Tunisia: staccata la R, ora manca la C e la D
La polizia, dopo aver tenuto nella fondina le pistole per un giorno, torna a sparare, e tornano gli scontri con i manifestanti che non cedono ai tentativi di aggiustamento del regime. A Tunisi una grande manifestazione è riuscita a raggiungere la sede generale dell’RCD, passando davanti al ministero degli interni che si trova a poca distanza, e durante il presidio di contestazione, alcuni manifestanti sono riusciti ad arrivare fino al tetto dell’alto edificio e a staccare la prima lettera della grande insegna del partito di Ben Ali, per completare l’opera manca la C e poi la D, ma sembra che domani la piazza non si farà mancare d’iniziativa. In effetti il movimento continua ad attaccare l’RCD e a dichiarare di non riconoscere un governo che non lavora per gli interessi della rivoluzione.
Oggi si è arrivati al paradosso: i ministri dell’RCD si sono dimessi, e poi hanno dichiarato disciolto il comitato centrale del partito, che però come affermano in una nota continua ad esistere. A questo punto il governo è retto da Ghannouchi, altri due ministri che pochi giorni fa si erano autosospesi dall’RCD e che erano ai posti di comando durante l’ultimo governo Ben Ali, poi i restanti ministri dell’opposizione insieme ad un blogger ora ministro della gioventù e dello sport. Quindi restano gli uomini di Ben Ali e i ministri dell’opposizione che non hanno seguito le tempestive dimissioni dei loro colleghi legati al sindacato, a comporre un quadro che probabilmente sta esasperando il movimento. Ci si chiede un po’ in tutta la Tunisia: ma i partiti dell’opposizione tengono ancora i loro uomini lì? Insieme a quella gente? Domanda semplice che ha ricevuto già una risposta: il ministro allo sviluppo regionale Najib Chebbi è stato raggiunto da un sonoro ceffone di un manifestante, che probabilmente si sarà chiesto cosa ci sia di sviluppare ora se non il cambiamento, la rivoluzione.
Continuano anche i regolamenti di conti interni all’apparato: questa mattina è stato ritirato il passaporto ad Abdallah Kallel e ai suoi familiari che avevano raggiunto l’aeroporto per fuggire in Francia. Kallel figura da circa 15 anni in tutti i dossier delle ong e associazioni internazionali contro la tortura come uno dei primi responsabili dell’efferato trattamento della polizia nei confronti dei militanti politici d’opposizione.
E vanno avanti anche le iniziative sociali e spontanee di allontanamento di quanti erano legati al vecchio dittatore. Se ieri era un giudice a fuggire perchè incalzato da avvocati e magistrati, oggi invece è stata la volta di giornalisti d’apparato che sono stati duramente contestati dai colleghi che ne hanno richiesto l’allontanamento dalla televisione pubblica. Ma nel pomeriggio mentre si diffondeva la notizia degli altri ministri ormai dimissionari veniva diramata una nota di Gordon Gray, ambasciatore degli Stati Uniti in Tunisia, che ha incoraggiato i tunisini a esercitare “la libertà ritrovata, con calma e in modo responsabile” affermando che gli Stati Uniti sono pronti “a consolidare gli sforzi mentre si preparano le elezioni nazionali credibili e trasparenti” visto che il popolo tunisino “ha trovato il modello democratico che funziona meglio per lui”.Come a dire “guai a voi se non la mollate con le contestazioni al governo e a Ghannouchi”, che tra l’altro grazie alla diffusione di un cable di wikileaks tutto il mondo ha scoperto essere l’uomo propiziato dalla Casa Bianca come successore di Ben Ali, non da ieri, ma dal 2006. Ma l’ambasciata si sbagliava su un punto quando riteneva impossibile una sollevazione popolare contro il regime… nei prossimi giorni forse la piazza smentirà per la seconda volta il cable a stelle e strisce.
Il movimento tunisino contro la sede dell’RCD
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