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#ManyAgainstENI: iniziative in tutta Italia contro la multinazionale del fossile

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Ieri in diverse città italiane sono andate in scena iniziative contro Eni, il suo ruolo nella devastazione ambientale e climatica e le sue campagne di greenwashing. Le iniziative si sono tenute in contemporanea con l’assemblea degli azionisti della multinazionale del fossile. Riportiamo di seguito i post di alcune mobilitazioni che hanno avuto luogo all’interno della campagna #ManyAgainstEni di Rise Up 4 Climate Justice.

Milano:

 

A San Donato Milanese da un’ora in più di 200 stiamo occupando il cantiere di #Eni nel giorno in cui si tiene l’assemblea degli azionisti della multinazionale.

Abbiamo calato 3 striscioni dalla cima dei palazzi in costruzione.

Con la campagna #manyagainstEni denunciamo i crimini della compagnia più inquinante e devastatrice del Paese, perché è inaccettabile che una delle maggiori responsabili della crisi climatica stia accedendo ai fondi del PNRR per la transizione ecologica, mentre continua ad inquinare e distruggere territori in Italia e nel Sud globale.

Vogliamo giustizia sociale e climatica, vogliamo garantirci un presente ed un futuro. Non può esistere giustizia e transizione in un mondo con #Eni.

Livorno:

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La raffineria di Stagno è un caso paradigmatico del modello di finta transizione voluta dal governo Draghi e dalle multinazionali del fossile.

Da un lato, si vuole realizzare un progetto di “bio-raffineria”: non c’è ancora chiarezza sulla riconversione in bio-raffineria, ma il modello resta quello delle centrali di Gela e Marghera, dove ci si limita a produrre un additivo “bio” a partire da oli esausti e di palma che ammonterà al solo 15% del prodotto finito. Un processo fintamente verde che inasprirà la situazione di degrado ambientale più che decennale di Stagno che non avrà alcun impatto sull’occupazione. Chi continua ad agitare il conflitto tra salute, lavoro e ambiente, lo fa in maniera strumentale: la devastazione di un territorio e i rischi sulla salute dei cittadini non sono accettabili per pochi posti di lavoro in più.

Dall’altro, resta ancora la possibilità che Eni riceva soldi pubblici per realizzare un “gassificatore di rifiuti”, che oltre a mantenere un modello di smaltimento del rifiuto invece che di riciclo – tramutare rifiuti in in metanolo, poi immesso nell’atmosfera – è un impianto pericoloso non solo per i residui prodotto – CO2 – ma anche per le lavorazioni finali.

Per entrambi questi progetti, sono previsti almeno 500 milioni di fondi pubblici presi dal Recovery Fund. Eni Continuerà a fare profitti sull’inquinamento e le fonti fossili, con l’aiuto dei soldi dei cittadini. Sta a noi cominciare a ribaltare il piano.

Inoltre, il presidio di oggi è stata l’occasione per avviare una vera discussione partecipata sulla transizione e sull’utilizzo dei soldi del PNRR, che il governo Draghi ha progettato all’oscuro di tutti. Questo è inaccettabile, soprattutto nei confronti di un territorio come quello di Stagno che risente di un dissesto ambientale strutturale, che ha bisogno di cambiamenti radicali.

È l’occasione per tenere insieme le tante vertenze della regione. Infatti, sono intervenut* anche attivist* che si battono contro la devastazione delle Alpi apuane, l’avvelenamento da “Keu” venuto fuori con le ultime inchieste sulle concerie, l’apertura di nuovi inceneritori e della gigantesca discarica del Limoncino (LI).

Vogliamo avere parola sulla destinazione dei fondi per la Transizione del Recovery Fund.

Vogliamo una transizione che sia radicale, legata alle energie pulite al 100% e alla bonifica, senza profitti, dei territori.

Vogliamo che a pagare sia chi, come Eni, ha inquinato facendo profitti.

Vogliamo risarcimenti riparativi per i Paesi del Sud Globale con cui ENI e le altre multinazionali energetiche hanno contratto un enorme “debito climatico”.

Vogliamo piena continuità di reddito a tutti i lavoratori e le lavoratrici impiegati negli impianti in chiusura o ristrutturazione.

Ravenna:

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NO CCS! La costa di Ravenna è costellata di piattaforme. Sotto ad esse ci sono serbatoi sottomarini che Eni vorrebbe riempire con CO2 di scarto, soluzione tutt’altro che green dei centri di cattura e stoccaggio di anidride carbonica. Anziché orientarsi verso una produzione che si allontana dal carbone fossile, Eni decide di non modificare i propri metodi produttivi, ma di limitarsi a nascondere le briciole della frenetica produzione capitalistica sotto il livello del mare. Vogliamo che queste contraddizioni vengano a galla.

Vogliamo che di questo parlino gli azionisti di Eni oggi in riunione.

Ne oggi né domani né mai; stop al monopolio produttivo delle grandi multinazionali!

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La giornata di lotta continua! Siamo in piazza a Ravenna, dove cittadinə e organizzazioni si sono trovate per denunciare le politiche aggressive e insostenibili di Eni. Siamo tante e tanti. Arrabbiatə, propositivə, pronte a mettersi in gioco per rivendicare il diritto di vivere in un pianeta giusto e sostenibile. Giustizia ecologica, convergenza delle lotte, non sono solo slogan, sono impegni politici che ci portano nelle piazze ad urlare e a rivendicare quelli che sono i nostri diritti e ad agire per un futuro migliore.

Presenzano:

 

Questo pomeriggio in tante e tanti in regione Campania si sono dati appuntamento a Presenzano: realtà del territorio, agricoltori e comitati ambientalisti, insieme alle reti di Stop Biocidio e di Bees Against G20, per dare vita ad una mobilitazione contro la costruzione di una nuova centrale a Turbogas.

Un appuntamento che si inserisce nella cornice della giornata internazionale contro le grandi multinazionali del fossile, lanciato da Rise Up 4 Climate Justice in occasione degli incontri degli azionisti di ENI e altre grandi aziende.

La crisi pandemica ha evidenziato che è arrivato il momento di invertire la rotta, che i combustibili fossili vanno lasciati sotto terra e soprattutto che il modello di sviluppo capitalistico ha miseramente fallito, arricchendo i soliti noti e avvelenando i nostri territori. Giornate come questa servono a ribadire che è arrivato il momento di lasciarselo alle spalle.

Sabato alle 9.30 ci vediamo di nuovo a San Giovanni a Teduccio per manifestare contro la costruzione di un nuovo deposito di gas naturale nel porto industriale di Napoli!

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La settimana di mobilitazione proseguirà nei prossimi giorni con altre iniziative sparse per il territorio italiano!

 

 

 

 

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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