
Elezioni: il primo dato della giornata
Aumentano le persone che decidono di non votare. Questo il primo dato importante che sembra emergere in questa tornata elettorale: il dato percentuale dei votanti, quando mancano pochissime sezioni allo scrutinio, è del 75,16%, che caratterizza un calo del 6% a livello nazionale. Il dato pressochè definitivo è sicuramente emblematico e che sottolineano quanto cresca la sfiducia e la disaffezione, portando le percentuali di astensionismo a dei livelli molto alti, unici nella storia della repubblica. Questo perché accade? C’è chi tira in ballo il clima, “colpa del freddo”, la neve in strada e altre cose di questo genere. La verità è che la gente è stanca dei teatrini della politica che ad ogni tornata elettorale si ripetono delineando la miseria dei partiti e dei politicanti di turno, impegnati solo al mantenimento dei propri privilegi.
La disaffezione al voto e le percentuali che questa produce sono il dato più importante di queste elezioni politiche, capace di tradurre il non voto, l’astensionismo come sintomo di un malcontento generalizzato. Certo la scelta del “meno peggio” , incapace di dare prospettive sul lungo termine, porta ancora qualche elettore alle urne, “affezionato” ancora a quel senso morale del diritto al voto palesemente svuotato ed espropriato da chi il potere lo esercita. Non è peraltro da sottovalutare come l’astensionismo record si sia dato soprattutto nelle fasce giovanili della popolazione, che sembra aggiungere più valore alla sfiducia dimostrata nei confronti di un certo tipo di politica. Una traiettoria che segna un rifiuto dei partiti e di identificazione negli stessi in maniera significativa. A questa si aggiunge -nonostante al momento siano ancora parziali i dati- l’affermazione del Movimento 5 Stelle e l’immagine che ci offrono le proiezioni per ora. Importante risulta come questo dato stia scombussolando i sondaggi e le proiezioni, situandosi al di sopra delle aspettative dei più e che offre un quadro non così netto.
La campagna #nonvivotiamoperchè traduce bene la scelta di chi ha deciso di non andare alle urne perché stanchi di essere presi in giro dalla solita alternanza priva di vera alternativa. Se da una parte il “partito dell’astensione” produce dati importanti, dall’altra bisogna praticare una contrapposizione di piazza forte e determinata alle politiche di austerità con l’intento di mettere insieme tutte quelle istanze di lotta ancora troppo frammentate e discontinue creando l’unica vera alternativa dal basso, senza deleghe o rappresentanze di sorta.
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