Ieri pomeriggio in una piazza Castello gremita di persone si è tenuto il presidio organizzato dalla rete transfemminista Non Una Di Meno contro la circolare anti-aborto della Regione Piemonte.
In un momento in cui la pandemia e le misure anticovid impognono restrizioni importanti all’agibilità politica delle piazze, l’appuntamento di questo sabato ha saputo interrompere il ritmo di una quotidianità di numeri e lavoro. Tantissime le donne presenti, giovani e meno giovani, provenienti da tutta la regione, di fronte a un palazzo muto, ovviamente difeso da numerose forze di polizia. Durante la giornata vi sono state numerose prese di parola, per ribadire quanto la circolare dell’assessore Maurizio Marrone sia indecente e da ritirare immediatamente, ma soprattutto ciò che si vuole esprimere è che i diritti delle donne per i quali lottare sono #MoltoPiùDi194. Il noto assessore di FdI ha confermato la sua idiozia e arroganza controbattendo sul Corriere.it che la manifestazione di ieri fosse solo “Retorica, ideologia e ignoranza”. Decisamente si commenta da solo.
È fondamentale nella lotta per la libertà di scelta e di autodeterminazione per le donne inquadrare un contesto sociale e istituzionale in cui questi diritti sono già di per sé limitati e non sufficienti. L’accesso alla salute, in particolare in una fase come questa, diventa centrale soprattutto per le donne e per tutte le persone che vedono la propria autodeterminazione non riconosciuta o minata alla base dalle condizioni materiali in cui si vive. È dunque indissolubile il legame che si instaura tra accesso al welfare, ai servizi, ai documenti per chi è migrante, alla residenza e la possibilità di scelta sul proprio corpo. I medici obiettori nelle strutture pubbliche sono in continuo aumento, l’aborto è già una possibilità a rischio e limitata. È un percorso a ostacoli che dipende tutto dalle possibilità materiali, economiche, di rete sociale di ciascuna rendendolo di fatto un privilegio. In piazza dunque si è manifestato perchè si vuole molto di più di questo.
Ancora una volta le istituzioni non dimostrano alcuna capacità di mettersi in ascolto e di scostarsi dall’immagine di sé stesse, irremovibili, retoriche, incapaci. L’opposizione a questa circolare, tanto sbandierata da chi si autodefinisce a difesa dell’emancipazione e della libertà delle donne, non pare abbia portato ad alcun risultato. Solo la lotta, quotidiana, potrà davvero portare a un cambiamento.
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