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Calcio-scommesse, un pantano di corruzione e inside trading

Mentre è spuntato il solito immancabile “pentito” delle inchieste italiane, stavolta made in Singapore, permangono interrogativi cocenti. Per esempio: che diavolo ci faceva uno dei membri della supposta organizzazione criminale croata in un albergo di Lecce, poche ore prima che arrivasse la squadra? Il giorno dopo guardacaso Lecce-Lazio terminò 2-4 per la gioia dei tutti gli scommettitori.

Oppure: perché in Inghilterra piaceva tanto l’Albinoleffe, sulla quale gli scommettitori puntavano dai seicentomila al milione e mezzo di euro ogni domenica?

E ancora: sarebbe andata lo stesso in serie A l’Atalanta senza quelle due, tre partite truccate lo scorso anno in B?

Nelle 338 pagine di ordinanza di custodia cautelare del gip ci sono molte domande. Interessano però le risposte, sicuramente imbarazzanti per chi in questo mondo ci sguazza ma anche scontate, visto che il calcio è la quarta industria italiana per fatturato. Sembra infatti quantomeno ingenuo pensare che un pezzo tanto importante del pil nazionale possa rispondere a esigenze che non siano quelle del mercato e del profitto in generale, ma resti ancorato ai regolamenti e ai lacci imposti da un’astratta lealtà sportiva.

Esattamente come il resto del sistema imprenditoriale italiano, il calcio esprime una realtà fatta di corruzione e inside trading, dove quella che vediamo esposta è solo la punta di un iceberg ben più imponente, radicato e dalle basi solide.

 

a cura della redazione informativa di Radio Blackout

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