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Da Terrasini a Palermo, un altro no alla discarica!

Dopo l’assedio di Martedì, al consiglio comunale di Terrasini, che aveva indotto l’amministrazione comunale ad esprimere la propria contrarietà al progetto della Itras, i cittadini, costituitisi in diversi comitati territoriali, hanno scelto di dare diverse voci alla loro protesta, giocando su due sponde: mentre nella cittadina si occupava il municipio, in attesa del responso di Palermo, proprio nel capoluogo si svolgeva il presidio di una cinquantina di attivisti. La conferenza, iniziata intorno alle 10:30, si è conclusa intorno alle 14:00.

Il prender tempo, soprattutto difronte al rafforzarsi del dissenso e dell’attenzione mediatica di questi giorni e di stamane, è d’obbligo da parte delle istituzioni chiamate in causa; così, nonostante la consultazione abbia espresso il suo parere negativo (quasi all’unanimità) per una “non conformità” dell’impianto per ragioni territoriali, ambientali e di viabilità dei mezzi addetti alla raccolta e smistaggio dei rifiuti, l’iter di valutazione ed eventuale approvazione del progetto non si ferma qui; la decisione cioè non è definitiva. L’unica certezza in merito è che senza l’iniziativa popolare, nessuno, dal comune di Terrasini alle massime cariche regionali, avrebbe probabilmente sbarrato la strada al progetto proposto dalla Itras, azienda che fa capo all’imprenditore Catanzaro, numero due di Confindustria.

La necessità adesso, per i comitati che guidano la battaglia, è non abbassare la guardia nel tempo che li separa dalla prossima consultazione istituzionale, e in cui si cercherà di far cadere la questione nel dimenticatoio facendola riaffiorare quando gli animi si saranno placati. Ma gli animi di chi potrebbe avere una discarica a 3 chilometri da casa e un flusso quotidiano di “camion di munnizza”, siamo certi si placheranno? Per adesso le scelte prese dai comitati popolari, hanno fatto la differenza per poter avanzare dei piccoli passi verso la vittoria; ma la strada, difronte a questi magnati dell’imprenditoria e a delle istituzioni che li coprono facendo spallucce di fronte all’indignazione della popolazione, è ancora molto lunga.

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