La settimana scorsa, l'Alta Corte spagnola ha ordinato a Pablo Hasel di entrare volontariamente in prigione per scontare due condanne per un totale di due anni, nove mesi e un giorno.
"Mi hanno dato dieci giorni per entrare in carcere”. Lo ha scritto sui propri canali social il rapper comunista catalano Pablo Hasel.
L’Audiencia Nacional spagnola ha dato dieci giorni di tempo al 32enne rapper militante per entrare in carcere, a seguito di una condanna per “apologia di terrorismo” e “vilipendio della Monarchia e delle istituzioni dello Stato.” Un vero e proprio reato di opinione, dal momento che in realtà si parla dei testi delle sue canzoni e delle sue prese di posizione pubbliche contro il Re e lo Stato spagnolo.
Hasel è tra le decine e decine di persone che, nell’ultimo decennio, sono state perseguitate da norme sempre più repressive del codice penale spagnolo, come l’articolo 578, che prevede che le persone considerate responsabili di “apologia del terrorismo” o che avrebbero “umiliato le vittime del terrorismo o i loro parenti” siano passibili di sanzioni pecuniarie, divieto di assunzione e persino di reclusione. Ne hanno fatto le spese, oltre ai cantanti, anche studenti, attivisti, giornalisti e persino burattinai che si sono espressi pubblicamente contro lo Stato spagnolo e le sue autorità. A sostegno del rapper comunista, più di mille persone si sono riunite a Barcellona sabato sera, i manifestanti si sono diretti alla delegazione del governo spagnolo in Catalogna scandendo slogan come "Libertà per Pablo Hasel" o "la nostra migliore arma è la solidarietà". Si sono verificati scontri con i Mossos (polizia catalana).
In solidarietà con Pablo Hasel, decine le manifestazioni antifasciste sono previste in tutta la Spagna.
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