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Giappone: nessuna mediazione sull’addio al nucleare

Buona parte dei reattori presenti sul territorio sono già stati spenti ma qualcuno non sembra rassegnarsi a questa scelta, soprattutto chi dallo sfruttamento del nucleare trae non pochi profitti, e cerca strategie per non interrompere la produzione.

E’ il caso della centrale Kashiwazaki-Kariwa, nel Giappone centro-occidentale, dove le autorità hanno disposto la costruzione di un muro anti-tsunami attorno al perimetro dell’impianto, che servirebbe a scongiurare il ripetersi di incidenti come quelli di Fukushima e ad ottenere i permessi per la riapertura della centrale.

Ma l’idea, oltre ad essere costosa, non convince la crescente fetta di popolazione convinta che l’addio al nucleare debba essere davvero tale e non negoziabile con stratagemmi di questo tipo.

A dimostrazione di questo continuano le manifestazioni No Nuke per fare pressione sul governo affinché mantenga gli impegni presi; proprio due giorni fa, a Tokio, migliaia di persone hanno sfilato in direzione del National Diet al grido di ‘Bye bye Nuke’.

La manifestazione si è svolta a pochi giorni dall’annuncio da parte della Tepco (l’azienda proprietaria dell’impianto di Fukushima) di voler richiedere altri 120 miliardi di dollari per bonificare l’area colpita dal disastro del 2011.

I tentativi delle lobby economiche di aggirare le promesse del governo in materia di energia nucleare continuano quindi a scontrarsi con una forte opposizione su tutto il territorio nazionale, da parte di una popolazione sempre più convinta che il nucleare sia una scelta troppo costosa e nociva, da abbandonare a favore di altre fonti energetiche.

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