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Ultima pagina: Lenna natarja3! Non torneremo indietro!

In Tunisia non si poteva che andare a mani vuote perchè fosse più facile e immediato stringerle in un pugno chiuso, e senza niente da dare, ricevere un fiume di parole, e un mare di immagini, documenti, cortei, presidi, incontri, conversazioni, dibattiti e ricordi che nella propria parzialità vi abbiamo raccontato, facendone una narrazione di parte, questa si già schierata d’anticipo… da circa il 17 dicembre quando tutto è iniziato.

Si diceva un preambolo, e dopo quelle poche e “giganti” parole con cui scriviamo la prima frase mettiamo da parte, da subito, la prosa e torniamo a metterci a lavoro nell’analisi, sul metodo, nell’inchiesta, nella conricerca. Già dai prossimi giorni altro materiale, verrà pubblicato. Nuovi appunti su conricerche in corso, traduzioni di documenti, e commenti agli eventi che si susseguono veloci. Una reciprocità ritrovata dopo decenni di regime, repressione ed oppressione, una reciprocità da ricostruire ma che è già iniziata seguendo nella consapevolezza che “non c’è solidarietà senza rivolta”.

I movimenti della costa sud del mediterraneo, tra il mar Rosso e l’oceano Atlantico, nel loro divenire rivoluzionario interrogano anche, e soprattutto noi. Impongono una radicale variazione di sguardo. Questa è una prima risposta che si è costruita domanda dopo domanda, tra le conversazioni e le corse nei cortei, tra Sidi Bouzid e Tunisi. Uno sguardo arabo, collerico che punta in avanti nella direzione scritta con lo slogan “lenna natarja3!”, non torneremo indietro! Ma questo è già il proseguo del preambolo…

 

Concludiamo il diario con la libera traduzione della canzone della rivoluzione tunisina. Mentre a Tunisi iniziava a riempirsi la Casbah per il primo grande presidio di Gennaio, i giovani di Sidi Bouzid insieme ad altri venuti da tutte le città del paese raggiungevano la capitale con quella che è stata chiamata “la carovana della libertà”, cantando questa canzone. Le parole non sono tutte in dialetto tunisino, ma a volte sembra che il testo faccia risonanza alla poetica siriano libanese, parole preziose di lotta. Per questa ragione seguiamo il consiglio di Genet, che nella valle del Giordano insieme ai rivoluzionari palestinesi, si raccomandava di usare sempre le parole più belle, le parole migliori, e quindi traduciamo liberamente in italiano questa poesia e canzone di lotta, che durante il nostro viaggio abbiamo cantato anche noi, ad alta voce, scegliendo le parole più belle, le parole migliori.

 

 

Com’è dolce sedersi sull’acqua e com’è dolce l’erba
Com’è intenso il fuoco della Rivoluzione Tunisina  che unisce  tutti noi
Com’è dolce sedersi sull’acqua e com’è dolce l’erba
Com’è intenso il fuoco della Rivoluzione Tunisina  che unisce tutti noi
Torno, torno oh Paese mio dalle montagne
Torno, torno oh Paese mio dalle montagne
E ci incontriamo come compagni nel campo di battaglia,  oh fratelli
E ci incontriamo come compagni nel campo di battaglia,  oh fratelli
Torno, torno oh paese mio attraverso il confine
e ci incontriamo come leoni nel campo di battaglia, oh fratelli
Torno, torno oh paese mio attraverso il confine
e ci incontriamo come leoni nel campo di battaglia, oh fratelli
Madre, sorelle mie non siate tristi
Madre, sorelle mie non siate tristi,
fintantoché   la Rivoluzione  nel mio cuore  vive.
Fintantoché  la Rivoluzione  nel mio cuore  vive,
chi ha tradito la tua terra, oh Tunisia chi?
solo Leila, i politici e quelli della costituzione
sopra la collina e sotto la collina, tra una riva e l’altra del fiume,
chi mi cercherà, mi troverà,
troverà me ed  i miei figli.
Torno, torno oh Paese mio dalle montagne
E ci incontriamo come compagni nel campo di battaglia,  oh fratelli
Torno, torno oh  Paese mio , attraverso il confine
e ci incontriamo come leoni nel campo di battaglia, oh fratelli
Madre, sorelle mie  non siate tristi
Fintantoché  la Rivoluzione  nel mio cuore  vive

 

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