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Assemblea verso La Carovana Ambientale per la Salute dei Territori

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Mentre leggiamo sui giornali le vicende che riguardano la cosiddetta “Terra dei Fanghi”, mentre assistiamo agli sviluppi della tragedia del Mottarone, mentre vediamo ripartire a pieno regime la macchina estrattivista, mentre la politica annuncia una nuova tornata di deregolamentazione degli appalti pubblici, mentre accade tutto questo si rende sempre più evidente quanto la legge del profitto sia incompatibile con la sopravvivenza di larghe fasce della popolazione. In questo senso Rise Up 4 Climate Justice ha lanciato un’assemblea per la costruzione di una Carovana Ambientale per la Salute dei Territori, che ha come obbiettivo quello di sollevvare il nesso rimosso che esiste tra devastazione ambientale e diffusione dell’epidemia, tra inquinamento e salute, tra privatizzazione, sperpero di risorse pubbliche e deficit nella sanità pubblica e territoriale. Di seguito l’indizione dell’assemblea che si terrà online giovedì 3 giugno, alle 18.

Qui il link dell’evento

La crisi pandemica
Da più di un anno ormai ci stiamo confrontando con quella che viene definita l’emergenza da Covid 19. Una pandemia globale che sta sconvolgendo i nostri modi di vita e sta mostrando le fragilità della nostra società. Mentre stiamo scrivendo i morti da Coronavirus sono oltre 3,5 milioni nel mondo, solo in Italia 126mila (la popolazione di una città grande come Bergamo) e l’impressione è che nonostante le vaccinazioni e i lockdown dovremo fare i conti con questa malattia ancora a lungo.
Non serve girarci intorno, le istituzioni del nostro Paese (e più in generale quelle occidentali) hanno fallito nella gestione della pandemia, sono state incapaci di assicurare il benessere collettivo di tutti e tutte. Per salvaguardare un modello di sviluppo dove il privato è più importante dell’interesse comune, dove il mercato ha sempre ragione, dove le scelte politiche vengono prese in base ai pruriti di Confindustria o a qualche variazione nei sondaggi, oggi siamo costretti a vivere in una situazione di emergenza perpetua che sembra via via diventare la nuova “normalità”.
Eppure, le cause dello sviluppo e della diffusione del virus le conosciamo ormai da tempo e hanno a che fare con il modo in cui è organizzata la nostra società e come essa interagisce con la natura.

Quale sanità per quale salute?
Il nostro modello sanitario ha vissuto una radicale trasformazione negli ultimi trent’anni. Pensato come un modello pubblico e universale, attento ai bisogni dei territori, è stato progressivamente smantellato e convertito al profitto. Razionalizzazione, privatizzazioni, logica aziendalista e concentrazione in grandi poli di eccellenza sono stati alcuni dei processi a cui abbiamo assistito. Quando il Coronavirus è arrivato nel nostro Paese abbiamo assistito a una crisi generale del sistema sanitario proprio perché incentrato ormai sul denaro e sulla valorizzazione dei profitti piuttosto che sulla salute e la prevenzione della malattia.

Inquinamento e devastazione ambientale
Diverse ricerche scientifiche hanno trovato una correlazione tra la differente incisività del contagio su base territoriale e l’inquinamento atmosferico generato da produzioni nocive e combustibili fossili. In particolare, pare evidenziarsi una relazione tra inquinamento da PM 2,5 e diffusione del Covid19. Altrettanto importante è considerare il fatto che il Coronavirus colpisce in maniera particolarmente critica i pazienti che presentano quadri clinici già complessi. Secondo una ricerca dell’Oms a livello globale quasi un quarto delle malattie (il 24%) è dovuto ad esposizione a fattori di rischio ambientale.

Agroindustria e deforestazione
Il contatto promiscuo tra uomo e grandi concentrazioni animali all’interno dell’agroindustria è considerato uno dei principali rischi per lo sviluppo e la diffusione di pandemie accanto alla deforestazione dove l’uomo entra in contatto con patogeni sviluppati in ambienti selvaggi con cui non era mai entrato in contatto prima. L’agribusiness è inoltre un fattore di inquinamento ambientale tra i più importanti, secondo una stima dell’ISPRA del 2019 a questo settore vanno imputate il 15,1% di emissioni di polveri (la seconda fonte di inquinamento in Italia).

Globalizzazione e logistica
L’epidemia si è trasformata in una pandemia sulle rotte del mercato globale. Il contagio si è diffuso con una rapidità mai vista prima e la mappa della diffusione coincide con la mappa delle zone più pesantemente infrastrutturate, con una maggiore frequenza di scambi internazionali. Le fabbriche, i magazzini della logistica collegati alle catene del valore globale sono stati importanti luoghi di contagio in Italia. Diversi scioperi sono esplosi durante la prima ondata dell’epidemia a causa del ricatto tra salute e lavoro che veniva imposto ai lavoratori ed alle lavoratrici. I modelli di approvvigionamento e produzione delle merci si sono evidenziate come estremamente fragili e pericolose per la salute di chi vi lavora, ma anche per quella dei consumatori.

Una carovana per una vita degna e giusta
Mentre la gestione dell’epidemia continua la sua disastrosa parabola crediamo che sia il momento di far emergere con forza queste contraddizioni della società in cui viviamo. Crediamo che solo questo sia il modo di conquistarsi una vita degna e giusta per non rimanere in balia della pandemia (e di quelle che verranno). Quanto sta succedendo non ha insegnato niente a politici, industriali e speculatori, che continuano imperterriti la loro opera di devastazione e sfruttamento.
Per questo motivo abbiamo deciso di lanciare una “carovana ambientale per la salute dei territori” che attraversi le zone maggiormente colpite dai danni ambientali di produzioni nocive, grandi opere inutili e speculazioni per discutere con la popolazione, mettere in campo iniziative che indichino i problemi e le responsabilità, per incontrare i movimenti popolari che da anni si battono contro inquinamento e devastazione, contro il cambiamento climatico e le politiche ecocide che continuano a venirci proposte.
Una carovana per costruire, con i movimenti e i comitati, le premesse per affrontare le sfide della transizione ecologica e per intervenire con forza sulle scelte istituzionali di stanziamento dei fondi del NextGeneration EU. Una carovana, quindi, che non si esaurisca nelle varie tappe, ma che apra la strada ai percorsi verso due appuntamenti cruciali per le politiche ambientali: la pre-COP di Milano, dal 30 settembre al 2 ottobre 2021, e la COP26 di Glasgow, dall’1 al 12 novembre 2021. Crediamo che ritessere, riconnettere la ricchezza delle battaglie territoriali sia un passaggio fondamentale per attraversare questi summit con rivendicazioni chiare, forti e radicate e indurre le governance a farci i conti.

Crediamo che sia ora di battersi per costruire un rapporto diverso tra uomo e natura e tra uomo e uomo, crediamo che sia necessario ripensare il concetto di salute come un concetto inclusivo che riguarda il benessere di tutti e tutte a partire dalle determinanti sociali e ambientali della malattia. Crediamo che sia il momento di pensare ad un vero “progresso”, un progresso verso una società più giusta, più libera ed in armonia con la natura.

La prima assemblea online di costruzione della Carovana ambientale si terrà il 3 giugno alle ore 18. Chiunque volesse proporre una tappa, un’iniziativa, un’assemblea o dare semplicemente il proprio contributo alla costruzione del percorso potrà partecipare all’assemblea o contattarci all’indirizzo mail info@riseup4climatejustice.org.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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