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Palestina: ieri 40esimo giorno di massacri. A Torino e Bologna nuove occupazioni universitarie solidali

Palestina. Ieri 40esimo giorno di massacro israeliano contro la Striscia e contro la Cisgiordania, mercoledì 15 novembre 2023.

Entro fine giornata, 7 gazawi su 10 non avranno più accesso all’acqua potabile: a farlo sapere l’agenzia Onu Unrwa, mentre le stesse Nazioni Unite hanno chiesto ancora una volta a Israele di “interrompere la carneficina di Gaza: gli ospedali sono presi di mira, i bambini prematuri muoiono e un’intera popolazione viene privata dei mezzi basilari “, ha detto il responsabile affari umanitari Onu, Griffiths, riferendosi all’irruzione israeliana dentro l’ospedale Al Shifa di Gaza Nord, iniziata nella notte.

Difficile avere notizie precise e indipendenti su cosa accada, visto che Tel Aviv ha fatto arrestare o allontanato tutti i giornalisti che si trovavano dentro e nei dintorni l’ospedale. Personale medico ha fatto sapere ad Al Jazeera che “l’acqua, l’elettricità e l’ossigeno sono stati tagliati. Vietato somministrare farmaci nei reparti nei quali sono presenti i militari israeliani, che non hanno consentito al personale di parlare con i pazienti, interrogandoli per ore. Un numero indefinito di pazienti, compresi bambini, sono poi stati costretti a lasciare la struttura sanitaria, dove si erano recati per ricevere cure e sarebbero rimasti ora per strada, senza protezione”. Non è chiaro se e quando l’ospedale potrà riprendere l’attività, mentre salgono poi a 26 – su 36 – gli ospedali della Striscia chiusi per gli attacchi israeliani o per la mancanza di carburante.

Secondo Times of Gaza, dal 7 ottobre “Israele ha ucciso a Gaza 200 operatori sanitari, distrutto 55 ambulanze e messo fuori servizio 25 ospedali. Inoltre, 700 palestinesi sono stati assassinati in diverse atrocità contro gli ospedali della Striscia”.

Nel frattempo l’aviazione israeliana continua poi a bombardare tutto il territorio della Striscia. Colpite di nuovo dai raid Jabalya, Quseirat, Sabra e pure Khan Younis, a sud, indicata come “sicura” dalle forze di occupazione. Segnalati decine e decine di morti e feriti oltre alla distruzione di infrastrutture civili e pannelli solari, fondamentali a fronte dell’esaurimento del carburante per i generatori. Proprio la mancanza di energia ha spinto le due principali società di telecomunicazioni di Gaza, Paltel e Jawwal ad annunciare che nelle prossime ore la Striscia cadrà in un “blackout completo delle telecomunicazioni”. Proprio la difficoltà di contattare Gaza impedisce alle autorità locali e all’Ocha dell’Onu di aggiornare il numero delle vittime palestinesi: l’ultimo dato, che risale ormai a 24 ore fa, registrava 11.255 morti, tra chi 4.630 bambine-i, 29mila feriti e almeno 3250 dispersi sotto le macerie, come quelle in cui Tel Aviv ha distrutto l’edificio di Gaza City che ospitava il Parlamento.

Trattamento analogo, nelle scorse ore, per il monumento a Yasser Arafat nel centro di Tulkarem, città della Cisgiordania Occupata al centro di un raid durato 17 ore da parte dell’esercito occupante, che ha lasciato sul terreno 7 vittime palestinesi, portando così 196 le vittime in West Bank in 40 giorni, oltre a 3mila feriti e a 2.650 prigionieri politici. 78 quelli arrestati solo oggi, comprese 17 studentesse universitarie di Hebron.

Conflitto aperto anche su altri fronti. Continui scambi di colpi tra Hebzollah libanesi e Israele sul confine: un colpo di Tel Aviv è caduto vicino alla base italiana della missione Onu (Unifil) nel sud del paese di Shamaa. Gli scambi coinvolgono anche la Siria e le Alture del Golan, che Tel Aviv occupa illegalmente da mezzo secolo.

Lato diplomatico. Il Qatar sta cercando di negoziare un accordo tra Hamas e Israele che comporti il rilascio di 50 ostaggi a Gaza in cambio di un cessate il fuoco di 3 giorni. Lo segnalano sia Haaretz che la Reuters. L’accordo – coordinato con gli Usa – vedrebbe anche il rilascio di alcune donne palestinesi e minori oggi prigionieri politici in Israele e un aumento dell’aiuto umanitario per la Striscia. Hamas, secondo la Reuters, ha dato il proprio ok: ora si attende la risposta definitiva di Netanyahu. “Stiamo ancora negoziando”, ha fatto sapere alla Reuters una fonte di Tel Aviv.

Anche su questo stasera, ore 21 in Italia, nuovo Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Al voto la bozza di risoluzione che chiede “pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi in tutta Gaza per un certo numero di giorni per consentire l’accesso agli aiuti ai civili”. Il testo “chiede inoltre il rilascio degli ostaggi (soprattutto dei bambini) e che tutte le parti si astengano dal privare i civili di Gaza dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria indispensabili alla loro sopravvivenza”.

Chiudiamo con l’Italia, partendo da Torino, dove oggi è stata occupata la sede universitaria di Palazzo Nuovo. “Abbiamo deciso di prendere parola – spiegano da Palazzo Nuovo – e aprire insieme un percorso di discussione e di lotta rispetto a ciò che sta succedendo in Palestina. È nostro compito rispondere all’indifferenza che i luoghi del sapere, le università e le scuole, hanno mostrato nei confronti dello sterminio del popolo palestinese. La stessa università di Torino e il politecnico hanno negato la possibilità di discutere del tema appellandosi alla complessità del momento storico. L’ipocrisia di questi ‘spazi formativi’ non è qualcosa a cui possiamo uniformarci. Come comunità universitaria tutta dobbiamo agire concretamente per la vittoria della Palestina finché non sarà completamente libera e decolonizzata, dobbiamo sostenere il diritto alla lotta come unica strada possibile per conquistare questa libertà”. Sulla facciata di Palazzo Nuovo è stata esposta una gigantesca bandiera palestinese.

Anche a Bologna la facoltà universitaria di Scienze politiche, a Palazzo Hercolani, è stata occupata per “rispondere alla mobilitazione in tutta Italia in solidarietà alla resistenza palestinese”. “In tante studentesse e studenti si sono ripresi la sede della facoltà di Scienze Politiche – si legge sul profilo socialdi ‘Cambiare Rotta’ – come gli studenti delle università di Padova, Venezia, Napoli e Roma e dopo più di un mese di mobilitazioni in tutte le università italiane, da Torino alla Calabria”.

A Milano invece dieci attivisti di Ultima Generazione hanno colorato con vernice arancione lavabile l’Arco della Pace, dietro la parola d’ordine “Aumentano le spese militari e diminuiscono quelle per arginare le emergenze ambientali”. I dieci, prima che arrivasse la polizia a portarli in Questura, hanno denunciato: ”quanto sta accadendo a Gaza riguarda tutti noi da vicino! Le armi strumento del conflitto in atto sono progettate e vendute anche dalla Leonardo, azienda italiana partecipata al 30% dallo Stato; Eni intanto ha avuto nuove licenze per lavorare su giacimenti di gas naturale al largo delle coste di Israele”.

A Brescia invece sanzionata A2A, multiutility che per attivisti-e (da UP a Sinistra Anticapitalista) è “connivente con la guerra, facendo affari con il fondo israeliano SIBF”.

Domani, giovedì 16 novembre sempre a Brescia, incontro pubblico alle ore 20 con la cooperante Giuditta Brattini, appena rientrata da Gaza, al teatro di via Livorno, 7, quartiere Chiesanuova, con Radio Onda d’Urto, Giovani Palestinesi d’Italia e Associazione di amicizia Italia – Palestina.

L’intervista ad Alfredo Barcella, portavoce di Italia – Palestina. Ascolta o scarica

A Roma invece tengono banco le parole odierne di Giuseppe Conte, leader del M5S. Intervendo in aula al question time del ministro Tajani, il leader pentastellato ha detto: “Sospendete immediatamente le forniture di armi ad Israele. Il mio governo lo ha fatto con alcuni Paesi. Per farlo serve solo una cosa che vi manca: il coraggio”. Così Conte a Roma, dentro l’Aula della Camera. A pochi chilometri, dentro la Sapienza, tra fumogeni rossi e bandiere palestinesi studentesse-i sono tornati in corteo. A centinaia, dai cortili d’accesso, sono entrati dentro Scienze Politiche al grido di “Palestina libera”, apponendo cartelli come “questa facoltà collabora con Israele”. Analoga iniziativa è stata organizzata dai collettivi universitari nell’ateneo capitolino di Tor Vergata.

Sempre dall’Italia ma venerdì, il sindacato di base e conflittuale Si Cobas ha lanciato uno sciopero di tutto il settore lavoro privato “in solidarietà con la lotta del popolo palestinese”. Sabato, ore 15 a Bologna, manifestazione nazionale per la Palestina sempre con Si Cobas e tante altre realtà.

da Radio Onda d’Urto

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