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[NOT a presidential debate] Perché Biden sta vincendo?

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In vista delle presidenziali statunitensi 2020 tradurremo alcuni articoli apparsi su siti e riviste “di movimento” di oltreoceano (anche con punti di vista diversi dal nostro) con delle brevi introduzioni critiche.

Crediamo che sia importante provare a rendersi conto del dibattito in corso nella “left” USA, tanto nella sua difficoltà, quanto negli spunti interessanti. Per il momento non si vede la luce in fondo al tunnel e il portato del trumpismo con le sue articolazioni sociali rimane ancora incompreso e irrisolto. La risposta allo “shock” tarda a farsi avanti se non con proposte di riforma del capitalismo come il Green New Deal che però non paiono avere al momento la forza di confrontarsi con l’armamentario del “Make America Great Again”.

In questa traduzione riportiamo un articolo apparso su New Politics a firma Dan La Botz. New Politics è un forum socialista indipendente per il dialogo e il dibattito a sinistra. Nella sua presentazione si può leggere che “insiste sulla centralità della democrazia per il socialismo e sulla necessità di fare affidamento sui movimenti di massa dal basso per una progressiva trasformazione sociale.” La Botz prova a tematizzare i motivi più evidenti e quelli più profondi che hanno portato alla vittoria nel Super Tuesday di Biden e la battuta d’arresto di Sanders.

 

Joe Biden si è rivelato il grande vincitore del Super Tuesday. Quando ancora non tutti i voti sono stati conteggiati, Biden sembra che potrebbe arrivare ad avere la maggioranza. Adesso è posizionato in maniera da poter fare bene nel resto delle primarie ed è probabile che entri nella Convenzione del Partito Democratico con una maggioranza di delegati. I media mainstream, come c’era da aspettarsi, lo stanno celebrando come il salvatore del Partito Democratico. Buona lettura!

Bernie potrebbe tornare. Probabilmente, come alcuni hanno suggerito, Elizabeth Warren, la cui campagna non ha modo di procedere, potrebbe fargli un endorsement. Secondo quanto riferito, gli aiutanti di Sanders e Warren stanno discutendo di questa possibilità. Ciò darebbe a Sanders una vera spinta – ma sembra improbabile. Ricordate che Warren dichiarò: “Sono una capitalista fin dentro le ossa”. Un endorsement di Warren a Biden potrebbe farle vincere un posto di gabinetto.

Ma torniamo alla vera questione: perché Biden sta vincendo?

Primo, ovviamente, dopo la vittoria di Joe Biden nella corsa in Carolina del Sud, gli altri moderati – Pete Buttigieg e Amy Klobuchar – hanno abbandonato la gara. Poi hanno fatto l’endorsement a Biden, come fece Beto O’Rourke, uscito dai giochi tempo prima.

Tutti e tre si sono uniti a Biden per un grande raduno a Houston, in Texas, con molta attenzione da parte dei media che senza dubbio ha influenzato gli elettori in quello stato e anche di altri. Il giorno dopo Michael Bloomberg, che ha speso milioni ed è riuscito a conquistare ben pochi delegati, ha mollato a sua volta e ha fatto un endorsement a Biden.

Non c’è niente di sorprendente nel fatto che l’establishment democratico si coalizza intorno al candidato moderato più credibile, specialmente quando, come nel caso di Buttigieg c’è stato un incoraggiamento da parte di Barack Obama. Senza dubbio a Klobuchar, Buttigieg e O’Rourke sono stati promessi o si aspettano una sorta di ricompensa politica, forse posti di gabinetto o altre posizioni di alto livello.

Sapevamo che l’establishment era potente – rappresentando esso le banche, le corporations, i media mainstream e la classe politica – e adesso l’abbiamo visto in azione.

Il supporto di Sanders è stato senza dubbio anche un po’ esagerato visti i suoi raduni grandi e animati e l’enorme quantità di denaro che ha raccolto – sebbene la maggior parte di quel denaro provenga da forse cinque milioni di donatori tra circa 140 milioni di probabili elettori nel 2020. Queste cose erano buoni indicatori del carattere fervente dei supporter di Bernie, ma non della profondità e della portata effettiva della campagna.

Sanders ha dimostrato di essere più debole di quanto molti suoi sostenitori riuscissero a comprendere. La sua strategia fondamentale ha fallito: i giovani votanti e altri nuovi votanti non si sono rivelati in un numero grande abbastanza da essere sufficiente per cambiare i rapporti di forza e portarlo alla vittoria. Infatti, molta gente giovane, come da lui stesso ammesso, non è uscita per andare a votare. E dove l’affluenza dei votanti è aumentata, per esempio in Virginia (incredibilmente) e Texas, la maggior parte erano elettori moderati che hanno votato per Biden.

Poi, ovviamente, c’è il voto degli afroamericani. Molta gente nera non si considera liberale. Quindi non stupisce che mentre Sanders ha vinto il supporto dei giovani afroamericani, la maggior parte del voto nero – tra il 60 e il 70% – è andato a Biden in Virginia, North Carolina, Alabama e Tennessee. Sanders ha fatto bene tra i Latinos nell’ovest, contribuendo alla sua vittoria in precedenza in Nevada e anche in Colorado e California per il Super Tuesday, ma questo non ha potuto compensare la perdita del voto nero.

Gli elettori neri hanno votato per Biden perché lui è stato il vice-presidente del primo presidente afroamericano, Barack Obama. E, ancora più importante, perché l’establishment democratico ha lavorato per decenni a convincere i neri che il loro fato dipende dal destino del partito. Bernie Sanders non ha potuto superare i potenti legami politici forgiati nel corso di decenni tra l’establishment, i politici e i predicatori neri, una relazione che ha mantenuto la subordinazione e la dipendenza della comunità nera.

Dopo secoli di abusi e abbandono, sfruttamento e oppressione, gli elettori neri sono stati molto orgogliosi delle elezioni di Barack Obama. E nessun politico del Partito Democratico, incluso Sanders, ha osato dire la verità – come hanno fatto alcuni intellettuali neri come William A. Darity, Jr., Adolph Reed e Cornel West – in particolare, dichiarando che Obama aveva tradito la comunità nera. Né qualcuno può dire ad alta voce che Biden, il v.p. di Obama, non era altro che il suo insignificante e sorridente aiutante, anche se ovviamente i neri lo sanno già.

Tuttavia, di fronte a Trump, gli afroamericani, che non hanno altro posto dove rivolgersi, si radunano con Biden e l’establishment del Partito Democratico perché li difendano, anche se per decenni nonsono riusciti a farlo. Di conseguenza e deplorevolmente, i neri (almeno la maggioranza che sostiene Biden), che sono stati così spesso all’avanguardia nelle nostre lotte sociali, hanno adottato una posizione pragmatica che li rende una forza conservatrice nelle primarie.

Le ragioni più profonde per cui Biden sta vincendo

La ragione più importante per cui Biden sta vincendo, come ho affermato in un precedente articolo, è che mentre la campagna di Sanders ha alcune delle qualità di un movimento sociale, non abbiamo un livello di lotta di classe sufficiente per spingere Sanders alla presidenza e altri del suo genere al congresso. Un autentico movimento politico di sinistra richiede un profondo senso di crisi all’interno della società e un forte desiderio di cambiamento sociale che è stato espresso nel conflitto sociale. I voti per Biden, Buttigieg e Klobuchar suggeriscono che molti e forse la maggior parte degli americani non sentono di dover affrontare una crisi del genere – o vedono la crisi solo come la presidenza di Trump – e non desiderano un serio cambiamento strutturale.

Jacobin e il Bread and Roses caucus dei DSA (ndt. I Democratici Socialisti d’America) hanno teso ad ingigantire enormemente la portata degli scioperi recenti, che sebbene importanti, difficilmente equivalgono a una significativa ondata di scioperi. Altri movimenti sociali degli ultimi anni – Occupy Wall Street, Black Lives Matter e Me Too – hanno avuto un carattere episodico, oggi c’erano, domani erano finiti, con una parte della energia che loro hanno sprigionato confluita nella campagna di Sanders, ma molta di questa energia si è dissipata. La riorganizzazione neoliberista quarantennale dell’economia e la ricomposizione della classe operaia deve ancora produrre un nuovo movimento della classe operaia con il potere che ha portato negli anni ’30 e di nuovo negli anni ’70 a scioperi e esperimenti nei partiti di sinistra indipendenti.

Alla Convention

Biden potrebbe arrivare alla convention con la maggioranza dei delegati. Ma se Sanders o Biden arrivano con una pluralità e non possono vincere al primo scrutinio, al secondo scrutinio i superdelegati (che quest’anno vengono chiamati “delegati automatici”) potranno votare. Si tratta di “illustri leader politici (ex presidenti, ecc.)”, Governatori, senatori, rappresentanti del Congresso e membri del Comitato nazionale democratico, ovvero l’istituzione del Partito Democratico. Ci sono 775 di questi superdelegati (che rappresentano il 16 percento del totale dei 4.750 delegati) e ci si può aspettare che la maggior parte di questi supporti Biden. E i loro voti gli daranno la nomina.

Sanders si è impegnato a sostenere il candidato del Partito Democratico e ci si può aspettare che lo faccia, proprio come ha fatto nel 2016. Se perderà, molti sostenitori di Sanders saranno profondamente demoralizzati e altri saranno arrabbiati. Alcuni potrebbero venire fuori da questa esperienza con il desiderio di creare un nuovo partito politico, un partito popolare, un partito socialista di massa. Più potere per loro (e sono felice di unirmi a loro nello sforzo) anche se dovremo affrontare gli stessi problemi fondamentali della campagna Sanders: il basso livello di lotta di classe, il carattere episodico dei movimenti di massa, la presa organizzativa e ideologica del Partito Democratico.

Anche se vorrei poter essere smentito, come ho scritto qualche mese fa:

“Tuttavia, sappiamo che la classe capitalista americana e i media corporativi odiano Sanders e ciò che rappresenta, così come l’intero istituto politico, compresa la leadership del Partito Democratico, che lo detesta. Fin dall’inizio, una vittoria di Sanders è stata un tiro lungo… Non abbiamo un livello di lotta di classe che potrebbe spingere Sanders alla presidenza insieme a un gran numero di Democratici alla Camera e al Senato, che è l’unico modo per lui potrebbe influenzare la direzione politica dell’America.

“Ci troviamo in una situazione scomoda – non così insolita per i socialisti in periodi diversi negli ultimi 170 anni dal Manifesto comunista – di dover riconoscere che la classe operaia non è ancora pronta ad agire da sola. Continueremo a organizzare e lottare per la nostra politica nei movimenti sociali e del lavoro, aspettando gli eventi che scateneranno l’eruzione del movimento di massa senza la quale la nostra politica non ha alcun veicolo ”.

 

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