è infine riempita, verso le 16.30, è partito il corteo. Durante il tragitto una serie di bersagli sono stati sanzionati: al Provveditorato è stato appeso uno striscione che denunciava i mille ostacoli che vengono posti all’interno delle scuole per impedire di parlare di contraccezione, bullismo e omofobia. Le sedi di Tirreno e Nazione sono state tappezzate di manifesti che riportavano esempi della narrazione tossica con cui i giornali si approcciano alla violenza di genere. Sotto il Comune e sul Ponte di Mezzo sono stati esposti alcuni striscioni per denunciare la violenza istituzionale, l’emergenza abitativa ed economica in questa città, e l’assurda militarizzazione delle strade.
Il corteo è poi continuato su Borgo, Piazza dei Miracoli per concludersi in Piazza dei Cavalieri, segnato dalle caratteristiche orme rosa che hanno accompagnato anche la manifestazione dell’anno scorso.
Anche quest’anno lo sciopero dell’otto marzo è stato un successo. Centinaia di donne e uomini sono scesi in piazza per continuare a rendere reale, a partire dalle proprie pratiche, il Piano Antiviolenza scritto collettivamente negli ultimi mesi. Grande partecipazione, sia come adesione allo sciopero che alle manifestazioni, si è registrata in tutta Italia. Adesso tocca, ancora una volta, lavorare per trasformare l’otto marzo in una pratica quotidiana.

Sabato 10 marzo si terrà alla Mala Șervanen Jin un evento per festeggiare il primo anno di occupazione: Dalle ore 16.00 sarà possibile visitare l’istallazione artistica “Donne: voci e stanze” a cura di Mariella Bertolio; alle 21.00 concerto di Jeka con la presentazione di brani inediti!

 

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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