Daesh, il sedicente “Califfato islamico”, ha assaltato la prigione di Ghweiran, nel nord-est della Siria, dove sono rinchiusi da anni circa cinquemila jihadisti, abbandonati in mano curda dalle potenze internazionali. L’attacco in corso è il più grave compiuto per mano jihadista negli ultimi tre anni.
Il bilancio attuale e ancora provvisorio è quello di diverse vittime tra jihadisti, combattenti delle Forze Democratiche Siriane, civili e anche un pompiere nella battaglia che infuria dentro e fuori la prigione, situata nel distretto di Hasakah. Il comando delle Forze Democratiche Siriane riporta di scontri molto duri, ma che al momento si è bloccata la fuga massiccia di 89 miliziani jihadisti mentre gli assalti esterni continuano a essere respinti. Secondo l’agenzia di stampa ANF, scontri ci sarebbero anche tra gli stessi jihadisti, con 7 esponenti di Daesh uccisi mentre cercavano di arrendersi alle forze speciali dell’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est.
“I fatti di Ghweiran, non ancora conclusi, confermano – riportail canale Telegram “Rojava Resiste” – quanto l’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est denuncia da tempo: l’abbandono da parte della Comunità internazionale nella gestione delle migliaia di prigionieri jihadisti ha creato le basi per una rinascita dell’insorgenza nera, sostenuta e favorita dall’invasione turca in corso dal 2019 e dalla guerra a bassa intensità che Erdogan porta avanti contro le comunità curde sui due lati del confine turco-siriano”.
La corrispondenza con il compagno Ylmaz Orkan, di Uiki Onlus (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia). Ascolta o scarica
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