
Combattere per poter combattere. Storia del pugilato femminile
Nel mondo sportivo attuale la differenza tra ambito maschile e ambito femminile è ancora accentuata sotto molti punti di vista.
di Roberto Consiglio, da Sport Popolare
Dalla differenza salariale fino, secondo alcuni benpensanti, alla differente tenuta fisica che hanno i due sessi nell’affrontare determinati sforzi, sono ancora moltissime le discriminazioni subite dal mondo femminile (e non nel solo ambito sportivo visto che viviamo in una società patriarcale a 360°).
Per fortuna però ci sono anche episodi che vanno in controtendenza rispetto a questo sessismo sempre più dilagante.
Pochi giorni fa ad esempio, per essere corretti sabato 14 giugno 2025, presso la sede della casa editrice Red Star Press nel quartiere romano di Tor Marancia, è stata presentata una nuova opera letteraria dal titolo Combattere per poter combattere. Gli autori di questo testo, pubblicato nella collana Hellnation Libri, sono Iacopo Ricci e Marta Sicigliano con cui abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere per quella che si è rivelata essere una specie di “intervista doppia”.
La prima domanda che ho rivolto ai due autori è come mai hanno sentito la necessità di scrivere un libro del genere. Per Iacopo la motivazione deriva direttamente dalle atlete che allena quotidianamente alla palestra popolare del LOA Acrobax di Roma e si può dividere in due esigenze in particolare.
Difatti è proprio grazie a queste figure che “ho visto da vicino tutte le difficoltà che le donne vivono in questo sport, dai regolamenti fatti da uomini e pensati per gli uomini, al fatto che una donna muscolosa viene vista come poco femminile e non come performante. Gli esempi sono tantissimi, ma ne ho parlato nel libro e non voglio spoilerare”. Il secondo motivo, prosegue, è che le ragazze che decidono di indossare i guantoni su un ring non hanno, a differenza dei loro colleghi maschi, “tanti riferimenti per cercare i loro idoli sportivi” e, quindi, “mi sembrava giusto dare un contributo”.
Per Marta, invece, questa prima opportunità di partecipare alla stesura di un libro, oltre che essere una sua vera e propria ossessione fin da bambina che non l’ha mai abbandonata, ha rappresentato una vera e propria “chiusura di un cerchio”. Questo perché, nel pieno dell’incertezza legata al futuro lavorativo, “la comunità di persone che attraversano la palestra in cui pratico kick boxing aveva avuto un ruolo centrale nella presa di alcune consapevolezze. Inoltre, sin dai primissimi mesi in cui avevo iniziato questo sport, mi era venuto naturale interessarmi alla rappresentazione del corpo femminile impegnato nello sport da combattimento: ho ancora tanti vecchi bozzetti delle mie compagne di corso, fatti in solitudine sui quaderni da disegno. Da qui la chiusura del cerchio: la possibilità di lavorare a qualcosa di molto concreto come un libro, disegnando qualcosa di molto simile a quello che avevo abbozzato anni prima, ispirata da una comunità che mi aveva dato forza”.
Il libro appena uscito rappresenta un perfetto ibrido tra parte scritta e testo a fumetti. Questa decisione è stata presa, ci spiega Jacopo, sia per dare forza e significato al testo ma anche perché, così facendo, i due autori sarebbero cascati in piedi visto che il modo di disegnare di Marta, per l’allenatore della popolare dell’Acrobax, viene descritto come “molto emozionale”.
Combattere per poter combattere fa partire la storia della boxe femminile da un momento preciso: il 1722. Proprio in quell’anno si disputò il primo incontro sul ring, nella Londra dell’epoca vittoriana, tra due atlete passate alla storia:Elizabeth Wilkinson contro Hannah Hyfield.
Per Jacopo, però, sono state altre due le figure che hanno avuto un certo peso nello sviluppo e nella diffusione, a livello globale, di una pratica sportiva come quella della boxe femminile: Belle Martel e Christy Martin visto che “a modo loro hanno saputo imporsi nel loro contesto nella maniera più combattiva e adeguata possibile”. Ma anche qui non si vuole dire nulla di più su ciò che leggerete per non spoilerare.
Secondo Marta, invece, non si può parlare di singoli aneddoti visto che è l’insieme che viene ritenuto fondamentale. Per capire bene il mondo dei guantoni femminili, prosegue la disegnatrice, “non è sufficiente un aneddoto, ma ascoltarle tutte e, possibilmente – nella speranza che questo libro tenda soprattutto a suscitare e alimentare la curiosità piuttosto che soddisfarla – non fermarsi a questa lettura ma andare anche oltre, iniziare a volgere concretamente lo sguardo e l’attenzione alla boxe femminile, esplorare più punti di vista, ma soprattutto ascoltare la voce delle pugili, dare spazio e attenzione alla loro storia sportiva e alla narrazione che loro decidono di dare alla loro vita”.
È innegabile, però , che questa disciplina sportiva abbia portato dei cambiamenti nel panorama femminile. Ad esempio quello legato al concetto che le ragazze coi guantoni hanno saputo riappropriarsi del proprio corpo andando oltre determinati dogmi estetici stereotipati che sono abbastanza ricorrenti quando si affronta una tematica del genere.
Jacopo, su questa visione, è d’accordo e ci spiega che le pugili, nel corso del tempo, “sono atlete che hanno modificato il loro corpo in virtù dello sport che praticano e questo non le rende migliori o peggiori, ma semplicemente diverse rispetto a quando non praticavano questo sport. Piano piano spero ci arrivino tutti e tutte”.
Per Marta, invece, ogni esperienza sul ring rappresenta una storia a sé visto che non tutte le ragazze coi guantoni sono “necessariamente a proprio agio in un corpo che rispecchia quei dogmi estetici femminili – pensiamo al caso in cui l’atleta abbia un’identità non binaria, per fare solo un esempio tra tanti possibili”.
La stessa autrice prosegue affermando si dovrebbe partire dal “ragionare non tanto sul rapporto tra le pugili e il loro corpo, ma sul rapporto tra la società e il corpo delle pugili”. Così facendo – forse – si arriverebbe alla “acquisizione di centralità della boxe femminile può aiutare nella normalizzazione di una fisicità diversa, nonché di un uso diverso del corpo, a discapito delle aspettative socialmente diffuse sul corpo femminile”.
In chiusura chiediamo, dopo tutto il percorso fatto, dove può arrivare il mondo della boxe femminile. A questa domanda risponde solo Jacopo come deciso dagli intervistati.
L’allenatore della palestra popolare ci fa notare come questo ambito sportivo abbia fatto passi enormi in avanti rispetto ad altri sport. Questo nonostante il mondo dei guantoni non abbia prezzi dei biglietti così popolari come in altri ambiti.
Lo stesso Jacopo ci lascia con un esempio: “Il match per il titolo mondiale tra Katie Taylor e Amanda Serrano, che sono state le prime pugili a essere protagoniste di un main event tutto femminile, aveva gli stesso prezzi di qualsiasi altro main event maschile o anche il fatto che finalmente le donne per la prima visita medica agonistica non debbano più fare la mappa cromosomica sono tutti esempi positivi di un cambiamento in atto. Certo, mancano ancora tante cose, ma calcolando come eravamo messi solo 15 anni fa, la strada intrapresa è quella giusta”.
PS: Un ringraziamento speciale alla disegnatrice e all’autore di Combattere per poter combattere per il tempo e la disponibilità mostratami durante questa intervista.
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