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Ucraina-Russia: il fenomeno della renitenza alla leva è tutt’altro che marginale

Nel quadro della guerra Russo-Ucraina, la renitenza alla leva è un fenomeno di cui si parla ancora pochissimo.

O meglio,  come scrive Andrea Sceresini su Il Manifesto di martedì 12 settembre, “che molti russi disapprovino il conflitto è ormai pacifico: solo nel 2022, secondo il ministero degli Esteri britannico, oltre un milione e 300mila cittadini della Federazione si sarebbero rifugiati all’estero, mentre ogni settimana almeno cento soldati verrebbero processati dai tribunali di Mosca per aver gettato il fucile ed essersi rifiutati di combattere. Ma affermare che le stesse cose avvengono regolarmente anche sul versante di Kiev rimane, a quanto sembra, un autentico tabù“.

Due inchieste giornalistiche, pubblicate rispettivamente da The Economist e Bild, e riportate di recente sul Il Manifesto, stanno però facendo emergere numeri tali da interferire con l’immagine monoliticamente patriottica proposta dai due governi, soprattutto da quello Kiev.

Un’immagine che il licenziamento di tutti i funzionari regionali addetti all’arruolamento operato più di un mese fa da Zelensky, unito alla recente richiesta del governo di Kiev dell’immediata estradizione dei renitenti alla leva che si sono rifugiati oltreconfine da parte dei Paesi occidentali, incrina ancora di più, alzando il velo su una realtà diversa.

Ne parliamo con Andrea Sceresini, giornalista freelance Ascolta o scarica

da Radio Onda d’Urto

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