InfoAut
Immagine di copertina per il post

“I popoli sostengono la causa palestinese. Potenti e governi voltano le spalle”. Corrispondenza dalla Cisgiordania occupata

Il ministro israeliano della Difesa Katz ha dichiarato oggi, mercoledì 16 aprile 2025, che “Israele non ha alcuna intenzione di permettere l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza”.

Il blocco totale degli aiuti da parte delle autorità israeliane dura da un mese e mezzo, mentre si avvicina il primo mese da quando, il 18 marzo scorso, è ripreso il genocidio su larga scala con la rottura unilaterale della tregua da parte di Tel Aviv. Solo oggi i raid israeliani sulla Striscia hanno ucciso più di trenta palestinesi e ne hanno feriti un centinaio da sud, tra Rafah e Khan Younis, fino a nord, attorno a Beit Lahia, dove oggi ci sono state oggi nuove proteste contro il genocidio, l’occupazione e anche contro Hamas. Da parte sua, il movimento islamico palestinese oggi ha fatto sapere di aver perso i contatti con il gruppo a guardia del soldato israelo-Usa Edan Alexander dopo che l’Idf ha lanciato un “bombardamento diretto” sull’area in cui il prigioniero è detenuto. Tra le vittime di oggi la reporter Fatima Hassounehammazzata nella sua abitazione a Gaza city insieme a 10 membri della famiglia.

Le violenze sono quotidiane anche nella Cisgiordania occupata. Oggi ci sono state due vittime a sud di Jenin, un 19enne e un 23enne, durante le proteste contro l’abbattimento di diverse abitazioni. I video girati dai residenti mostrano le ruspe e i soldati israeliani mutilare i corpi dei due giovani uccisi. Un centinaio i palestinesi uccisi dalle truppe di occupazione – insieme ai coloni – in West Bank dall’inizio del 2025. 40mila persone risultano invece sfollate, in particolare tra Jenin, Tulkarem e Nur Shams, mentre raid e violenze di esercito e coloni si susseguono in tutta la Cisgiordania.

Radio Onda d’Urto si è collegata, per la seconda volta, con attiviste e attivisti italiani della campagna West Climbing Bank che si trovano in Cisgiordania. Oggi, si sono spostati nell’area urbana di Betlemme, tra i campi profughi di Dheisheh e Aida:

“Rispetto a due anni fa, le colonie nell’area urbana di Betlemme si sono espanse in maniera inquietante e spaventosa“, commenta Norberto di West Climbing Bank nella corrispondenza realizzata al termine della giornata. “Un villaggio palestinese vicino a dove ci troviamo era conosciuto per la purezza delle sue acque – racconta Norberto – ma da quando è stata costruita una colonia illegale a pochi chilometri non dispone più di acqua. Ora dipende dalle forniture dello stato israeliano o dalle cisterne sui tetti delle case”.

“I palestinesi con cui abbiamo avuto modo di parlare – prosegue Norberto nel racconto – sono convinti della loro resistenza, ma allo stesso tempo sono consapevoli di essere abbandonati a loro stessi da parte dei potenti e dei governi del mondo”.

“Le persone ci raccontano però di una grande solidarietà internazionale e di delegazioni che giungono da tutto il mondo. A quanto pare, quindi, i popoli sostengono la causa palestinese mentre chi detiene il potere abbandona i palestinesi a loro stessi“, conclude Norberto nella sua seconda corrispondenza ai nostri microfoni dalla Cisgiordania occupata.

La corrispondenza dalla Cisgiordania occupata di Norberto, attivista di West Climbing Bank, ai microfoni di Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica.

[Foto: West Climbing Bank]

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

ASSEDIO DI GAZAcisgiordaniaisraelepalestinastop genocidio

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Non ci sarebbe mai stata una fase due, il cessate il fuoco era la strategia

Il cessate il fuoco, come i negoziati, sono diventati un altro campo di battaglia in cui Tel Aviv temporeggia e Washington ne scrive l’esito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cile: le grandi possibilità del nazi Kast di essere presidente

Il primo turno delle elezioni presidenziali in Cile di ieri sono terminate in modo triste e prevedibile.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: corteo “Show Israel Red Card” contro la partita della vergogna tra Virtus e Maccabi Tel Aviv

Ieri, venerdì 21 novembre, corteo a Bologna contro la partita della vergogna, quella di basket tra Virtus e Maccabi Tel Aviv prevista alle 20.30 al PalaDozza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ecuador: il trionfo di un popolo che non rinuncia alla sua sovranità

Nel referendum del 16 novembre il popolo ecuadoriano ha detto NO

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il Giappone ai tempi del neogoverno nazionalista della Premier Sanae Takaichi

A livello internazionale, una delle prime mosse della Takaichi è stata aprire un profondo scontro diplomatico con Pechino

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Medici per i diritti umani denuncia uccisioni prigionieri di Gaza nelle carceri israeliane

Il nuovo rapporto diffuso da Medici per i diritti umani-Israele (Phri) apre uno squarcio ulteriore su un sistema detentivo che negli ultimi due anni ha raggiunto un livello di letalità senza precedenti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

«La cosa più importante è salvare il maggior numero possibile di vite umane e infrastrutture in Ucraina»

Maidan illustra quindi i principali dilemmi dei movimenti e delle mobilitazioni globali: la classe operaia ha una capacità molto limitata di organizzarsi, di articolare gli interessi di classe e di fornire almeno una leadership nazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia, a Gabes respirare è diventato un atto di resistenza

Abbiamo tradotto questo articolo di inkyfada.media che racconta la vicenda di Gabes, un paese in Tunisia dove da mesi continuano proteste significative a causa di un polo chimico che mette a rischio la salute della popolazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torino: Assemblea Popolare del coordinamento cittadino Torino per Gaza

Pubblichiamo il comunicato di invito all’assemblea popolare di Torino per Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: “Show Israel the Red Card”. Il 21 novembre la manifestazione contro la partita di basket Virtus-Maccabi Tel Aviv

Venerdì 21 novembre a Bologna è prevista la partita di basket di Eurolega tra Virtus e Maccabi Tel Aviv, la cui curva è nota per le sue idee suprematiste e razziste.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

E’ ancora il momento di bloccare tutto!

Il 28 novembre sarà sciopero generale, coordiniamoci in tutte le città, in tutte le provincie, in tutti i paesi per bloccare ancora una volta in maniera effettiva tutto il territorio nazionale.

Immagine di copertina per il post
Formazione

HUB DI PACE: il piano coloniale delle università pisane a Gaza

I tre atenei di Pisa – l’Università, la Scuola Normale Superiore e la Scuola superiore Sant’Anna – riuniti con l’arcivescovo nell’aula Magna storica della Sapienza, come un cerbero a quattro teste.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Fogli di via da Ronchi: la rappresaglia per il corteo del 13 settembre scorso

In una fase in cui il movimento per la Palestina ha attenuato la sua mobilitazione e pressione, la macchina burocratico-repressiva continua a funzionare a pieno ritmo.

Immagine di copertina per il post
Culture

“No Comment”: i Kneecap tornano a colpire con Banksy

Dalla Belfast ribelle al cuore dell’establishment londinese, i Kneecap tornano a colpire.