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La Casta delle nomine

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A “scandali”, abusi e corruzione che coinvolgono pezzi più o meno centrali della magistratura italiana, siamo ormai abituati. E ogni volta che deflagrano inchieste interne, spesso a orologeria per guerre intestine alla magistratura o fra poteri dello Stato, non fanno che riconfermare un ritratto del potere giudiziario italiano come intimamente corrotto e arbitrario.

Però le inchieste degli ultimi mesi, con i loro colpi di scena, stanno superando l’ordinarietà di queste dinamiche, arrivando a coinvolgere e le massime cariche della magistratura e e turbando anche gli stomaci più forti.
L’inchiesta sulle nomine del CSM, con al centro Palamara, arrivano a coinvolgere in maniera pesante nel sistema di mercimonio delle cariche da procuratore di Roma e di altre grandi città, il procuratore generale della cassazione Fuzio, che intercettato, viene pizzicato ad avvertire l’ex presidente del Csm riguardo l’indagine della Procura di Perugia. Al di là della cronaca giudiziaria ,che in questi giorni vari giornali e inchieste giornalistiche stanno raccontando, quello che in pochi dicono, se non appellandosi a far fuori le mele marce e ristabilire l’immagine istituzionale della magistratura, è come esca chiaramente fuori l’immagine di una casta,quelli di giudici e pm,che si sente tale e che ad essere marcio forse è proprio tutto il cesto.

Ad essere coinvolta è un buona parte della propaggine del giglio magico Renziano dentro la magistratura e le procure, da Lotti a Ermini, a finire nel mezzo è l’ormai defunto Pd di Renzie e il suo sistema di potere. A venire alla luce è il collegamento tra varie inchieste di corruzione, il caso Consip, i genitori dell’ex premier e i tentativi di depistaggio delle inchieste di corruzione su Eni e Descalzi,che incastonandosi nell’inchiesta sulle nomine arrivano a tirare in ballo anche il Presidente Mattarella.
Quello che emerge in maniera chiara è il tentativo portato avanti da un parte della magistratura di saldare i conti con il sistema renziano oramai giudicato “irrecuperabile” con un monito per tutti: senza padrini e coperture si fa poca strada. Avventurandosi nel campo delle ipotesi e guardando al peso delle personalità e degli apparati coinvolti, viene da chiedersi se nello stato profondo, dall’inizio del governo giallo verde, si inizino ad avere dei cambi di orientamento.

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