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Sioux in piedi per Standing Rock: solidarietà ai/alle difensori della terra

Nei giorni scorsi si era diffusa la notizia che i lavori per la realizzazione del Dakota Access Pipeline, gasdotto che attraversa la terra abitata dai Sioux Lakota minacciando l’integrità dei bacini idrici della zona, sarebbero stati sospesi.
Una notizia mirata a sgonfiare la lotta in corso a Standing Rock dove da settimane il popolo dei Sioux, supportato da numerose persone provenienti dalle città limitrofe, ha dato vita ad una resistenza bloccando i macchinari e i lavori per la realizzazione del gasdotto.
Il progetto non è stato sospeso, si è solo spostato, e l’azienda appaltatrice sta proseguendo la costruzione delle pipeline (le tubature del condotto) lungo il percorso prestabilito.
Ma, al contrario da quanto auspicato dalle autorità che avevano diffuso la notizia della rinuncia al progetto, la lotta non si è arrestata, facendo registrare un nuovo picco della resistenza nella giornata di martedì 13 settembre.
La prevedibile risposta della guardia nazionale non si è fatta attendere, con la conseguente militarizzazione della zona interessata e l’arresto di 20 persone (tra cui medici e due giornalisti del portale indipendente Unicorn Riot) tra quelle che si erano incatenate ai macchinari.

 

Unicorn Riot ha denunciato la censura da parte di Facebook dei videoche documentavano l’accaduto, bloccando inoltre le comunicazioni da parte dei giornalisti mentre i fatti si stavano svolgendo.
Un’azione congiunta da parte delle forze dell’ordine che, armati di fucili d’assalto, mentre conducevano l’azione repressiva ai danni dei/delle resistenti di Standing Rock, procedevano anche con l’arresto di 11 solidali tra i/le manifestanti in Vermont.
Cinquanta attivisti/e del Vermont Rising Tide avevano infatti dato vita, a loro volta, al blocco dei lavori per la costruzione di un altro gasdotto, un progetto a cura dell’azienda Michaels Corporation, tra le appaltatrici del Dakota Access Pipeline. 

Un’azione in solidarietà alla resistenza in corso a Standing Rock che si unisce a quelle espresse nel corso di queste ultime due settimane da Bangor, nel Maine, a Boulder, Colorado, così come Toronto, Philadelphia, San Francisco, Portland, Oregon, Sioux Falls, South Dakota, e Reno, in Nevada.
Quanto sta accadendo a Standing Rock è un esempio di resistenza per la liberazione della Terra, per la difesa della risorsa vitale per eccellenza, l’acqua, senza cui la Terra stessa non potrebbe sopravvivere.
Popolazioni che lottano per la libertà di tutti/e, perché nessuno/a, a prescindere dal luogo in cui si vive, può ritenersi veramente libero/a su una Terra resa schiava da un sistema votato all’esaurimento di ogni risorsa naturale, che converte le foreste e gli oceani nelle proprie zone industriali in nome del mero profitto.

La lotta per la liberazione della Terra è un processo che deve essere vissuto in senso globale, smantellando quei confini materiali e mentali estranei al pianeta che ci ospita, eretti solo da quel sistema capitalista al preciso scopo di dividere i popoli per poterli controllare con più facilità.
La lotta per la liberazione della Terra riguarda tutti/e, la lotta per la liberazione della Terra è ovunque, la lotta per la liberazione della Terra è adesso!

da: earthriot.altervista.org

 

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