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Intervista antifa: Francia a tutta destra… fino a quando?

 

I risultati delle elezioni in Francia hanno mostrato una destra radicale capace di sfondare il record di consensi mai ottenuti dal Fronte Nazionale. Potresti spiegarci le origini politiche dell’affermazione della destra francese più feroce?

 

Tutto inizia nel 2002: in Francia c’è un vero trauma dovuto alle elezioni dove al secondo turno arriva Chirac contro Sarkozy, senza la sinistra. A partire da questo momento la destra si è resa conto di essere una vera forza nel paese. Fino a quel momento essere definito di destra in Francia era quasi un insulto. Ad esempio mi ricordo bene che quando ero alle scuole medie se un ragazzino si definiva di destra dagli altri prendeva come minimo un ceffone. Ma dal 2002 le cose cambiano e sia il partito di Chirac che il Front National di Le Pen iniziano a mangiare le altre formazioni partitiche, il primo quelle di centro destra, e l’altro quelle della destra radicale. L’estrema destra inizia a cambiare volto: ormai aveva capito che poteva conquistare il potere anche tramite le elezioni e abbandona il vecchio stile della provocazione di strada.

 

Qual’è l’evento determinante che permette a Le Pen di fagocitare la composita galassia neofascista e neonazista francese?

 

Durante la festa nazionale del 14 luglio del 2002 un militante di estrema destra tenta di uccidere Chirac scatenando la vendetta delle autorità che in poco smantellano buona parte delle reti e delle organizzazioni clandestine neonaziste e neofasciste provocando una fuga di militanti verso il Fronte Nazionale. Nei fatti Le Pen si era ritrovato in mano il guinzaglio per tenere sotto il suo controllo il cane della destra radicale. E’ grazie a questa dinamica che la destra e l’estrema destra francese riescono anche a ripulirsi la faccia agli occhi dell’opinione pubblica: in quei mesi è Le Pen stesso a far sparire quel pezzo di destra impresentabile dallo scenario politico ponendola al suo servizio. Così con il tempo parlare apertamente contro i migranti, usare parole e discorsi profondamente razzisti non era più un problema per la sensibilità pubblica francese visto che a pronunciare quelle parole non c’erano più i nazi ma Sarkozy stesso! Gli argomenti classici dei neofascisti divengono argomento di dibattito repubblicano e non solo vengono sdoganati, ma tutte le forze politiche iniziano a rincorrerli. Se prima gli argomenti del Fronte Nazionale erano relegati all’angolo adesso vengono posti al centro del dibattito.

 

La vittoria di Sarkozy e le fazioni della destra radicale tenute a bada da Le Pen permettono che il discorso di destra si affermi e diventi egemonico. Come reagisce la base del Fronte Nazionale e come si preparano i neofascisti alle elezioni successive?

 

Dopo le elezioni del 2002 anche il Partito Socialista assume una retorica contro i migranti molto violenta tentando di sottrarre consenso alla destra di Le Pen e al centro destra. Il risultato è stato che nelle elezioni del 2007 il Fronte Nazionale viene sconfitto clamorosamente dalle urne, visto che il resto dei partiti gli avevano sottratto gli argomenti! A causa della sconfitta Le Pen perde autorità a destra e i gruppuscoli radicali escono dal partito e si disperdono in diverse situazioni politiche. Adesso si possono contare circa 15 differenti organizzazioni extra-parlamentari della destra radicale.

Il Fronte Nazionale avvia quindi una nuova fase di trasformazione per tentare di recuperare spazio politico. E’ la fase inaugurata dalla scesa in campo della figlia di Le Pen che aveva una ben altra reputazione rispetto padre, che non va dimenticato aveva fatto la guerra in Algeria, rendendosi protagonista all’epoca di torture e altre nefandezze conosciute da tutti i Francesi! Marine Le Pen parla molto bene, non è sempre aggressiva come il padre ed è anche molto più fotogenica del vecchio fascista a cui mancava un occhio! Certo anche lei è capace di fare ogni tipo di provocazioni ma è più sottile, sa usare meglio i giochi di parole e colpisce di più con la sua retorica: parla spesso di resistenza dichiarando che tutti i partiti sono contro di lei e del Fronte Nazionale, dicendo che in Francia oltre al suo partito ce n’è uno solo: il partito della borghesia!

 

In che modo Sarkozy riesce a consolidare l’egemonia del suo discorso politico?

 

Nel 2007 tutti davano per morto il Fronte Nazionale! Ad avere tutta per sé la scena della destra francese c’era Sarkozy, l’autodefinitosi “eroe nazionale”. Il suo programma politico e le sue azioni erano talmente tanto di destra che di Le Pen non c’era bisogno. Uno dei suoi primi gesti eclatanti è stato quello di reintrodurre la BAC (brigate anti crimine) nella banlieue (gruppo speciale di polizia composto per lo più da pazzi esaltati e violenti, la più parte con un passato da naziskin) sottraendo i già esegui finanziamenti pubblici ai servizi e all’associazionismo della periferia. Nei fatti ha lavorato con precisione per separare la banlieue dal resto della Francia per poi scatenare l’ultima contro la prima, evocando l’unità nazionale contro la periferia! “Siete tutti con me” era lo slogan di Sarkozy ma naturalmente in quel “tutti” non erano compresi gli abitanti della banlieue che anzi erano presentati come la contro-parte contro cui battersi. Fino a quel momento la banlieue non era considerata un nemico anzi era percepita anche come uno spazio urbano da cui uscivano cose molto belle e interessanti e che piacevano molto. Il rap, lo stile e le culture dei ragazzi della periferia non erano odiati fino a quando Sarkozy non si mette a lavoro per rovesciarne completamente il senso in nemico pubblico. E’ stata una sporca operazione per costruire questa sorta di unità nazionale contro la periferia utile a tenere fuori dallo scenario politico il Fronte Nazionale e il centro-sinistra e concentrare su di sé (e su posizione di estrema destra) le più alte quote di consenso possibile. Quando due bambini della banlieue muoiono durante una fuga dalla polizia, Sarkozy approfitta per esasperare la situazione facendo provocazioni di ogni sorta fino all’ormai famosa dichiarazione “Io vado a pulire la banlieue dalla feccia”, scatenando a quel punto la rabbia degli abitanti! Ma la cosa più grave era che tutti i partiti anche del centro sinistra assumevano quel linguaggio, non erano capaci o non volevano distinguersi da Sarkozy che nei fatti aveva vinto la sua battaglia politica! Ad esempio dopo non ci fu una vera opposizione alle politiche discriminatorie contro i rom che per legge sono stati praticamente estromessi dal mercato del lavoro: per loro è impossibile accedere alle graduatorie per l’assunzione nel pubblico e un padrone costretto a pagare una quota di tasse in più se vuole assumere dei rom nella propria impresa.

 

L’assalto “dell’eroe nazionale” alla banlieue ha influito sulla percezione sociale dell’imminente sopraggiungere della crisi economica?

 

Fino a poco tempo fa in Francia non si parlava della crisi, o meglio se ne parlava come qualcosa che non riguardava direttamente la vita dei francesi ma di altri paesi, era una questione spiegata dai media come lontana e fuori dall’orizzonte della società. Solo da un paio di anni si è iniziato a parlare di crisi come di un problema attuale e presente nella società ed economia francese. Le provocazioni e le aggressioni contro la banlieue da parte di Sarkozy erano degli strumenti per concentrare su di sé il consenso imponendo che il dibattito si concentrasse sugli argomenti dove lui era più forte, non di certo le questioni aperte della crisi in arrivo!

 

A seguito della sconfitta del Fronte Nazionale alle elezioni del 2007, il partito d’estrema destra perde parte delle fazioni più radicale che vi avevano trovato riparo durante il giro di vite ordinato da Chirac. In che modo si organizza la scena neofascista e neonazista francese?

 

Sarkozy diventava “l’eroe della nazione” e l’estrema destra si riorganizzava tornando a fare propaganda e intervento politico, dividendosi in aree differenti e riallacciando forti relazioni con la destra radicale italiana, tedesca, spagnola. Per esempio il più grande gruppo di estrema destra extra-parlamentare che si chiama Blocco Identitario, i più violenti e numerosi, presenti nelle più grandi città della Francia ed evoluzione di quel gruppuscolo che aveva tentato di assassinare Chirac, sono in stretto contatto con la Lega Nord che li ha lodati durante iniziative pubbliche per “la bella idea di non essere più nazionalisti, ma regionalisti e identitari!”. La Lega li aiuta spesso sia economicamente che fornendogli delle teorie che possono poi utilizzare a seconda dei contesti. Ad esempio l’uso dei media: la Lega gli ha fornito conoscenze per utilizzare al meglio gli strumenti mediatici.

Tra gli altri gruppi particolarmente pericolosi e che in quel periodo acquistano sempre più forza ci sono i nuovi neonazisti, riorganizzati dal vecchio giro di naziskin usciti da poco dal carcere, e che hanno costruito il sindacato Troisième Voie.

In ogni modo dopo la sconfitta delle elezioni del 2007 è sempre il Fronte Nazionale che tira le fila di tutto tramite un sistema diversificato di relazione a volte economico, a volte politico, altre culturale, utile anche per raggiungere diversi e nuovi settori sociali. La strategia è quella di promuovere e fondare anche associazioni che apparentemente non hanno legami diretti con il partito e sono più libere di agire senza sigle particolari. Così il Fronte Nazionale sostiene anche economicamente i camerati degli altri gruppuscoli offrendogli lavori nelle attività associative.

 

Potresti indicarci la composizione sociale delle formazioni fasciste più attive in questi ultimi anni?

 

Nel Fronte Nazionale c’è un po’ di tutto, ci sono operai, classe media e agricoltori, mentre l’alta borghesia dirige l’organizzazione Ouvre Francaise da cui vengono smistati soldi e nei cui centri di studio viene elaborata la strategia generale della destra radicale. Blocco Identitario sono per la maggior parte anziani militanti delle vecchie formazioni fasciste e studenti per lo più provenienti dalla classe media, mentre i Nazionalisti Autonomi e Gud (che hanno in Casapound il loro riferimento italiano) sono in maggioranza provenienti da ceti più popolari. Parte di questa galassia come Blocco Identitario ha sostenuto direttamente la campagna elettorale del Fronte Nazionale, mentre altri hanno preferito restare un po’ più nell’ombra con la consapevolezza che le posizioni espresse dalla Le Pen seppur non condivisibili sono utili a far montare l’estrema destra.

 

Quale è stato secondo te l’argomento che ha permesso al Fronte Nazionale di guadagnare consenso durante la campagna elettorale? E chi ha votato a destra?

 

Il Fronte Nazionale durante la campagna elettorale si è presentato come alternativa di sistema, come forza differente e alternativa al partito unico della borghesia. Tutta questa propaganda ben organizzata ha colpito molto i giovani delle grandi città e il vero punto di forza è stato che per la prima volta da anni il Fronte Nazionale non ha fatto tutta la campagna parlando solo di immigrazione ma anche di altri temi, affrontando argomenti sociali e economici. Per esempio ha proposto il salario per le casalinghe incinta al posto dello stato sociale per l’infanzia. E naturalmente ha attaccato l’Unione Europea considerata un freno e un pericolo per la grandezza della Francia che a causa di paesi come la Grecia potrebbe rischiare di perdere la posizione di prestigio internazionale. E poi ha naturalmente inciso sul nazionalismo anti-tedesco accusando Sarkozy di vendere la Francia alla Merkel. Da questo punto di vista è stata anche molto più aggressiva del padre cercando di usare gli argomenti nazionalisti per infiammare la campagna elettorale e costringere Sarkozy con le spalle al muro. E’ riuscita ad affascinare la classe media impaurita dalla crisi che per la prima volta ha votato così in massa per l’estrema destra. Non è vero quello che si legge a volte per cui il bacino elettorale del Fronte Nazionale viene dagli operai o dalla periferia! La novità che è stata determinante per un risultato così consistente alle elezioni dell’estrema destra è che la classe media si è fatta convincere dal discorso fascista ma ben calibrato per interpretare le sue paure.

 

Lo slittamento a destra del discorso politico che inizia con la scesa in campo di Sarkozy andrà avanti anche se uscirà sconfitto dal secondo turno?

 

E’ evidente che quella dinamica di slittamento a destra del discorso politico va avanti. Se una volta il baricentro dello slittamento era Sarkozy adesso il rischio e la realtà è che a continuare a muovere verso destra l’opinione pubblica francese sia proprio la Le Pen con ai piedi tutti gli altri partiti che la inseguono sulle sue proposte radicali. Giorni fa ha proposto di istituire la legge di “presunzione di autodifesa” per far dichiarare innocenti i poliziotti che lavorano e uccidono nella banlieue, proposta che è stata subito inserita nel programma elettorale di Sarkozy. Quello stupido di Sarkozy assetato come è di potere sta assumendo tutto il programma elettorale del Fronte Nazionale e non è un caso che ad ogni apparizione pubblica la Le Pen appare sorridente e raggiante: sa che da oggi può influenzare le istituzioni direttamente e determinare il dibattito politico e culturale del paese. Per questa ragione non sono d’accordo con quanti pensano che il voto a Le Pen sia principalmente un voto di protesta contro Sarkozy, perché se in minima parte lo è va detto che la Le Pen è stata capace di fare una campagna elettorale non più solo concentrata sul rifiuto e sulla critica ma anche su delle proposte forti. Il paradosso è che come dice la Le Pen è proprio Sarkozy a rincorrerla e non il contrario!

 

Quale potrebbe essere il punto debole del Fronte Nazionale e quali prospettive per l’iniziativa antifascista militante?

 

Sono convinto che se fino ad oggi tutta l’estrema destra organizzata francese è stata molto utile alla vittoria del Fronte Nazionale alla lunga invece potrebbe rappresentare il primo pericolo per la strategia egemonica della Le Pen. Se l’immagine ripulita del nuovo Fronte Nazionale dovesse compromettersi a causa di qualche evento determinato da altri gruppi, che in questi mesi sono diventati molto più forti, attivi e mobilitano molte più persone di un tempo quello sarebbe un grande problema per lei.

Abbiamo qualche esempio dal passato più recente che mi fa essere convinto di questo: quando c’è stata la lotta contro la riforma delle pensioni a Lione, una delle città dove la mobilitazione è stata altissima e ha coinvolto larghissimi strati della società al punto che il sindacato CGT ha difeso i giovani che si battevano contro la polizia non allontanandosi dalla piazza, i neofascisti hanno attaccato diverse volte i picchetti di lotta e hanno organizzato una manifestazione contro le lotte sociali con l’obiettivo di riportare l’ordine nella città insieme alla polizia.

Se dovessero ripetersi eventi come questi in cui i neofascisti attaccheranno le lotte sociali e gli scioperanti con molotov, mazze, e coltelli la Le Pen non avrà molto più da dire sulla lotta alla crisi! Questa è la vera debolezza della Le Pen: le lotte sociali mostreranno il suo vero volto, come potrà dichiararsi contro la crisi e poi mandare le squadre fasciste ad aggredire operai e studenti in sciopero? I prossimi anni saranno anni di lotta dura, con la crisi che andrà avanti ma già nella società francese molte cose stanno mutando in fratta: i sindacati e i collettivi anti-capitalisti e anarchici non riuscivano da tempo a costruire giornate di lotta così partecipate come negli ultimi mesi! Non c’è più il qualunquismo di prima nella società, ma ognuno ha la sua idea e la vuole esprimere e quando si esprimono le lotte, le nostre lotte, la Le Pen apparirà per quello che è: una nemica delle lotte sociali contro la crisi e a favore degli interessi dell’alta borghesia. Questa è la sua debolezza e questa è la nostra forza per il futuro!

 

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