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Diyarbakir, assassinato Tahir Elci, avvocato al fianco del popolo curdo

 

Proprio mentre le tensioni tra Russia e Turchia si innalzano ulteriormente, dopo l’abbattimento del jet russo e le parole di Putin che ha ribadito come la Turchia sostenga attivamente l’Isis acquistandone il greggio, Erdogan sembra voler proseguire e intensificare la sua azione contro la popolazione curda sfruttando il momento di innalzamento delle tensioni internazionali per regolare anche i conti all’interno del paese.

 

Tahir Elci è caduto durante un comizio a Diyarbakir, città nella quale è stato dichiarato il coprifuoco. A guida dell’associazione degli avvocati locali (sud-est della Turchia) era stato rilasciato dal carcere appena un mese fa, dopo aver subito un arresto per dichiarato in diretta televisiva di non ritenere il PKK un’organizzazione terroristica, ma un’organizzazione politica armata con grande seguito popolare.

 

Nell’occasione gli erano stati comminati sette anni e mezzo di carcere, ma questi evidentemente non bastavano come pena agli occhi di chi ha voluto togliergli la vita. Nel suo ultimo discorso prima di essere assassinato, Elci sottolineava le violenze dell’esercito turco a Diyarbakir, portate soprattutto nei confronti dei civili in un vero e proprio scenario di guerra creato dall’esercito turco nei confronti della resistenza curda.

 

L’Hdp di Demirtas ha immediatamente parlato di “omicidio politico”, mentre immediatamente a Istanbul veniva convocato un presidio per rispondere all’assassinio. Presidio che è stato caricato dalla polizia ancora una volta decisa a criminalizzare e a non lasciare alcuno spazio di agibilità politica a chi sostiene la causa curda; la polizia ha anche aperto il fuoco sui manifestanti che nel quartiere Sur di Diyarbakir si erano radunati in migliaia davanti all’ospedale dove è stata portata la salma per l’autopsia.

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