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L’assemblea popolare notav di venerdì 23 settembre: uno sguardo al paese… senza dimenticare il cantiere

Nella serata di ieri il movimento notav è tornasto a riunirsi in assemblea. Uno di quei momenti periodicamente necessari per fare il punto, confrontarsi colettivamente e ripartire con un programma a medio-termine. Grandiosa, come sempre, la partecipazione. Almeno 5/600 persone al salone polivalente di Villarfocchiardo. Qui di seguito, la cronaca della serata da notav.info.

Immediato in apertura un interminabile applauso per Nina e Marianna, le due donne no tav arrestate durante l’ultima manifestazione a Chiomonte. A loro le lacrime e la gioia dell’assemblea, di tutto il movimento, di tutti i valsusini per averle finalmente viste uscire giovedì dal carcere. Durissima in ogni caso l’analisi verso la magistratura che nonostante tutte le azioni di solidarietà e gli attestati di stima e riconoscenza alle due donne – sotto la pressione politica della procura della repubblica di Torino – ha comunque mantenuto delle misure cautelari. Marianna dovrà rimanere nei confini del suo comune di residenza, Nina presso la sua abitazione agli arresti domiciliari, causa il pericolo che reiterino il reato, che continuino ad essere no tav, cosa che di fatto non hanno mai smesso di essere, neanche dietro le sbarre.

L’analisi della difficile fase in cui il movimento è immerso doveva occupare la discussione ma sorpresa per i molti presenti, attraverso proposte, iniziative e interventi molto umani e di lotta si sono trovate  le giuste risposte-proposte per questo intenso autunno che andiamo ad iniziare. Un chiaro intervento del prof. Cancelli ha sancito ancora una volta il legame spesa pubblica-debito-grandi opere. Sempre più di attualità questo collegamento ha aperto questa nuova stagione di lotta, coinvolgendo l’Italia intera. 20 mld di manovra correttiva al bilancio, il declassamento del debito italiano, un agosto rovente associato ad un governoa pezzi e come contropartita le grandi opere con un progetto, la tav Torino Lione che da solo è in grado di ingurgitare 22 mld senza gli interessi e le normali variazioni in corso d’opera classiche dei cantieri italiani. In un grafico analisi-prospettiva associando progetto e imprevisti con una gestione modello italiano della tav potremmo sfiorare i 40 mld di euro per guadagnare un’ora scarsa negli spostamenti tra queste due città. E intanto le scuole chiudono e cadono, insieme agli ospedali e allo stesso comune di Torino che ha dovuto dichiarare il suo dissesto in maniera pubblica, arrivando a cedere le pubbliche GTT (trasporti metropolitani) la partecipazione a SMAT (Società metropolitana acque torino) e la partecipazione ad AES (municipalizzata dell’energia,gas e luce). Il problema di fatto è analizzato così: oggi il tav riesce a fare più danni al portafoglio che alle montagne, cosa sbalorditiva, visto che il movimento no tav della val di Susa nasce spontaneo negli anni novanta dichiarando dapprima il danno ambientale e l’insostenibilità di questo progetto. Tutte queste analisi sono però rappresentate da un cantiere fantasma in val Clarea in cui non ci sono operai e non si lavora e da quelle maledette reti che delimitano più che un cantiere un fortino di polizia. Le reti sono illegali, non ci sono i permessi per iniziare alcun lavoro (vedi ricorsi comunità montana e pronatura torino), né  tecnici né di accordo economico tra Italia e Francia, né europeo per cui la Torino Lione è e rimane sotto osservazione ed esame. Sono reti illegali e fanno male al cuore di chi in val di Susa ci è cresciuto, ci ha vissuto, di chi ama la sua terra e la sua valle. Sono reti che costano 90000 euro al giorno (il sindacato di polizia ha ammesso e pubblicatola cifra) e ogni giorno ci sono persone che non riescono a trovare i soldi per fare la spesa e dar da mangiare ai propri figli. Sono reti che vanno tagliate e tolte, sono reti per aprire un cantiere e questo il movimento lo deve assolutamente impedire. Si è andati alle reti in questi tre mesi in maniera continua, di giorno, di notte, con i lacrimogeni sotto gli idranti e ora si deve tornare. Le accuse al movimento sono state molteplici, violenza, lanci di pietre, sovversione allo stato. Di notte facciamo paura? Le pietre non servono? “Bene, andremo di giorno e le taglieremo, alla luce del sole, da valsusini, mettendoci la faccia, come sempre abbiamo fatto”. Questa in sintesi la risposta proposta dell’assemblea. “Ci saranno i lacrimogeni e le cariche? Torneremo ancora!”

Poi ancora il movimento visto nella sua complessità, la battaglia no tav come bene comune, di tutti gli italiani. In questi mesi come non mai la battaglia no tav è diventata una battaglia italiana, di tutti. Molti che in valle di Susa sono venuti ad aiutare il movimento, molti che nei loro territori sono intervenuti con azioni di solidarietà (es. non c’è stata festa del pd in giro per l’italia che non sia stata contestata). Allora questo movimento assume una composizione doppia, il popolo della val di Susa da un lato e tutta l’Italia che lo sostiene dall’altro. Il primo che vive e lotta per suo essere stesso a Chimonte, il secondo andando fare pressione dove questo affare-furto di denaro pubblico viene generato e creato. Nasce quindi l’idea del No Tav Tour. Dieci grandi ragioni contro l’alta velocità, in dieci piazze italiane con dieci no tav della valle di Susa che le spiegano. Un tour per incontrarsi, per diffondere il movimento, per crescere e andare anche a ringraziare i tanti che nella val di Susa hanno visto una speranza per il loro futuro per il futuro di tutti. Si chiude quindi così questo importante momento di dibattito e discussione. Ancora una volta con un arrivederci a Chiomonte.

 

 

 

 

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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