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ELEZIONI IN MESSICO E PERU’: L’ANALISI DI ANDREA RIVAS

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Fine settimana di elezioni in Perù e Messico. Nel paese centroamericano AMLO non ottiene come sperato la maggioranza dei due terzi alla Camera per poter mettere mano alla costituzione ed attivare alcune riforme di carattere economico che aveva annunciato, perdendo consensi soprattutto nella capitale Città del Messico.

Secondo gli exit poll, il partito governativo progressista e populista, Morena, del presidente Lopez Obrador, in alleanza con il Partido Verde e il Partido del Trabajo, manterrà comunque la maggioranza semplice alla Camera: la forbice è tra 265 e 292 seggi, contro i 181-213 seggi della coalizione oppositrice, che unisce tutto l’arco parlamentare storico messicano: la destra Pan, il centrosinistra Prd e il centrista Pri. Un voto che gronda sangue, visto che in Chiapas 5 dipendenti dell’Istituto nazionale elettorale che stavano trasportando materiale per i seggi del comune di Pueblo Nuevo sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco.

Ancora testa e testa nel ballottaggio delle elezioni presidenziali in Perù. Con lo scrutinio giunto ormai al 96%, il candidato della sinistra Pedro Castillo ha aumentato il suo vantaggio sulla candidata di destra Keiko Fujimori. Alle 4 del mattino italiane, circa le 21 in Perù, Castillo aveva un vantaggio su Fujimori di 95.508 voti, secondo l’Ufficio nazionale dei processi elettorali (Onpe). I voti delle campagne e delle zone remote della foresta amazzonica, favorevoli al nativo peruviano Castillo, gli hanno permesso di superare la figlia dell’ex presidente Alberto Fujimori, che ha denunciato “irregolarità” e “segnali di truffa”. La Fujimori denuncia brogli, ma secondo l’Organizzazione degli stati americani “il conteggio delle schede è avvenuto secondo le procedure ufficiali”.

Il commento del giornalista, analista di questioni latinoamericane, Andrea Rivas.Ascolta o scarica

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Da Radio Onda d’Urto

 

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