
Gaza Inc: dove il Genocidio è testato in battaglia e pronto per il mercato
Gaza è diventata la vetrina di Tel Aviv per lo Sterminio privatizzato, dove aziende tecnologiche, mercenari e fornitori di aiuti umanitari collaborano in un modello scalabile di Genocidio Industriale venduto agli alleati in tutto il mondo.
Fonte: English version
Di Aymun Moosavi – 12 settembre 2025
Lo Stato di Occupazione Israeliano ha trasformato la sua guerra contro i palestinesi in un’Industria di Uccisioni privatizzata. Gaza è il luogo in cui aziende tecnologiche, mercenari e giganti della consulenza orchestrano sorveglianza, sfollamenti e Uccisioni di Massa a scopo di lucro. Oltre a essere una Guerra Coloniale, è anche un prototipo per l’esportazione globale di Sterminio su scala industriale, riconfezionato come innovazione in materia di sicurezza. Basato sui dati e incentrato sul profitto, questo modello, testato oggi sui palestinesi, sarà implementato altrove domani. Un numero crescente di aziende private opera ora come la mano invisibile del Genocidio. I loro servizi spaziano dall’identificazione di obiettivi per attacchi aerei all’ingegneria della Carestia e alla facilitazione degli sfollamenti di massa.
Gaza è il luogo dove il genocidio incontra il capitalismo
Dall’inizio degli anni 2000, le compagnie militari private si sono profondamente insinuate nell’economia bellica. Aziende come Blackwater (ora Academi) e Dyncorp International hanno segnato un cambiamento fondamentale, assumendo ruoli tradizionalmente ricoperti dalle forze armate nazionali.
Inizialmente concentrate sulla sicurezza e sulla logistica in Iraq e Afghanistan, queste aziende hanno ampliato le loro operazioni, fornendo supporto operativo e agendo come attori chiave nelle zone di guerra di tutto il mondo, comprese alcune parti dell’Africa, dello Yemen e di Haiti. L’ironia è evidente: gli Emirati Arabi Uniti sono diventati un nuovo polo per queste compagnie militari private, che trovano rifugio nello Stato del Golfo, dove i mercenari ricevono privilegi speciali dalle autorità locali.
Le aziende private si sono evolute da appaltatori distanti ad agenti di guerra attivi, operando impunemente. Questo ha gettato le basi per il modello attuale, in cui il personale non militare influenza i risultati politici senza limiti o regolamentazioni. Un ulteriore livello di supporto proviene dalle organizzazioni non profit private. Un recente rapporto rivela come organizzazioni statunitensi come gli Amici Americani della Giudea e della Samaria e gli Amici di Israele sfruttino il loro status di esenzione fiscale 501(c)(3) per convogliare donazioni direttamente alle operazioni militari e agli insediamenti israeliani. Questi gruppi forniscono attrezzature come droni termici, caschi, giubbotti antiproiettile e corredi di pronto soccorso a unità come la 646a Brigata Paracadutisti, anche all’interno di Gaza. Oltre alla logistica, sostengono Progetti di Insediamento, fanno pressioni per l’annessione della Cisgiordania Occupata, gestiscono campagne educative per promuovere la sovranità israeliana e supportano gli sforzi militari in Libano contro Hezbollah.
L’emergere dell’Intelligenza Artificiale ha ampliato la gamma di attori di guerra accettabili, aprendo nuove e redditizie opportunità nella sorveglianza e nella raccolta di informazioni. Israele ha abbracciato questo modello, ma lo ha applicato con agghiacciante precisione. La sua Unità d’élite 8200, il cervello digitale dello Stato di Occupazione, ha fuso la sorveglianza militare con la tecnologia aziendale per creare il primo Genocidio al mondo assistito dall’Intelligenza Artificiale. Strumenti come Lavanda e Vangelo ora analizzano le comunicazioni palestinesi, utilizzando il riconoscimento dialettale e i metadati per generare automaticamente Liste di Uccisioni.
Questi strumenti, focalizzati principalmente sui dialetti arabi, sono stati progettati per monitorare i palestinesi e altre popolazioni di lingua araba. Aziende come Palantir, Google, Meta e Microsoft Azure avrebbero facilitato questi progetti, contribuendo allo sviluppo di Lavanda e di altri sistemi di sorveglianza. Gli Stati del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita, investono in aziende tecnologiche di sorveglianza globale che alimentano la Macchina del Genocidio.
Con i sistemi di Intelligenza Artificiale che decidono chi vive e chi muore, il confine tra comando militare e algoritmo aziendale è praticamente svanito. L’infrastruttura stessa dell’Occupazione israeliana, dalla sorveglianza all’assassinio, è stata esternalizzata, semplificata e venduta.
Dalle armi testate in battaglia all’Apartheid algoritmico
L’economia israeliana si basa sul capitalismo militarizzato. I suoi 14,8 miliardi di dollari (12,6 miliardi di euro) di vendite di armi solo quest’anno sono sostenuti da una strategia commerciale tanto cinica quanto efficace: “Testati in Battaglia” sui palestinesi. Un esempio lampante è l’armamento di Smartshooter, un’azienda israeliana, fornito dall’esercito britannico da giugno 2023 in un accordo da 4,6 milioni di sterline (5,3 milioni di euro). La tecnologia di Smartshooter è stata utilizzata dall’unità d’élite Maglan e dalla Brigata Golani dell’Esercito di Occupazione durante l’assalto a Gaza.
Il giornalista Antony Loewenstein, citato da Declassified UK, ha dichiarato:
“Smartshooter è solo una delle tante aziende israeliane che testano le proprie attrezzature sui palestinesi occupati. È un’attività altamente redditizia e il Massacro a Gaza non ne rallenta il commercio. Anzi, sta aumentando a causa dell’attrazione di molte nazioni verso il modello israeliano di sottomissione e controllo”.
Oggi, il settore delle armi e quello della tecnologia israeliani sono indistinguibili. Programmi di sorveglianza, Liste di Uccisioni basate sull’Intelligenza Artificiale e sistemi di puntamento automatizzati sono confezionati insieme a fucili e droni. La guerra è diventata un laboratorio per l’innovazione tecnologica, trasformando Gaza in un laboratorio dove si perfeziona il Genocidio privatizzato. Questa fusione ha permesso a Tel Aviv di industrializzare la sua Occupazione, creando un sistema modulare di sottomissione esportabile a livello globale. Quella che è iniziata come la militarizzazione della tecnologia si è trasformata in qualcosa di molto più pericoloso: la tecnologizzazione del Genocidio.
Modello israeliano di genocidio
Il Modello Israeliano di Genocidio ha acquirenti internazionali. Un recente titolo di Haaretz, “Perché il futuro della difesa israeliana risiede in India”, ha evidenziato i reciproci vantaggi del partenariato di difesa tra Israele e India. Per Tel Aviv, riduce la dipendenza dall’Occidente, mentre l’India acquisisce una certa influenza strategica nell’Asia Occidentale. Tra il 2001 e il 2021, l’India ha importato tecnologia di difesa israeliana per un valore di 4,2 miliardi di dollari (3,6 miliardi di euro), inclusi droni avanzati e componenti militari.
Più di recente, l’Europa è diventata il principale acquirente di armi di Israele, arrivando a rappresentare fino al 54% delle esportazioni totali nel 2024. Sulla scia della Brexit e dell’imprevedibilità dell’amministrazione del Presidente statunitense Donald Trump, la Gran Bretagna, in particolare, ha rafforzato il coordinamento della difesa con Israele nel tentativo di riposizionarsi come attore chiave e rilevante in un ordine multipolare. Secondo alcune fonti, Londra starebbe preparando un accordo da 2,7 miliardi di dollari (2,3 miliardi di euro) con Elbit Systems, il più grande produttore di armi israeliano, per addestrare 60.000 soldati britannici all’anno.
Questo rapporto si è approfondito all’inizio di quest’anno, quando è emerso che un’accademia militare britannica stava addestrando soldati dell’Esercito di Occupazione, molti dei quali sono stati implicati in Crimini di Guerra durante i conflitti di Gaza e del Libano. La stessa Elbit fornisce l’85% dei droni dell’Esercito di Occupazione ed è stata ripetutamente presa di mira dalla Palestine Action, un’organizzazione non governativa, per il suo ruolo diretto nei Crimini di Guerra. Londra non solo ha protetto l’azienda, ma ha anche intensificato le operazioni congiunte.
La Gran Bretagna produce anche il 15% di tutti i componenti dei caccia F-35. Questi aerei sono stati utilizzati senza sosta nel Genocidio di Gaza, eppure la loro produzione continua, confermata dai tribunali britannici nonostante le proteste. Lungi dall’essere neutrale, la Gran Bretagna è parte integrante dell’Infrastruttura Genocida di Tel Aviv. L’industria delle armi è ormai diventata un affare globale, che intreccia difesa, tecnologia e oppressione sistemica. Il Modello Israeliano di Genocidio, che trae profitto direttamente da questa intersezione, si è diffuso oltre i suoi confini, con alleati internazionali complici del suo successo.
Aiuti militari, riprogettazione di Gaza
Gli appaltatori privati sono ormai integrati in ogni livello della Macchina Bellica israeliana, inclusa la sua cinica manipolazione degli aiuti umanitari. La Fondazione Umanitaria per Gaza, presumibilmente istituita per facilitare gli aiuti, è stata smascherata per collusione con le Forze di Occupazione, archiviazione di informazioni e dispiegamento di società di sicurezza private con zero credenziali umanitarie. Il ruolo delle aziende private si estende ben oltre la sorveglianza a distanza, infiltrandosi nei meccanismi degli aiuti umanitari. La Fondazione Umanitaria per Gaza è stata ripetutamente criticata per aver violato i principi fondamentali della distribuzione degli aiuti, come l’imparzialità e l’indipendenza. È stata colta a sparare sulla folla, a raccogliere informazioni e a collaborare con le autorità israeliane, esternalizzando al contempo società di sicurezza private come Safe Reach Solutions e UG Solutions, due società di sicurezza private guidate da personale privo di competenze umanitarie. Recentemente, è stato scoperto che UG Solutions aveva reclutato membri di una famigerata banda di motociclisti anti-islamici dagli Stati Uniti. In totale, 2.465 palestinesi sono stati uccisi e oltre 17.948 feriti mentre attendevano gli aiuti umanitari a Gaza, secondo il Ministero della Sanità di Gaza.
Il problema chiave risiede nel fatto che le aziende private non sono vincolate dagli stessi parametri etici delle organizzazioni umanitarie tradizionali. Questa mancanza di regolamentazione consente loro di funzionare come estensioni dell’Occupazione, promuovendo gli obiettivi di Israele sotto la maschera di aiuti con scarsa o nessuna responsabilità. Gli aiuti privatizzati non sono quindi un dettaglio secondario, ma una componente centrale del Modello di Genocidio Israeliano, che trasforma gli aiuti umanitari in un ulteriore Strumento di Occupazione.
Terra bruciata
Il piano “Riviera di Gaza” del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la visione di espulsione di massa del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si basano entrambi su una completa rivisitazione di Gaza. Il piano postbellico di Trump richiede una popolazione disposta a trasformarsi in sudditi di un polo economico, mentre Netanyahu immagina una terra ripulita dai palestinesi, su cui poter costruire nuovi insediamenti illegali. A differenza del modello imperiale, il Modello del Genocidio Israeliano richiede la purificazione di una popolazione, poiché è più facile, e più efficiente, eliminarla che renderla servile. Questo rende la privatizzazione di una Gaza postbellica non solo un’opzione, ma una necessità.
Secondo il Financial Times, il Gruppo di Consulenza di Boston, la società di consulenza statunitense in parte responsabile della creazione della Fondazione Umanitaria per Gaza, sarebbe stato incaricato di stimare il costo del trasferimento di Gaza nell’ambito di un più ampio piano di ricostruzione postbellica. I rapporti evidenziano anche una maggiore dipendenza dai mercenari statunitensi per gestire il contesto postbellico e controllare il traffico di armi, dimostrando come sia il modello imperiale che il Modello Genocida Israeliano dipendano l’uno dall’altro per sostenersi.
Gli aiuti umanitari sono stati determinanti nella realizzazione di questa visione. I quattro siti di “distribuzione degli aiuti”, descritti dai funzionari delle Nazioni Unite come “trappole mortali”, sono diventati zone militarizzate, costringendo i palestinesi a rifugiarsi in enclave ancora più piccole nel Sud di Gaza, contribuendo direttamente all’obiettivo di sfollamento di Israele. Questo non è il futuro della guerra. È il presente. E viene costruito, testato e venduto a Gaza.
Aymun Moosavi è un’analista politica con un dottorato in Studi sui Conflitti Internazionali conseguito al King’s College di Londra. Il suo lavoro si concentra sulla Resistenza e la Liberazione nella Regione dell’Asia Occidentale.
Traduzione a cura di: Beniamino Rocchetto, da Invictapalestina.org
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