
Los Angeles riots… 25 anni fa
La geografia socio-economica di L.A. Imprime la diseguaglianza nel tessuto urbano, in una sorta di apartheid mascherato. Mike Davis scive che “la sommossa è stata accesa in primo luogo da pance vuote e sogni naufragati … è stata l’apice di un decennio di opportunità economiche sempre minori e di povertà crescente”. Al termine della rivolta si contano 50 morti, duemila feriti, quasi 10mila arresti (10% bianchi, 36% neri e 52% ispanici) e mille edifici danneggiati, e per reprimerla vengono mobilitati migliaia di poliziotti e marines.
Spike Lee inserirà in apertura del suo Malcom X le immagini del pestaggio di King, mentre in occasione dell’anniversario sono in uscita una serie di nuovi sceneggiati tra cui “Rodney King” dello stesso Lee (per Netflix), “Burn Motherf*cker, Burn! Di Sach Jenkins su Showtime, il film “Kinhs” di Deniz Gamze Erguven (con Halle Berry) e vari altri.
Il riot di Los Angeles fu un primo importante squarcio del decennio della globalizzazione neoliberale cavalcante dei Novanta, una linea di continuità sotterranea con la storia degli anni Sessanta e una connessione col presente del movimento Black Lives Matter. Ci sembrava importante ricordare quegli eventi, anche con i versi di una poesia e una canzone.
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Nicole Sampogna, poesia chiamata “Another L.A.”:
“… over there the smoke rises,
horns blare, streets scream,
shoot, loot,
bash windows, bash heads,
lights out
knocked out
by a black & white with a baton.
but, here
will the pizza man deliver after sunset? …”
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Canzone: Sublime – April 29th, 1992
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